Decreto lavoro 2023: addio Rdc, aumento stipendi e pensioni, tutte le novità

Alessandro Nuzzo

01/05/2023

È stato approvato oggi, 1° maggio, il testo del Decreto Lavoro. Al via gli aumenti di stipendio, come pure l’addio al Reddito di cittadinanza. Ecco tutte le novità.

Decreto lavoro 2023: addio Rdc, aumento stipendi e pensioni, tutte le novità

Oggi 1° maggio, festa dei lavoratori, in Consiglio dei Ministri è stato approvato il Decreto Lavoro. Una scelta criticata soprattutto dalle sigle sindacali. Il segretario Cgil Landini l’ha definito un «atto un po’ di arroganza e di offesa nei confronti dei lavoratori».

«Non è una mancanza di rispetto. È un segnale e mi sarei aspettata un “bravi”. Era un modo per dire “ci siamo e ci siamo tutti”, una mano tesa, un tentativo di dialogare e di lavorare insieme, perché sul taglio del cuneo fiscale credo che siamo d’accordo» - la risposta di Giorgia Meloni.

La manovra sarà di circa 30 articoli finanziato con 3,4 miliardi grazie allo scostamento di bilancio. Diverse le novità: dall’addio definitivo al Reddito di Cittadinanza sostituito da due nuove misure alla riduzione del cuneo fiscale. E poi incentivi per le assunzioni, novità per i contratti a termine e le pensioni. Ecco tutte le novità previste.

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Aumento di stipendio con il taglio del cuneo fiscale

La prima - importante - novità, riguarderà il potenziamento dello sgravio contributivo introdotto dalla legge di Bilancio 2023. Il taglio dovrebbe salire di uno o due punti percentuali per i redditi medio-bassi.

Quindi, in totale si ridurrà:

  • di 7 punti percentuali per retribuzioni fino a 25mila euro;
  • di 6 punti percentuali per retribuzioni fino a 35mila euro.

Dal taglio del cuneo ne risulterà quindi un risparmio, il quale si riverserà quasi interamente sull’importo netto della busta paga. Ad esempio, chi guadagna fino a 25mila euro potrà guadagnare fino a 100 euro in più.

Per il momento l’aumento sarà in vigore da maggio a novembre, ma - fanno sapere fonti del governo - l’intenzione è di renderlo strutturale confermandolo così anche per gli anni a venire.

Fringe benefit

Il governo non tasserà i fringe benefit fino a 3.000 euro per i lavoratori con figli. Nell’articolo «Misure fiscali per il welfare aziendale» viene stabilito che «limitatamente al periodo d’imposta 2023, in deroga a quanto previsto dal Testo unico delle imposte sui redditi non concorrono a formare il reddito il valore dei beni ceduti e dei servizi prestati ai lavoratori dipendenti con figli a carico, nonché le somme erogate o rimborsate ai medesimi dai datori di lavoro per il pagamento delle utenze domestiche del servizio idrico integrato, dell’energia elettrica e del gas naturale entro il limite complessivo di euro 3.000».

Aumento assegno unico

Già con il Decreto lavoro verrà autorizzato un primo “aumento” dell’assegno unico. Attenzione, non si tratta degli aumenti annunciati nel Def - di cui vi parlavamo qualche giorno fa - che verranno introdotti solamente nel 2024, bensì di una modifica alla norma originaria con cui verrà risolto il problema delle famiglie monogenitoriali.

Fino a oggi, infatti, le famiglie in cui è presente un solo genitore che lavora sono state escluse dalla possibilità di godere della maggiorazione originariamente di 30 euro (oggi salita a 32,40 euro per effetto della rivalutazione) per i nuclei con Isee inferiore a 15.000 euro (oggi 16.215 euro) dove entrambi i genitori risultano impegnati in attività lavorativa.

Con il Decreto lavoro tale maggiorazione sarà estesa agli orfani di un genitore, a patto ovviamente che l’unico genitore svolga attività lavorativa. Secondo le stime si tratterà di una novità che interesserà ben 80 mila minori, a fronte di una spesa di 100 mila euro in tre anni.

