Pensioni, cambia la manovra: nel 2023 nessuna novità e proroga senza modifiche, ecco per chi

Giacomo Andreoli

26 Novembre 2022 - 11:11

Il governo Meloni sta pensando di ritoccare quanto ha scritto nella manovra su Opzione donna, dopo le polemiche montate per il legame tra uscita anticipata dal lavoro e numero di figli a carico.

Pensioni, cambia la manovra: nel 2023 nessuna novità e proroga senza modifiche, ecco per chi

Alla fine sulle pensioni il governo Meloni potrebbe fare marcia indietro. Almeno per quanto riguarda Opzione donna, cioè la possibilità di uscita anticipata dal lavoro per le donne prima rispetto agli uomini. L’esecutivo guidato dalla leader di Fratelli d’Italia aveva infatti pensato a un meccanismo legato al numero di figli a carico, ma la proposta ha scatenato diverse polemiche. Alcuni l’hanno definita patriarcale, altri apertamente sessista.

In particolare non è stata messa tanto in discussione la correlazione tra numeri di figli e anni in cui si va in pensione prima, ma il fatto che senza bambine o bambini l’Opzione potrebbe sostanzialmente peggiorare. Per questo tra i tecnici del ministero del Lavoro e dell’Economia da una parte e le forze politiche di maggioranza dall’altro, in queste ore è in corso una valutazione per decidere se tornare alla vecchia formulazione, prorogando questa possibilità di pensione anticipata come è oggi anche nel 2023.

Cambia la pensione anticipata per le donne?

Per ora anche l’ultima bozza di legge di Bilancio prevede la formulazione di Opzione donna legata al numero di figli. Sostanzialmente il governo Meloni rende più severi i requisiti di accesso all’Opzione il prossimo anno, diminuendo la platea delle 58enni, ossia le donne nate nel 1964, che potranno aderire.

La misura viene sì estesa a chi ha raggiunto i requisiti nel 2022 (il limite oggi è fissato al 31 dicembre 2021). Si tratta di almeno 58 anni di età e 35 di contributi. Ma per accedere a questa possibilità di pensione anticipata a 58 anni ora bisognerebbe avere almeno 2 figli. In caso contrario, se si ha un figlio, si accede all’Opzione a 59 anni, mentre se non se ne ha nessuno a 60.

In questo modo una donna del 1964 senza figli, o con uno solo, pur compiendo 58 anni quest’anno, non potrebbe aderire alla pensione anticipata. La platea delle beneficiarie di Opzione donna, insomma, rispetto a quest’anno si ridurrebbe, con i sindacati che invece chiedevano di aumentarla, senza prevedere gli attuali “tagli” all’assegno mensile dovuti al ricalcolo contributivo.

Come funziona oggi Opzione donna

Se questa riforma saltasse verrebbe prorogata anche nel 2023 l’attuale Opzione donna. In pratica potrebbero andare in pensione le donne con 58 anni (59 se “autonome”) e 35 di contributi. A quel punto scatterebbe per loro il ricalcolo contributivo dell’assegno. La penalizzazione può arrivare anche a circa un 30% di soldi in meno ogni mese.

Pensioni, il costo di Opzione donna nel 2023

La retromarcia sarebbe dettata in particolare dal rischio incostituzionalità del vincolo di Opzione donna al numero di figli, ma sarebbe legata anche alle critiche di gran parte del mondo del lavoro femminile. Il ministero del Lavoro avrebbe quindi sollecitato una “valutazione attenta” sulla possibilità di prorogare semplicemente il regime attuale.

Proroga che costerebbe per il 2023 circa 317,3 milioni di euro: una cifra non piccola, ma nemmeno ingente. Si attende per questo il via libera del ministero dell’Economia e di Giancarlo Giorgetti, che immaginava una spesa leggermente meno onerosa, in pratica si pensava di poter risparmiare qualche decina di milione, da destinare ad altri capitoli della manovra per far quadrare tutti i conti.

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