Ma quale addio alla legge Fornero: poco più di 1.000 persone sono andate in pensione con Quota 103 nel 2024.
Il governo Meloni non è riuscito a offrire un’alternativa valida alla legge Fornero, come invece la Lega aveva promesso durante la campagna elettorale. A confermarlo, seppur non esplicitamente, è stato il presidente dell’Inps, Gabriele Fava, durante l’audizione nelle commissioni Bilancio di Camera e Senato impegnate nell’esame della Manovra.
Nel dettaglio, Fava si è soffermato su quella che secondo le intenzioni del governo Meloni sarebbe dovuta essere la misura cardine della riforma, quella Quota 103 che permette di andare in pensione con 5 anni di anticipo rispetto al raggiungimento della pensione di vecchiaia. Tanto che il governo ha fatto di tutto per confermarla per un altro anno con la nuova legge di Bilancio, al fine di rendere più flessibili le regole per il pensionamento come disciplinate dalla legge Fornero del 2011. Insieme a Quota 103 vengono confermate anche due misure che però non sono state introdotte da questo governo: l’Ape Sociale e Opzione Donna, che anzi la legge di Bilancio del 2024 ha rivisto incrementando il requisito anagrafico rispettivamente di 5 e 12 mesi.
Il governo punta tutto quindi su Quota 103, ma con quale risultato? Molto scarso secondo quanto dichiarato dal nuovo presidente Inps.
Quota 103 non è un’alternativa alla legge Fornero, non con questi numeri
A oggi per Quota 103 risultano essere arrivate all’Inps appena 1.400 domande. Nulla se si guarda alle centinaia di migliaia di persone che smettono di lavorare ogni anno (più di 830 mila nel 2023). Un dato che contrasta nettamente con quanto era successo lo scorso anno, quando le uscite favorite da Quota 103 erano state 23 mila.
Cosa è successo in 12 mesi per far perdere appeal alla misura? Per chi non lo sapesse nel confermare Quota 103 anche per il 2024 il governo Meloni ha introdotto un ricalcolo interamente contributivo dell’assegno per chi vi ricorre per anticipare il pensionamento, il che generalmente comporta una penalizzazione sull’assegno. Ecco perché sempre meno lavoratori hanno guardato a Quota 103 come un’opzione per smettere di lavorare in anticipo: come confermato da Fava, “è proprio la scarsa convenienza del calcolo contributivo” a rendere poco conveniente l’accesso a Quota 103, a cui si aggiunge poi il limite dell’importo della pensione percepita che fino al compimento dei 67 anni non può superare di 5 volte il trattamento minimo, a fronte di una soglia che nel 2024 è di poco inferiore a 3.000 euro lordi.
Va anche detto poi che a prescindere dal ricalcolo interamente contributivo i lavoratori guardano sempre con meno interesse al pensionamento anticipato. La “colpa” è proprio di quel calcolo contributivo che la riforma Fornero ha reso strutturale a partire dal 2012, con il quale ci sono ben due ragioni per cui il calcolo dell’assegno è meno favorevole per coloro che smettono di lavorare in anticipo:
- perché ci sono meno anni di contributi versati, riducendo così il montante contributivo;
- perché il coefficiente adottato per trasformare il montante contributivo in pensione è più basso.
E dal momento che, come spiegato da Fava, “il sistema contributivo che sta andando progressivamente a regime e che i potenziali lavoratori interessati al canale di uscita hanno una rilevante quota di pensione calcolata con il sistema contributivo” oggi per loro anticipare il pensionamento non risulta essere una soluzione economicamente vantaggiosa e per questo preferiscono restare per più tempo al lavoro.
Matteo Salvini ha perso contro Elsa Fornero
Sono anni che una buona parte della campagna elettorale della Lega si basa sulla promessa di cancellare la legge Fornero. D’altronde tutti ricorderanno quando Matteo Salvini prometteva barricate nel caso di “ritorno integrale alla legge Fornero”, o comunque le diverse accuse mosse all’allora ministro del Lavoro Elsa Fornero che oggi è costretta ad avere la scorta durante i suoi convegni a causa di una campagna denigratoria fatta da una parte della politica (dimenticando molto probabilmente che la legge Fornero è stata votata dalla maggioranza del Parlamento, tra cui tra l’altro figurava la stessa Presidente Giorgia Meloni).
Oggi Elsa Fornero - che già in una nostra intervista di qualche anno fa raccontava di come il sistema contributivo rappresenterà un disincentivo alle forme di pensione anticipata - si prende la sua rivincita su Matteo Salvini. Questo governo ha infatti dimostrato di non avere soluzioni valide alla riforma Fornero, anzi quelle che avevamo - dall’Ape Sociale a Opzione Donna - sono state persino peggiorate limitandone la platea.
E proprio la professoressa Fornero nel corso dell’ultima puntata di Tagadà in onda su La7 si è tolta qualche sassolino dalla scarpa: “Il governo adesso sta facendo esattamente l’opposto di quanto hanno dichiarato in campagna elettorale”, aggiungendo che “Salvini è uno studente restio a capire”.
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