Pensioni, più soldi a chi già lavorava prima di compiere 18 anni

Simone Micocci

6 Ottobre 2024 - 10:07

I contributivi puri (chi ha iniziato a lavorare dopo il 1996) godono di una maggiorazione dei contributi. Spettano più soldi sulla pensione in caso di periodi lavorati da minorenni.

Pensioni, più soldi a chi già lavorava prima di compiere 18 anni

Se hai iniziato a lavorare prima di compiere 18 anni ti farà piacere sapere che ci sono buone notizie per te: secondo le attuali regole per l’accesso alla pensione, infatti, i periodi lavorati prima del compimento della maggiore età hanno un peso maggiore ai fini del calcolo dell’assegno.

A prevedere questa agevolazione è l’articolo 1, comma 7, della legge n. 335 del 1995: la cosiddetta riforma Dini, la quale ha preceduto quella attuata dalla Fornero qualche anno più tardi con cui è stato completamente rivisto il sistema pensionistico.

La maggiore valorizzazione dei contributi versati durante la minore età si aggiunge a un’altra agevolazione riservata a chi ha iniziato a lavorare prima di compiere i 18 anni. Per i cosiddetti lavoratori precoci, infatti, c’è anche la possibilità di andare in pensione 1 anno e 10 mesi prima rispetto a quanto richiesto dalla pensione anticipata. Merito della cosiddetta Quota 41, con la quale possono smettere di lavorare una volta raggiunti 41 anni di contributi, indipendentemente dall’età anagrafica.

Tuttavia, queste due agevolazioni sono “alternative” tra loro: se da una parte per accedere alla pensione con Quota 41 serve che almeno un contributo settimanale versato entro il 31 dicembre 1995, quindi prima del passaggio al sistema contributivo, la maggiorazione dei contributi si applica solamente nei confronti di coloro che hanno iniziato a lavorare successivamente alla suddetta data.

Buone notizie per chi già lavorava prima di compiere 18 anni

La riforma Dini nell’introdurre il passaggio dal sistema retributivo a quello contributivo, a partire dall’1 gennaio 1996, ha riconosciuto un vantaggio a coloro che iniziano a lavorare, già da minorenni, successivamente a questa data.

Nel dettaglio, nel comma 7, articolo 1, della legge n. 335 del 1995, viene stabilito che la contribuzione versata per i periodi lavorativi svolti durante la minore età beneficia di un incremento del 50%.

Ciò significa che la contribuzione accreditata per i periodi di lavoro precedenti al raggiungimento del diciottesimo anno di età al momento della liquidazione della pensione viene moltiplicata per 1,5. Ma attenzione, perché la maggiorazione è valida solamente ai fini del calcolo della pensione, e non anche del diritto.

Mettiamo il caso di un lavoratore che prima del compimento dei 18 anni ha versato 10 mesi di contributi: nel valutare il raggiungimento dei requisiti contributivi per andare per andare in pensione non verrà applicata alcuna maggiorazione. Sono sempre 10 quindi i mesi maturati, e non 15 come invece sarebbe stato applicando la maggiorazione del 50%.

Aumenta l’assegno

A differenza di Quota 41 per chi ha almeno un contributo settimanale versato entro il 31 dicembre 1995 - e almeno 12 mesi di contributi versati prima di compiere 19 anni - la maggiorazione in oggetto non consente di smettere di lavorare in anticipo ma di godere di un aumento della pensione.

D’altronde nel sistema contributivo l’ammontare della contribuzione versata è molto importante nel determinare l’importo dell’assegno. Questa infatti accresce il montante contributivo il quale viene trasformato in pensione applicando un coefficiente tanto più vantaggioso quanto più si smette tardi di lavorare.

Contribuzione che solitamente è pari al 33% dello stipendio percepito. Pensiamo ad esempio a un lavoratore che da minorenne ha guadagnato 15.000 euro per un anno di lavoro, versando così 4.950 euro di contributi. Con questa maggiorazione gliene vengono però riconosciuti 2.475 euro in più, arrivando così a 7.425 euro.

Va detto che l’effetto sulla pensione non è chissà quanto rilevante. Consideriamo ad esempio una persona che va in pensione a 67 anni con un coefficiente di trasformazione oggi pari al 5,723%: 2.475 euro in più equivalgono a circa 141 euro lordi in più l’anno.

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