Pensioni, come andarci il prima possibile: le migliori opzioni

Simone Micocci

09/08/2021

La maggior parte dei lavoratori italiani accede alla pensione all’età di 67 anni (pensione di vecchiaia). Ci sono alcune opzioni, però, con le quali si può andare in pensione molto prima: vediamo quali sono.

Pensioni, come andarci il prima possibile: le migliori opzioni

Andare in pensione il prima possibile è il sogno di tutti, meglio se con un assegno più alto. Non si può però voler tutto dalla vita: va detto, infatti, che l’attuale sistema di calcolo - il contributivo - è stato istituito in maniera tale da penalizzare coloro che decidono di anticipare l’accesso alla pensione.

Non è detto, dunque, che andare prima in pensione sia anche l’opzione - economicamente - più conveniente; anzi non è mai così e bisogna mettere in conto di dover rinunciare a qualche soldo sulla pensione se si vuole smettere di lavorare in anticipo.

Quello che molti si chiedono però è: qual è l’opzione - tra le tante disponibili - che consente di andare in pensione prima delle altre?

Nel 2021 pensione a 67 anni: ma anticipare è possibile

Ricordiamo che anche nel 2021, com’è ormai dal 1° gennaio 2019 in seguito all’aggiornamento con le speranze di vita, la maggior parte dei lavoratori accede alla pensione a 67 anni, ricorrendo all’opzione di vecchiaia. Tuttavia, ci sono diverse opzioni per il pensionamento che consentono al lavoratore di ritirarsi molti anni prima del compimento dei 67 anni d’età, ossia l’età necessaria per accedere alla pensione di vecchiaia Inps.

Tutto dipende dalla tipologia e dalla quantità dei contributi previdenziali che avete maturato nel corso della vostra carriera. Ad esempio, se avete contributi maturati già prima del compimento dei 19 anni di età potrete anticipare l’accesso alla pensione ricorrendo alle agevolazioni riconosciute ai lavoratori precoci, così da smettere di lavorare con soli 41 anni di contributi.

Chi invece ha lavorato per molti anni - precisamente per 42 anni e 10 mesi nel caso degli uomini, 41 anni e 10 mesi per le donne - può andare in pensione indipendentemente dalla propria età anagrafica.

Se invece avete il primo accredito contributivo risalente al periodo successivo al 1° gennaio 1996, potrete accedere alle opzioni contributive della pensione di vecchiaia e di quella anticipata; solamente con quest’ultima, però, potrete andare in pensione con qualche anno di anticipo rispetto ai 67 anni. Con l’opzione contributiva della pensione di vecchiaia, invece, il lavoratore ha il vantaggio di poter andare in pensione con soli 5 anni di contribuzione; tuttavia, per farlo, dovrà attendere i 71 anni di età.

In base ai contributi richiesti, quindi, è possibile stilare una classifica delle tipologie di pensioni più veloci con le quali si può smettere di lavorare prima; vediamo quindi a quanti anni - più o meno - si può andare in pensione qualora si abbia avuto una carriera continua.

7) Pensione di vecchiaia contributiva

Pensate, il trattamento previdenziale con il quale si va in pensione più tardi è quello per il quale è richiesto un requisito contributivo minimo; per questa tipologia, alla quale come si può facilmente capire dal nome vi possono accedere solo coloro che rientrano interamente nel calcolo contributivo (e quindi hanno maturato contributi a partire dal 1996), infatti sono sufficienti 5 anni di contributi.

Tuttavia, anche se si può smettere di lavorare dopo appena 5 anni, per farlo bisogna aver compiuto 71 anni; ecco perché la pensione di vecchiaia contributiva si posiziona all’ultimo posto della nostra classifica.

6) Pensione di vecchiaia

In penultima posizione troviamo la pensione di vecchiaia tradizionale, per la quale oggi è possibile andare in pensione dopo aver maturato 20 anni di contributi.

Anche in questo caso, però, c’è da considerare il requisito anagrafico che fa sì che l’età pensionabile aumenti notevolmente: una volta raggiunti i 20 anni di lavoro, infatti, bisogna attendere il compimento dei 67 anni per andare in pensione.

5) Pensione anticipata contributiva

C’è poi un altro trattamento previdenziale riconosciuto a coloro che hanno cominciato a maturare contributi nel periodo successivo al 1° gennaio 1996: la pensione anticipata contributiva.

Altro requisito da rispettare, però, è quello per cui l’importo della pensione non deve essere inferiore a 2,8 volte l’assegno sociale (che nel 2019 è pari a 457,99€), ovvero deve essere superiore a 1.282,37€.

