Pensioni, dall’Inps la triste notizia. Addio agli aumenti nel 2025

Simone Micocci

7 Febbraio 2025 - 09:36

Pensioni, nessun ulteriore aumento per effetto della rivalutazione. Il tasso definitivo di inflazione accertato per il 2024 è lo stesso di quello provvisorio accertato dall’Inps.

Pensioni, dall’Inps la triste notizia. Addio agli aumenti nel 2025

Come noto, a gennaio 2025 le pensioni sono aumentate per effetto della rivalutazione, ossia quell’operazione che adegua annualmente gli importi al costo della vita. Nel dettaglio, si prende la variazione dell’indice del costo della vita, ossia dell’indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati, rilevato negli ultimi 12 mesi e si applica sull’importo dei trattamenti previdenziali e assistenziali. In particolare, da quest’anno è stato nuovamente utilizzato il meccanismo descritto dalla legge n. 448 del 1998, dove la rivalutazione è pari al 100% del tasso accertato per l’importo di pensione che non supera di 4 volte il valore del trattamento minimo, mentre sopra le 4 ma entro le 5 volte è pari al 90%. Per la parte che supera anche questa soglia, invece, la percentuale applicata è del 75%.

A tal proposito, vale la pena ricordare che la rivalutazione avviene in due differenti tranche. A inizio gennaio dell’anno successivo a quello di riferimento, infatti, viene applicato il tasso provvisorio accertato dall’Istat. Quello definitivo, invece, arriva successivamente: per questo motivo, laddove dovesse rivelarsi maggiore ci sarà un conguaglio nel gennaio successivo, quando ai pensionati vengono pagati gli arretrati non riconosciuti.

Ricapitolando, a gennaio 2025 gli importi delle pensioni sono stati adeguati sulla base del tasso di rivalutazione provvisorio accertato per il 2024, attendendo poi la pubblicazione della percentuale definitiva per valutare se procedere o meno con un conguaglio a gennaio 2026.

Ebbene, va detto che per quest’anno gli aumenti sono finiti. Come spiegato dall’Inps con la circolare n. 33 del 2025, con la quale sono stati svelati i nuovi importi dell’Assegno unico universale (Auu), il tasso definitivo di rivalutazione non è diverso da quello provvisorio utilizzato per l’adeguamento dei trattamenti previdenziali e assistenziali.

Questo significa che, almeno per quest’anno, non sono previsti altri aumenti per effetto della rivalutazione.

Rivalutazione delle pensioni, 0,8% confermato

L’Istat ha confermato che l’indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati accertato per il 2024 non è differente da quello provvisorio accertato alla fine dell’anno scorso e utilizzato per adeguare gli importi di trattamenti previdenziali e assistenziali al costo della vita.

Nel dettaglio, la percentuale è sempre dello 0,8%, molto più bassa rispetto a quella che era stata accertata per il 2022 (8,1%) e per il 2023 (5,4%), periodi caratterizzati da un’elevata inflazione.

Pertanto, gli aumenti applicati sulle pensioni a gennaio 2025 sono da considerare come definitivi: almeno per quest’anno non ce ne saranno altri in quanto non è necessario alcun conguaglio.

A gennaio 2026 nuova rivalutazione

A gennaio 2026, quindi, non ci sarà il conguaglio della rivalutazione 2024. Così come tra l’altro è successo quest’anno visto che il tasso di rivalutazione provvisorio utilizzato per aumentare le pensioni a gennaio 2024 - pari al 5,4% - si è rivelato essere anche quello definitivo.

Ciò però non significa che non ci saranno altri aumenti delle pensioni: a gennaio 2026, infatti, è comunque in programma una nuova rivalutazione dove si terrà conto del tasso di inflazione, calcolato sull’indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati, accertato per l’anno corrente.

Secondo le stime la percentuale che verrà utilizzata per il prossimo anno sarà maggiore: dopo la frenata causata dai duri interventi di politica monetaria della Bce, infatti, ecco che il tasso di inflazione è già tornato a salire puntando alla soglia ideale del 2% l’anno. A gennaio 2024, secondo le stime preliminari, è stato dell’1,5%, ragion per cui tutto lascia pensare che laddove si dovesse continuare su questo trend l’aumento della pensione potrebbe essere di circa il doppio rispetto a quello di quest’anno.

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