Pensioni, serve dare il preavviso al datore di lavoro?

Simone Micocci

23 Marzo 2025 - 09:50

Gli obblighi nei confronti del datore di lavoro prima della pensione: quando serve il preavviso, di quanto tempo e cosa rischia chi non lo rispetta.

Pensioni, serve dare il preavviso al datore di lavoro?

A un certo punto della vita lavorativa si comincia ad attendere con impazienza il pensionamento, traguardo tanto desiderato da molti lavoratori per conquistare finalmente il meritato riposo e dedicarsi ad altre attività.

Al giorno d’oggi sono comunque tanti i pensionati che hanno bisogno di integrare il reddito da pensione con quello di un’attività lavorativa per riuscire a vivere in maniera dignitosa, come pure c’è chi desidera semplicemente continuare una vita attiva. In ogni caso, l’arrivo alla pensione è un momento carico di attesa e apprensione.

Non bisogna però dimenticare alcuni adempimenti, tra cui il preavviso al datore di lavoro. Ignorarlo è un errore comune che può avere notevoli ripercussioni economiche sul neo-pensionato. Vediamo quindi le regole da seguire.

L’obbligo di dimissioni per pensionamento

Per capire le regole relative al preavviso dovuto prima di lasciare il lavoro per la pensione è necessario risalire alle dimissioni, con le quali si formalizza l’interruzione del rapporto lavorativo. È infatti alla regolamentazione delle dimissioni che si devono i tempi di preavviso dovuti dal futuro pensionato, nei modi concessi dalla legge. In tal proposito è bene sapere che tutti i lavoratori subordinati devono cessare l’attività lavorativa per poter ricevere la pensione di vecchiaia, di anzianità o anticipata.

Ciò significa che, a meno di un licenziamento o della scadenza del contratto a tempo determinato, è necessario presentare le dimissioni. Queste sono sempre obbligatorie vista l’imposizione di cessare l’attività lavorativa almeno fino alla data di decorrenza della pensione, fatta eccezione per i lavoratori autonomi e parasubordinati.

Le modalità di rassegnazione delle dimissioni al datore di lavoro non sono quindi differenti in caso di pensione. Bisogna quindi seguire le regole di riferimento per le dimissioni volontarie, che di norma prevedono l’invio telematico per i dipendenti privati. I dipendenti pubblici devono inoltre far riferimento alla propria Amministrazione per seguire la procedura in modo corretto e adempiere a eventuali altri obblighi relativi alle dimissioni e/o alla cessazione del lavoro per pensionamento.

È comunque bene sapere che le dimissioni devono essere rassegnate entro l’accesso alla pensione, anche per chi immagina di dover continuare a lavorare, tenuto a rispettare la pausa lavorativa per dimostrare che la cessazione è effettivamente avvenuta.

Preavviso al datore di lavoro per la pensione

Di regola, chi si avvicina alla pensione deve presentare le dimissioni volontarie con un corretto preavviso al datore di lavoro, necessario a sostituire il lavoratore. Le uniche eccezioni sono rappresentate dai casi in cui la legge contempla le dimissioni senza preavviso e senza sanzioni, come le dimissioni per giusta causa.

Altrimenti, il pensionato sarà chiamato a corrispondere al datore di lavoro l’indennità di mancato preavviso, che corrisponde in genere alla retribuzione che il lavoratore avrebbe percepito se avesse continuato a lavorare quanto dovuto. In tal proposito, la durata del preavviso non è uguale per tutti i lavoratori dipendenti, cambiando in base al contratto individuale e collettivo, tenendo conto anche di parametri come l’anzianità, la qualifica e il livello. Si ricorda, inoltre, che il contratto individuale può derogare ai termini di preavviso collettivi e individuare un tempo differente.

Non rispettando tutto o parte del preavviso, il pensionato subisce la trattenuta direttamente in busta paga dell’indennità. Oltretutto, il datore di lavoro può agire in giudizio per chiedere ulteriori somme a titolo di risarcimento, solo dimostrando e quantificando i danni patiti. Il datore di lavoro, al contrario, può anche rinunciare al preavviso - per esempio se ha già un altro lavoratore pronto a coprire il posto vacante - e corrispondere all’ex dipendente l’indennità sostitutiva. Quest’ultima corrisponde sempre alla retribuzione che il lavoratore avrebbe dovuto percepire continuando l’impiego fino alla scadenza prevista dal preavviso. Si tratta quindi di un obbligo vincolante per entrambe le parti del contratto di lavoro.

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