Perché i prossimi giorni saranno cruciali (e rischiosi) per l’economia mondiale?

Violetta Silvestri

1 Marzo 2025 - 12:49

L’economia globale alle prese con incertezza e rischi di instabilità in aumento: perché la prossima settimana è così importante?

Perché i prossimi giorni saranno cruciali (e rischiosi) per l’economia mondiale?

Il mondo sull’orlo del baratro? La prossima settimana potrebbe offrire nuovi indizi sui rischi che effettivamente sta correndo l’economia e, in generale, la tenuta della stabilità globale.

Dopo l’inaspettato scontro dinanzi alle telecamere tra Trump Zelensky, che allontana la possibilità di una pace giusta, condivisa, duratura nel breve periodo, le minacce di instabilità si sono moltiplicate. L’Unione Europea è alle prese con il difficile compito di districarsi tra i dannosi dazi trumpiani, la ricerca di fondi per aumentare la spesa per la difesa, la formazione di un fronte davvero compatto per la sfida politica lanciata dai metodi poco ortodossi e rassicuranti del presidente USA.

Nel frattempo, la stessa potenza statunitense comincia a mostrare qualche crepa nella solidità economica. Il deficit commerciale delle merci degli Stati Uniti si è ampliato drasticamente a gennaio, raggiungendo un record, poiché le importazioni sono aumentate in vista delle tariffe promesse dal presidente. La spesa dei consumatori negli Stati Uniti si è indebolita e inoltre, un rallentamento nei servizi, se prolungato, potrebbe sollevare preoccupazioni sulla resilienza dell’economia.

In quadro politico ed economico sempre più incerto, complesso, imprevedibile, la settimana prossima è già valutata come cruciale. Alcuni eventi chiave potrebbero peggiorare il sentiment di instabilità.

Trump e i dazi, cosa accadrà?

La guerra commerciale scatenata da Trump svelerà nuove puntate? “Prendetelo sul serio... ma non alla lettera” sembra essere il consiglio che i potenziali sostenitori del presidente danno a chiunque si chieda perché la reazione del mercato ai messaggi spesso confusi del tycoon sui dazi sia diventata sempre più tiepida.

Il 4 marzo entrerà in vigore una tariffa del 25% su Messico e Canada, mentre la Cina riceverà un ulteriore 10% in aggiunta al 10% entrato in vigore il 4 febbraio.

Trump ha dichiarato che applicherà un aumento del 25% sulle importazioni europee di “automobili e quant’altro”, il che ha fatto scendere l’euro dai massimi di un mese e danneggiato le azioni della regione.

E l’incertezza sta aumentando. Il “Trump bump” alla crescita su cui gli investitori avevano puntato non sembra verificarsi e la realtà delle tariffe diffuse sulle importazioni di qualsiasi cosa, dagli avocado ai materiali edili, sta iniziando a colpire nel segno. E ad aumentare in clima bellico e non cooperativo.

La resilienza USA si indebolisce

Altro fronte incerto è quello dell’andamento dell’economia USA.

I dati sull’occupazione negli Stati Uniti del 7 marzo giungono in un momento in cui indicatori preoccupanti sull’attività imprenditoriale e sulla fiducia dei consumatori sollevano dubbi sull’economia e sulla spinta dell’amministrazione Trump a tagliare la forza lavoro federale.

Secondo un sondaggio Reuters, il report sulle buste paga di febbraio dovrebbe mostrare un aumento di 133.000 posti di lavoro. La crescita delle buste paga è rallentata a 143.000 posti di lavoro a gennaio, al di sotto delle stime, ma il tasso di disoccupazione si è attestato al 4,0%, il più basso da maggio.

Nel frattempo, l’amministrazione del presidente Trump ha accelerato i lavori preparatori per i licenziamenti su larga scala, mentre lo “zar del ridimensionamento” Elon Musk si è impegnato a muoversi rapidamente per tagliare la spesa. Decine di migliaia di dipendenti del governo degli Stati Uniti sono stati licenziati nelle ultime settimane, secondo un conteggio di annunci della Reuters che traccia il piano di Trump di ridurre la forza lavoro federale.

Intanto la Cina...

Mercoledì 5 marzo avrà inizio l’attesissima riunione dell’Assemblea nazionale del popolo cinese (ANP): sarà l’occasione per i decisori politici di svelare i principali obiettivi economici, di bilancio e politici per l’anno a venire.

Nonostante l’incertezza sui dazi di Trump e le crescenti tensioni sino-americane, si prevede che Pechino manterrà il suo obiettivo di crescita del 2025 a circa il 5%, sebbene un sondaggio Reuters abbia mostrato che gli economisti si aspettano il 4,5% quest’anno.

Nel frattempo, è probabile che l’obiettivo di inflazione venga abbassato poiché le pressioni deflazionistiche persistono nella seconda economia più grande del mondo.

Ci si aspetta anche un maggiore sostegno fiscale. Le autorità cinesi stanno cercando di incrementare i consumi e sostenere la crescita, anche se ciò probabilmente comporterà un ampliamento del deficit di bilancio al 4% del PIL, il più alto mai registrato.

BCE sotto i riflettori

Si prevede che la BCE taglierà nuovamente i tassi giovedì.

Gli investitori prevedono che entro la fine dell’anno i tassi di interesse saranno tagliati di 85 punti base: tre riduzioni e la possibilità di una quarta per portare il tasso di riferimento vicino al 2%. Ma in un segno di incertezza, i trader si aspettano meno del 70% di possibilità di un taglio ad aprile.

I decisori politici sembrano equamente divisi: un importante “falco” ha addirittura messo in dubbio che la politica della BCE sia ancora restrittiva.

I rischi tariffari statunitensi, un nuovo governo tedesco, un incerto cessate il fuoco in Ucraina e un aumento previsto della spesa per la difesa potrebbero influenzare il ritmo dei tagli nei prossimi mesi.

Guerra o cessate il fuoco? Conflitti in bilico

La prima fase del cessate il fuoco temporaneo tra Israele e Hamas giunge al termine sabato 1° marzo, senza che sia ancora stato tracciato un percorso chiaro su come le due parti possano uscire dalla guerra che ha segnato la regione per quasi un anno e mezzo.

I negoziatori israeliani diretti al Cairo cercano di estendere una prima fase di cessate il fuoco, con l’apparente scopo di garantire il rilascio di altri ostaggi e ritardare qualsiasi accordo finale sul futuro di Gaza. Hamas afferma di essere pronto per i colloqui della seconda fase e il ritiro completo delle forze israeliane.

Giovedì Trump ha affermato che erano in corso “colloqui piuttosto buoni” riguardo a Gaza, ma ha offerto pochi dettagli. Il conflitto devastante ha riverberato sui mercati energetici, così come su azioni e obbligazioni nella regione. Molto dipenderà dall’esito dei negoziati.

Sull’Ucraina regna l’incertezza più totale dopo la scena del litigio in pubblico tra il presidente USA e quello ucraino. A questo punto, tutti gli scenari sembrano possibili.

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