Pensioni, mini riforma in arrivo subito: aumenti, Opzione donna e uscita anticipata, cosa può cambiare

Simone Micocci

28 Aprile 2023 - 10:46

Con il Decreto lavoro ci sarà una mini riforma delle pensioni: ecco tutti i cambiamenti in programma.

Pensioni, mini riforma in arrivo subito: aumenti, Opzione donna e uscita anticipata, cosa può cambiare

Con il Decreto lavoro di prossima emanazione - il Consiglio dei ministri è fissato per lunedì 1° maggio - il governo dovrebbe approvare, tra le tante novità in programma, una mini riforma delle pensioni.

Non sarà semplice viste le poche risorse a disposizione per il Decreto (3,4 miliardi di euro) ma nelle ultime ore sono in aumento le pressioni nei confronti del governo, visto che da una parte del Centrodestra è arrivata esplicita richiesta riguardo al dare più spazio alle pensioni nel prossimo provvedimento.

A oggi la bozza del Decreto lavoro prevede già un’importante novità sul fronte previdenziale, ossia la proroga del contratto di espansione. Ma non è sufficiente secondo quella parte di maggioranza che, specialmente in campagna elettorale, ha puntato molto sulle pensioni: la Lega - che da tempo chiede il superamento della legge Fornero - e Forza Italia che invece punta a portare le minime a 1.000 euro.

Nel dettaglio, al governo vengono chieste due cose: da una parte anticipare gli aumenti in programma il prossimo anno di qualche mese così da far fronte alla svalutazione degli assegni dovuta all’aumento del costo della vita. Dall’altra cogliere l’occasione per risolvere uno dei punti più contestati della legge di Bilancio 2023, ossia la stretta a Opzione donna.

Probabilmente, però, sarà o l’una o l’altra: non sembra infatti esserci spazio per entrambe, quindi il governo dovrà fare una scelta nel valutare quale delle ipotesi è migliore.

Nell’attesa che il testo del Decreto lavoro venga definito, ecco alcune indiscrezioni su quelli che sono i temi sul tavolo per la mini riforma delle pensioni che verrà adottata con il provvedimento.

Pensione anticipata di 5 anni

La prima novità della riforma delle pensioni contenuta nel testo del Dl Lavoro riguarda la possibilità di anticipare il pensionamento di 5 anni. Non un vero e proprio cambiamento quanto più una conferma per gli anni a venire: si tratta, infatti, della proroga del contratto di espansione, in vigore già oggi.

Nel dettaglio, tale strumento supporta le aziende che intendono procedere con un ricambio generazionale, favorendo l’uscita dal lavoro per quei dipendenti a cui mancano al massimo 5 anni per raggiungere i requisiti di accesso alla pensione, sia di vecchiaia che anticipata.

Il contratto di espansione si rivolge alle imprese con almeno 50 dipendenti, le quali possono - in accordo con i sindacati - finanziare l’uscita di quei lavoratori prossimi alla pensione facendosi carico sia dell’indennità percepita negli anni che li separano dalla pensione che del versamento dei contributi.

Il contratto di espansione, che comunque in questi anni si è limitato ad agevolare l’uscita dal lavoro per poche migliaia di lavoratori, era in scadenza alla fine dell’anno: con il Decreto lavoro il termine viene spostato di 2 anni, rinviandone la scadenza al 31 dicembre 2025.

Opzione donna

Opzione donna è uno dei punti più contestato dai sindacati: con la legge di Bilancio 2023, infatti, il governo ha scelto un’altra strada rispetto a quella che era stata tracciata dal precedente esecutivo prorogando sì Opzione donna per un altro anno ma rivedendone sostanzialmente i requisiti.

Oggi, infatti, possono accedere a Opzione donna quelle lavoratrici che hanno compiuto i 60 anni entro il 31 dicembre 2022, con la possibilità di ridurre il requisito anagrafico di 1 anno per ogni figlio, per un massimo però di 2 anni. Nel frattempo bisogna aver raggiunto i 35 anni di contributi (requisito rimasto invariato), oltre a far parte - è questa è la novità più importante - di una tra le seguenti categorie:

  • invalide;
  • caregiver;
  • lavoratrici licenziate o impiegate in aziende in crisi.

Il risultato è che Opzione donna così com’è oggi interessa al massimo poche migliaia di lavoratrici, tant’è che a più riprese i sindacati hanno chiesto al governo un passo indietro. Da parte dell’Esecutivo c’è stata anche un’apertura visto che nel primo incontro avuto con i sindacati per discutere della riforma la ministra del Lavoro Marina Calderone aveva posto questo tema in cima alle proprie priorità, ma a oggi non ci sono ancora novità in merito anche perché - come spiegato dal sottosegretario Durigon - il problema risorse persiste.

Ebbene, l’ultima spiaggia sembra essere proprio quella del Decreto lavoro, in quanto se non sarà questo provvedimento a prevedere un ritorno al passato bisognerà rassegnarsi al fatto che Opzione donna così come la conoscevamo potrebbe non tornare più.

Aumenti delle pensioni

L’ultima novità riguarderà l’aumento delle pensioni. Le ipotesi sono due:

  • anticipare la rivalutazione straordinaria del 2,67% per le pensioni minime in programma per il 2024. In questo caso ci sarebbero incrementi di circa 6 euro in più rispetto a quanto previsto oggi (in quanto la rivalutazione straordinaria è solamente dell’1,5);
  • anticipare il conguaglio della rivalutazione 2023, riconoscendo alle pensioni quello 0,8% di differenza tra il tasso provvisorio utilizzato dall’Inps e quello definitivo accertato dall’istat. In tal caso gli aumenti riguarderebbero tutti: ad esempio per una pensione di 1.000 euro ci sarebbero circa 8 euro in più al mese, 16 per chi ne prende 2.000 euro (qui la tabella completa).

A seconda di quella che sarà la decisione presa, quindi, potrebbero giovarne tutti o solamente una parte di pensionati, ossia coloro che percepiscono un assegno inferiore al minimo di legge (563,74 euro nel 2023). Quel che è certo è che entrambi gli interventi, viste le poche risorse a disposizione, difficilmente potranno essere concretizzati nell’immediato, anzi c’è persino il rischio di un nulla di fatto per tutti e due specialmente laddove si preferisca intervenire su Opzione donna.

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