Preavviso dimissioni, il calcolo dei giorni in base al CCNL

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4 Febbraio 2025 - 17:23

Quanti giorni di preavviso sono necessari in caso di dimissioni volontarie? Ecco tempistiche e modalità da rispettare, con tabelle per ogni CCNL.

Preavviso dimissioni, il calcolo dei giorni in base al CCNL

In caso di licenziamento, il datore di lavoro deve rispettare alcune regole per tutelare la professionalità del dipendente, con tanto di norme previste da contratto. D’altro canto, anche un dipendente che si vuole dimettere non può esimersi dal seguire alcuni step necessari: tra questi, c’è sicuramente il periodo di preavviso.

Ma cosa si intende per preavviso di dimissioni? Si tratta di quel periodo di tempo che deve trascorrere dal momento in cui viene comunicata al datore l’intenzione d’interrompere il rapporto di lavoro e l’ultimo giorno d’impiego effettivo. Una regola fondamentale per garantire la corretta gestione del rapporto di lavoro.

Ma la domanda successiva sarà: come si calcolano i giorni di preavviso? Sono diversi i fattori che entrano in gioco, a cominciare dal tipo di contratto, fino ad arrivare ad anzianità e inquadramento nel CCNL di riferimento. Senza dimenticare eccezioni e variazioni a seconda del settore di appartenenza.

Ecco, allora, quanto preavviso deve osservare il lavoratore in caso di dimissioni a seconda del CCNL e cosa fare per non incorrere in una decurtazione dello stipendio.

Preavviso e dimissioni, ecco come funziona

Il preavviso di dimissioni è un periodo che il lavoratore deve rispettare prima di interrompere il rapporto di lavoro, salvo eccezioni previste dalla legge o dal Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL). Questa norma ha lo scopo di garantire una transizione graduale, consentendo al datore di lavoro di organizzarsi per la sostituzione del dipendente.

L’obbligo di preavviso è regolato dall’articolo 2118 del Codice Civile, che stabilisce che entrambe le parti (datore di lavoro e lavoratore) possono recedere dal contratto, ma con preavviso, a meno che non vi siano giuste cause di cessazione immediata. Il mancato rispetto comporta il pagamento di un’indennità sostitutiva.

Il Decreto Legislativo 151/2015 ha introdotto l’obbligo di comunicare le dimissioni online tramite il portale del Ministero del Lavoro, per contrastare le dimissioni in bianco.

In sostanza, per il dipendente ci sono pochi ma essenziali obblighi da rispettare nel caso in cui voglia dare le dimissioni: mettendo da parte il caso particolare del contratto a tempo determinato - per il quale solitamente non sono ammesse dimissioni - il lavoratore che vuole dimettersi non deve darne giustificazione (a differenza di quanto invece avviene con il licenziamento), ma deve seguire una determinata procedura e rispettare appunto l’obbligo di preavviso.

Detto dell’obbligo della procedura telematica, in caso di mancato preavviso scatta una vera e propria sanzione ai danni del dipendente. D’altronde, l’obiettivo di tale tempo è proprio quello di dare al datore di lavoro la possibilità di cercare e formare un sostituto, potendo contare, nel frattempo, sull’apporto del dipendente dimissionario; è per questa ragione che il preavviso deve essere lavorato ed eventuali interruzioni, come può essere nel caso delle ferie godute durante il preavviso, ne sospendono i termini.

Quanti giorni di preavviso sono necessari per le dimissioni volontarie?

Per il calcolo del preavviso, che vedremo più avanti, e per il rispetto dei giorni necessari, va ricordato che il periodo stesso - anche se in modalità differenti - si applica a tutti i lavoratori dipendenti, con alcune eccezioni.

Per quanto riguarda il numero di giorni di preavviso, invece, sono diversi i fattori che agiscono sulle tempistiche:

  • tipologia di contratto (full-time, part-time, tempo determinato, apprendistato);
  • anzianità di servizio (maggiore anzianità di solito comporta periodi di preavviso più lunghi);
  • livello di inquadramento e qualifica;
  • CCNL di riferimento, che stabilisce regole specifiche per ogni settore.

