Pensioni, il bluff del governo Meloni. Ecco come sarà davvero la riforma

Simone Micocci

16 Aprile 2025 - 09:40

Pensioni, come sarà la riforma dell’1 maggio? Non ci sarà il blocco dell’età pensionabile per tutti i lavoratori.

Pensioni, il bluff del governo Meloni. Ecco come sarà davvero la riforma

Nei giorni scorsi abbiamo anticipato di una riforma delle pensioni che il governo Meloni vorrebbe approvare già con il decreto che arriverà in Consiglio dei ministri il 1° maggio con l’intento di bloccare l’adeguamento con le speranze di vita che a partire dal 2027 porterà a un incremento di 3 mesi dell’età pensionabile.

A disposizione del governo ci sono 200 milioni di euro, soldi che secondo quanto spiegato da Elsa Fornero - autrice della riforma che ha fissato a ogni biennio l’adeguamento dei requisiti per andare in pensione con l’andamento delle speranze di vita - non basteranno a bloccare l’incremento. “Servirebbero 4 miliardi di euro”, ha spiegato ed effettivamente non sembra avere torto.

Differentemente da quanto anticipato da alcune fonti governativa - uno su tutti Claudio Durigon, sottosegretario al Lavoro - il blocco dell’incremento dell’età pensionabile non sarà per tutti, almeno per il momento.

Con il cosiddetto decreto 1° maggio, infatti, il governo si concentrerà sul tema degli esodati, 44 mila lavoratori che rischiano di essere particolarmente penalizzati dall’aumento dei requisiti per andare in pensione in quanto hanno già programmato, in accordo con l’azienda, l’uscita dal mercato del lavoro attraverso gli strumenti di scivolo previsti dalla normativa. L’incremento, inatteso, li metterà nella spiacevole condizione di restare per 3 mesi senza né stipendio né pensione, una situazione che deve essere assolutamente evitata.

Ecco quindi che il governo agirà subito, rimandando a un secondo momento la decisione su un blocco generalizzato dell’incremento dell’età pensionabile, per il quale però serviranno molti più soldi.

Chi riguarda la prossima riforma delle pensioni

Come anticipato, non ci sarà quindi un congelamento generalizzato dei requisiti per andare in pensione, almeno per adesso. Con il prossimo provvedimento - con il quale verranno introdotte anche soluzioni volte al potenziamento della contrattazione collettiva - il governo si concentrerà solamente su quei lavoratori che nei mesi scorsi hanno concordato con l’azienda un percorso di accompagnamento alla pensione. Si pensi ad esempio a chi ha fatto ricorso all’isopensione o al contratto di espansione, due misure che permettono a lavoratore e azienda di accordarsi per un’uscita anticipata dal mercato del lavoro.

Con il supporto dell’azienda, infatti, il dipendente cessa l’impiego percependo nel contempo un’indennità sostitutiva dello stipendio, fino al compimento dei 67 anni richiesti per l’accesso alla pensione di vecchiaia. Ma cosa succede se nel frattempo non basteranno più 67 anni perché come precisato dall’Istat ci sarà un incremento di 3 mesi dell’età pensionabile? Semplicemente questi staranno per un trimestre senza prendere alcunché, visto che la pensione arriva in ritardo e l’indennità percepita fino a quel momento si interrompe con il compimento dei 67 anni.

Eccoli i nuovi esodati, circa 44 mila persone secondo l’allarme lanciato dai sindacati. A loro va subito l’attenzione del governo che in tutta fretta sta per approvare un provvedimento dove c’è scritto che coloro che hanno aderito a uno degli strumenti di scivolo continuano a maturare il diritto alla pensione di vecchiaia all’età di 67 anni, senza i 3 mesi di incremento quindi.

E per tutti gli altri?

Viene rimandata, invece, la decisione per quanto riguarda l’estensione del congelamento dei requisiti per la pensione a tutti i lavoratori, anche perché di fatto non c’è ragione per intervenire subito (e non ci sono neppure i soldi).

Una tale decisione potrà essere presa con la prossima legge di Bilancio, ma anche con quella successiva visto che l’incremento è in programma solo nel 2027. Il blocco però costerebbe molto più rispetto ai 200 milioni stanziati per la salvaguardia degli esodati, ecco perché per il momento non ci sono certezze riguardo alla buona riuscita dell’operazione.

Il rischio che nel 2027 si andrà in pensione più tardi rispetto a oggi - qui i nuovi requisiti - quindi permane, ma va detto che in Parlamento sembra esserci sinergia sulla necessità di evitare un tale scenario. Non è solo la maggioranza, infatti, a volere il blocco dei requisiti: anche il Partito Democratico sta spingendo in questa direzione, tanto da depositare una proposta di legge volta a “congelare definitivamente l’adeguamento automatico dell’età pensionabile in base all’aspettativa di vita”, considerando i 67 anni della pensione di vecchiaia come “un limite invalicabile”.

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