Pensioni: vista l’ampia maggioranza si potrebbe pensare ad una riforma strutturale che guardi al lungo periodo. Ipotesi Testo Unico.
Pensioni: con Mario Draghi al Governo potrebbe esserci l’approvazione di una sorta di Testo Unico che andrà a raccogliere tutte le misure più urgenti.
Non abbiamo potuto non notare che nel discorso al Senato Mario Draghi non ha fatto menzione alla riforma delle pensioni. Anche se non se ne è parlato, però, non significa che non ci sarà una riforma del sistema pensionistico, quanto mai necessario in vista della scadenza di Quota 100.
Non sarà sufficiente, però, pensare ad una misura di flessibilità che possa mitigare gli effetti della scadenza di Quota 100 e lo scalone di cinque anni che si verrà a creare. Sono diversi, infatti, i temi da affrontare ed è per questo motivo che potrebbe esserci un Testo Unico delle pensioni che possa fare da contenitore di tutti i provvedimenti per una riforma che - come richiesto dai sindacati - sia più strutturale e duratura possibile.
Testo Unico delle pensioni: flessibilità dopo Quota 100
Nel Testo Unico potrebbe esserci la previsione di una misura di flessibilità che possa sostituire Quota 100 in scadenza il 31 dicembre 2021. L’ipotesi più probabile resta quella ritagliata dal Ministero del Lavoro nel secondo Governo Conte: una Quota 102 che consenta di andare in pensione all’età di 64 anni con 38 anni di contributi. Una misura che tuttavia dovrebbe prevedere, a differenza di Quota 100, una penalizzazione in uscita per coloro che decideranno di anticipare la data del pensionamento, in modo da non far gravare il costo dell’anticipo sulle casse dello Stato.
Testo Unico delle pensioni: la pensione di garanzia
Un’altra urgenza è quella rappresentata dalla pensione di garanzia. Servirà una “vera riforma strutturale” che possa sì garantire solidità e sostenibilità anche nel medio periodo, ma allo stesso tempo che possa assicurare una pensione dignitosa a tutti coloro che avranno l’assegno calcolato interamente con il metodo contributivo.
A tal proposito, servirà prevedere un trattamento minimo anche per chi, avendo iniziato a lavorare dopo il 1° gennaio 1996, rientra interamente nel sistema contributivo. Ricordiamo, infatti, che il trattamento integrativo oggi riconosciuto a chi ha una pensione molto bassa non si applica per i contributivi puri.
In un recente rapporto sul tema Itinerari Previdenziali propone di equiparare le regole generali e le tutele anche a coloro che hanno iniziato a lavorare dal 1° gennaio 1996. Inoltre, servirà l’istituzione di un “fondo di equità” per i contributivi, il quale dovrebbe essere finanziato ogni anno con 500 milioni di euro così da riconoscere - a partire dal 2036 - tutele pensionistiche (come l’integrazione al minimo) ai contributivi puri.
Testo Unico delle pensioni: l’importanza del secondo pilastro
L’Italia è molto indietro rispetto ad altri Paesi Europei per il ricorso al secondo pilastro previdenziale. La previdenza complementare, infatti, non è ancora decollata nel nostro Paese ed è un qualcosa a cui bisognerà per forza rimediare.
D’altronde è proprio grazie alla previdenza complementare che si potrà risolvere il problema delle pensioni sempre più basse in futuro. Per questo motivo nel Testo Unico ci dovrebbe essere una serie di interventi finalizzati ad incrementare il ricorso alla previdenza complementare, a partire dalle agevolazioni fiscali per coloro che decidono di attivare un fondo pensione.
Testo Unico delle pensioni: gli altri temi
Il Testo Unico dovrà affrontare anche il tema dei coefficienti di trasformazione, i quali dovranno essere più favorevoli rispetto ad oggi. E ancora indicizzazione delle pensioni, come pure le tutele per i lavoratori gravosi e per le donne.
Insomma, di carne sul fuoco ce n’è in abbondanza: vedremo cosa deciderà di fare a riguardo Mario Draghi e se - approfittando dell’ampio consenso - si intraprenderà la strada di una nuova riforma delle pensioni che possa toccare diversi ambiti e che, soprattutto, guardi al lungo periodo.
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