Sia per il contratto di apprendistato e sia per il contratto a tempo indeterminato, in caso di dimissioni volontarie, è opportuno consultare il CCNL con cui si è assunti per determinare il periodo di preavviso obbligatorio. Per i contratti a tempo indeterminato, inoltre, giocano un ruolo fondamentale anche l’anzianità e la qualifica. Generalmente, i tempi per il preavviso delle dimissioni sono la metà di quelli previsti per il licenziamento, quindi:

  • lavoro full time e massimo 5 anni di anzianità presso lo stesso datore di lavoro: 8 giorni di calendario;
  • lavoro full time e più di 5 anni di anzianità presso lo stesso datore di lavoro: 15 giorni di calendario;
  • lavoro part-time e massimo 2 anni di anzianità presso lo stesso datore di lavoro: 4 giorni di calendario;
  • lavoro part-time e più di 2 anni di anzianità presso lo stesso datore di lavoro: 8 giorni di calendario.

Come calcolare il preavviso delle dimissioni: i tempi da rispettare per ogni CCNL

Come detto, i singoli CCNL potrebbero prevedere dei termini differenti e specifici in base ad anzianità e qualifiche. Quindi, in questi casi i contratti collettivi stabiliscono i periodi di preavviso da rispettare. Ecco alcune indicazioni in base ai principali settori.

CCNL terziario, della distribuzione e dei servizi

Anni di servizio Quadro Giorni di preavviso
5 anni I° Livello 45 giorni
II° e III° livello 20 giorni
IV° e V° livello 15 giorni
VI° e VII° livello 10 giorni
Operatori di vendita 30 giorni
dai 5 ai 10 anni I° livello 60 giorni
II° e III° livello 30 giorni
IV° e V° livello 20 giorni
VI° e VII° livello 15 giorni
Operatori di vendita 45 giorni
oltre i 10 anni I° livello 90 giorni
II° e III° livello 45 giorni
IV° e V° livello 30 giorni
VI° e VII° livello 15 giorni
Operatori di vendita 60 giorni

CCNL Metalmeccanici

Anni di servizio Quadro Giorni di preavviso
5 anni VI° e VII° categoria professionale 2 mesi
IV° e V° categoria professionale 1 mese e 15 giorni
II° e III° categoria professionale 10 giorni
1° categoria professionale 7 giorni
dai 5 ai 10 anni VI° e VII° categoria professionale 3 mesi
IV° e V° categoria professionale 2 mesi
II° e III° categoria professionale 20 giorni
1° categoria professionale 15 giorni
oltre i 10 anni VI° e VII° categoria professionale 4 mesi
IV° e V° categoria professionale 2 mesi e 15 giorni
II° e III° categoria professionale 1 mese
1° categoria professionale 20 giorni

CCNL Commercio

Anni di servizio Quadro Giorni di preavviso
5 anni Quadri e I° Livello 60 giorni
II° e III° livello 30 giorni
IV° e V° livello 20 giorni
VI° e VII° livello 15 giorni
dai 5 ai 10 anni Quadri e I° Livello 90 giorni
II° e III° livello 45 giorni
IV° e V° livello 30 giorni
VI° e VII° livello 20 giorni
oltre i 10 anni Quadri e I° Livello 120 giorni
II° e III° livello 60 giorni
IV° e V° livello 45 giorni
VI° e VII° livello 20 giorni

Periodo di preavviso: cosa deve sapere il dipendente dimissionario

I giorni di preavviso in caso di dimissioni volontarie vanno calcolati secondo le indicazioni date fin qui. Ma, oltre ai tempi e alle modalità di comunicazione, ci sono altri aspetti che richiedono un’attenzione particolare tanto per i dipendenti quanto per i datori di lavoro.

Quando parte il periodo di preavviso?

Per prima cosa, bisogna ricordare che nella maggior parte dei CCNL viene stabilito che il periodo del preavviso decorra dal 1° o dal 16° giorno di ogni mese.

Se il dipendente dimissionario invia la comunicazione in un momento diverso, il calcolo della data del termine del rapporto di lavoro inizia nel momento di decorrenza più prossimo.

Ad esempio, per una comunicazione delle dimissioni inviata il 18 giugno, il periodo di decorrenza scatterà dal 1° luglio dello stesso anno.

Come si contano i giorni di preavviso delle dimissioni

Un’altra domanda che molti si pongono a riguardo è: per il calcolo del preavviso si considerano i giorni lavorativi o quelli di calendario? Un’informazione importante di cui essere a conoscenza per non rischiare di commettere errori di calcolo.