Anche in questo caso il requisito contributivo è pari a 20 anni, tuttavia rispetto alla pensione di vecchiaia si può smettere di lavorare al compimento dei 64 anni di età.

4) Pensione anticipata

Arriviamo dunque ai trattamenti previdenziali per i quali non è richiesto il requisito anagrafico. Il primo è la pensione anticipata, la quale prevede dei requisiti differenti a seconda del sesso del lavoratore.

Le donne, infatti, possono andare in pensione dopo aver lavorato per 41 anni e 10 mesi. Prendiamo come esempio una donna che ha cominciato a lavorare all’età di 20 anni ed ha avuto una carriera continua (quindi senza vuoti contributivi): questa potrà andare in pensione all’età di 61 anni e 10 mesi.

Nel caso degli uomini, invece, il requisito contributivo si incrementa di un anno, poiché sono necessari 42 anni e 10 mesi. Quindi, un lavoratore in attività dall’età di 20 anni e con una carriera continua, andrà in pensione all’età di 62 anni e 10 mesi.

In entrambi i casi, ricordiamo, la pensione decorre dopo tre mesi dalla maturazione del diritto alla pensione vista l’introduzione della finestra mobile trimestrale dal 1° gennaio 2019.

3) Quota 100

Sul podio delle pensioni “più veloci” troviamo Quota 100, introdotta dal 1° gennaio 2019 e in scadenza il 31 dicembre 2021. Questa consente l’accesso alla pensione una volta che la somma tra età anagrafica e anzianità contributiva dà come risultato 100.

Tuttavia sia per il requisito anagrafico che per quello contributivo ci sono dei minimi al di sotto dei quali non si può andare. Per quanto riguarda i contributi, ad esempio, bisogna averne maturati almeno 38 anni.

L’età anagrafica, invece, non può essere inferiore ai 62 anni.

Con Quota 100, quindi, si può anticipare l’accesso alla pensione all’età di 62 anni; tuttavia, questo vale solo per coloro che nel contempo possono vantare 38 anni di contribuzione. Anche per Quota 100, però, c’è una finestra mobile (trimestrale per i lavoratori del settore privato, semestrale per gli statali) che ritarda la decorrenza della pensione di qualche mese.

2) Pensione con Quota 41

Chi ha iniziato a lavorare con largo anticipo potrà andare in pensione molto prima rispetto agli altri. Nel dettaglio, stiamo parlando di coloro che si possono definire lavoratori precoci, ovvero di chi ha lavorato per almeno 12 mesi (anche non continuativi) prima del compimento dei 19 anni.

In questo caso, infatti, si può accedere alla Quota 41 e andare in pensione con soli 41 anni di contributi.

Per capire il vantaggio di questo strumento prendiamo come esempio un lavoratore che dall’età di 15 anni ha lavorato per 3 mesi ogni estate, maturando così 12 mesi di contributi prima dei 19 anni.

Se poi questo è riuscito a ottenere un lavoro stabile una volta compiuti i 19 anni - e nel corso della carriera non ci sono state interruzioni - potrà andare in pensione all’età di 59 anni.

1) Opzione Donna

Opzione Donna è la misura che consente di accedere prima alla pensione, fino all’età di 58 anni. Ovviamente questa opzione è riconosciuta alle sole donne, sia se lavoratrici dipendenti che autonome.

In che modo Opzione Donna anticipa l’accesso alla pensione? Questa misura permette a coloro che hanno maturato 35 anni di contributi di andare in pensione all’età di 58 anni se dipendenti, 59 anni se autonome.

Tuttavia, è assolutamente necessario che sia il requisito contributivo che quello anagrafico siano stati maturati entro il 31 dicembre 2020. Quindi Opzione Donna e Quota 41 sono più o meno sullo stesso livello (per quanto riguarda la velocità con cui permettono di accedere alla pensione).

Per Opzione Donna ci sono poi altre considerazioni da fare: ad esempio che questa misura ha una finestra mobile di 12 mesi per le dipendenti e di 18 mesi per le autonome e ciò ritarda fino a un anno la decorrenza dell’assegno previdenziale.

Altra cosa da aggiungere riguarda un’importante decisione che le lavoratrici che accedono a Opzione Donna devono prendere: per ricorrere a questa misura bisogna accettare che il proprio assegno previdenziale venga ricalcolato interamente con il sistema contributivo. Questo provoca, a seconda della situazione contributiva dell’interessata, una decurtazione dell’assegno più o meno elevata.

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