Pensione anticipata di 5 anni fino al 2025

Novità anche per il contratto di espansione, ossia quella misura che consente il prepensionamento con 5 anni di anticipo rispetto alle regole previste per l’accesso alla pensione di vecchiaia o anticipata.

In scadenza il 31 dicembre 2023, infatti, il contratto di espansione verrà prorogato fino al 31 dicembre del 2025, autorizzando per altri 2 anni gli accordi tra le aziende (a patto che abbiano almeno 50 dipendenti) e i lavoratori. Ricordiamo, infatti, che il contratto di espansione prevede, previo accordo tra le parti, un’uscita anticipata fino a 5 anni con il lavoratore che nel periodo che lo separa dalla pensione andrà a percepire un’indennità mensile pari all’importo della pensione che ha maturato fino a quel momento, la quale verrà finanziata dall’azienda stessa. Azienda che nel contempo si impegna a procedere con nuove assunzioni, così da favorire il ricambio generazionale.

Novità per il contratto a termine

Cambio di rotta per i contratti a tempo determinato: il governo Meloni intende infatti rivedere quanto stabilito dal Decreto dignità che fu approvato dal governo Conte (con Di Maio al ministero del Lavoro) per quanto riguarda i rapporti di lavoro a termine.

Nel dettaglio, allora venne stabilito che il contratto a termine può avere una durata massima di 12 mesi rinnovabili per altri 12 in presenza di determinate circostanze.

Con la riforma cambiano le condizioni che permettono di rinnovare per altri 12 mesi, in quanto verranno rese meno severe grazie all’introduzione di nuove causali che daranno maggior margine di manovra al datore di lavoro. Nel dettaglio, con la riforma verrà stabilito che il contratto a termine potrà essere rinnovato per un ulteriore anno in caso di:

  • esigenze previste dai contratti, anche quelli aziendali;
  • motivi di natura tecnica, organizzativa e produttiva individuati da accordi tra aziende e sindacati;
  • esigenze di sostituzione di altri lavoratori.

Inoltre, previo il via libera degli uffici territoriali del ministero del Lavoro, la durata del contratto potrà essere estesa fino a 36 mesi.

Bonus assunzioni

Potenziato lo sgravio assunzioni per le aziende che assumono Neet (giovani under 30 che non studiano e non lavorano): ai bonus occupazionali già in vigore, infatti, se ne aggiunge un altro che prevede uno sconto contributivo del 60% della retribuzione lorda per una durata di 12 mesi, ma solo per le assunzioni che verranno effettuate da giugno a dicembre 2023. Tuttavia, nel caso in cui per il giovane si fruisca anche della decontribuzione totale della durata di 3 anni riconosciuta per le assunzioni di under 36, l’incentivo scenderà dal 60% al 20%.

Previsti inoltre incentivi ai datori di lavoro privati che assumono i beneficiari dell’Assegno di inclusione con contratto a tempo indeterminato o di apprendistato. Per loro sarà riconosciuto, per dodici mesi, l’esonero del 100% dei contributi previdenziali.

Riforma Reddito di cittadinanza

Ampio spazio verrà dedicato alla riforma del Reddito di cittadinanza che cesserà di esistere e sarà sostituito da due strumenti:

  • Assegno per l’inclusione che entrerà in vigore nel 2024 e sarà rivolta ai nuclei familiari con figli, disabili oppure over 60;
  • Strumento di attivazione, in partenza a settembre 2023 come misura di avviamento al lavoro in cui la formazione diventa vincolante.

Rafforzato il “bonus” per colf e badanti

Infine, con il Decreto lavoro si va incontro alle famiglie che quest’anno si sono dovute far carico di maggiori costi per stipendio e contributi di colf e badanti. Nel dettaglio, viene rafforzata la deducibilità dei contributi versati per conto dei lavoratori domestici impiegati: se fino a oggi il limite è stato di 1.500 euro l’anno, per il 2023 la soglia verrà portata a 3.000 euro.

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