Nella durata del preavviso si tiene conto di tutti i giorni di calendario, compresi quelli non lavorativi. Questo tipo di calcolo favorisce il dipendente che ha fretta di lasciare l’azienda.

Come vedremo meglio di seguito, però, non prestare attività nei giorni solitamente lavorativi interrompe la durata del preavviso.

Il preavviso deve essere lavorato?

La regola vuole che il preavviso debba essere lavorato. Non si può, ad esempio, approfittare di questo periodo per smaltire le ferie residue. A tal proposito, è opportuno sapere che nel periodo di preavviso non vengono conteggiati eventuali giorni di assenza del lavoratore per:

Il periodo di preavviso riparte, dunque, dal giorno di rientro del lavoratore.

Il periodo di preavviso viene retribuito?

Il preavviso viene trattato al pari degli altri giorni lavorativi. Il dipendente ha, dunque, diritto alla normale retribuzione, compresa di tutti gli emolumenti accessori. Durante il preavviso, inoltre, si continuano a maturare ferie, TFR e tredicesima, somme che verranno poi riconosciute alla fine del rapporto di lavoro.

Cosa succede se non si rispettano i giorni del preavviso: sanzioni e conseguenze

Nel caso in cui il lavoratore non rispetti il periodo di preavviso previsto per legge il datore di lavoro ha diritto a richiedere un’indennità di mancato preavviso.

Tale indennità è pari all’importo delle retribuzioni che sarebbero spettate per il periodo di preavviso non lavorato, come stabilito dall’articolo 2118 del Codice Civile.

Pensiamo, ad esempio, a un lavoratore che dovrebbe dare preavviso di 30 giorni ma non lo fa.
Al momento della liquidazione delle ultime competenze a questo viene sottratto un importo pari allo stipendio che sarebbe stato percepito in quei 30 giorni nel caso in cui fossero stati lavorati.

Preavviso dimissioni: quando non esiste (e quando non è dovuto)

Esistono situazioni particolari in cui il periodo di preavviso non è obbligatorio o, addirittura, è assente dal contratto. Questi casi specifici vanno trattati diversamente, soprattutto dal punto di vista del lavoratore.

Periodo di preavviso per i contratti a tempo determinato

Nel contratto a tempo determinato non è previsto il recesso anticipato e di conseguenza non è previsto nemmeno il preavviso. Il rapporto di lavoro può concludersi prima del preavviso di dimissioni solo in caso di accordo di entrambe le parti o in caso di recesso per giusta causa (art. 2119 Codice Civile).

Se, quindi, il lavoratore decide di dimettersi, in mancanza di giusta causa, il datore di lavoro potrà chiedere un risarcimento pari al periodo mancante alla conclusione del contratto. In questi casi cosa fare? Essendo riconosciuta la possibilità di recesso anticipato in caso di accordo di entrambe le parti, il lavoratore dovrà accordarsi con il datore di lavoro.

I casi in cui non è dovuto il preavviso

Come anticipato, ci sono circostanze in cui il lavoratore non è obbligato a rispettare il periodo di preavviso. Può, quindi, non presentarsi al lavoro già nella giornata successiva a quella in cui sono state comunicate le dimissioni.

Ad esempio, non è previsto il preavviso non è dovuto per il recesso di un contratto a progetto, di uno stage o per la fine di una collaborazione coordinata continuativa, come pure nel caso delle già citate dimissioni per giusta causa: in queste situazioni, l’effetto del licenziamento è immediato.

Altra situazione in cui il preavviso non è necessario è quella della lavoratrice che rassegna le dimissioni nel periodo di maternità - vale a dire dal momento in cui viene a conoscenza della gravidanza e fino al compimento dell’anno di vita del figlio.

Non c’è l’obbligo di preavviso, né lato azienda né lato lavoratore, neppure nel caso delle dimissioni rassegnate durante il periodo di prova.

Rinuncia del preavviso

È comunque facoltà del datore di lavoro rinunciare al preavviso di dimissioni, consentendo dunque al lavoratore di cambiare subito lavoro. Si tratta di un accordo tra le parti che va messo per iscritto, con sottoscrizione di entrambi.

Sconsigliamo di credere alla rinuncia del preavviso semplicemente dichiarata per voce. In questo caso, sarebbe la parola del datore di lavoro contro il dipendente. Il rischio è che il datore pretenda - con tutto il diritto di farlo - il pagamento della suddetta indennità di mancato preavviso.

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