Il rendimento del Trasury decennale Usa è schizzato al 5%, intimorendo mercati e investitori. Perché questo livello di rendimento fa paura e cosa può accadere.
I rendimenti dei titoli del Tesoro al livello sono schizzati al livello più alto dal 2007, portando altre turbolenze nei mercati e nel sentiment degli investitori.
Nel dettaglio, il rendimento del Treasury decennale - che si muove in modo inverso rispetto al prezzo - ha toccato brevemente il 5% nella tarda serata di giovedì, un livello visto l’ultima volta nel 2007. Le aspettative che la Federal Reserve mantenga i tassi di interesse elevati e le crescenti preoccupazioni fiscali negli Stati Uniti sono tra i fattori che hanno guidato il balzo.
Le conseguenze non si sono fatte attendere, considerando che il mercato dei titoli del Tesoro da 25mila miliardi di dollari è considerato il fondamento del sistema finanziario globale. L’S&P 500 è sceso di circa il 7% rispetto ai massimi dell’anno, poiché la promessa di rendimenti garantiti sul debito pubblico statunitense allontana gli investitori dalle azioni. Itassi ipotecari, nel frattempo, sono ai massimi da oltre 20 anni, pesando sui prezzi degli immobili.
Da evidenziare che la volatilità delle azioni e delle obbligazioni statunitensi è esplosa nelle ultime settimane poiché le aspettative sulla politica della Fed sono cambiate. Anche la previsione di un’impennata della spesa pubblica in deficit e dell’emissione di debito per coprire tali spese ha innervosito gli investitori.
Il salto dei rendimenti dei titoli del Tesoro Usa fa paura: tutti i rischi per la finanza mondiale in 4 punti.
1. Azioni
Gli analisti di Reuters hanno messo in evidenza in una sintetica analisi cosa ci si può aspettare sui mercati se il Treasury decennale Usa rende il 5%.
Rendimenti più elevati dei titoli del Tesoro possono frenare l’appetito degli investitori per azioni e altre attività rischiose, inasprendo inoltre le condizioni finanziarie poiché aumentano il costo del credito per aziende e privati.
Per esempio, con gli investitori che gravitano verso i titoli del Tesoro, dove alcune scadenze attualmente offrono ben oltre il 5% agli investitori che detengono le obbligazioni fino alla scadenza, i titoli ad alto dividendo in settori come i servizi di pubblica utilità e il settore immobiliare sono stati tra i più colpiti.
Da evidenziare anche il tonfo di Tesla, nella sua peggiore performance dell’anno. Elon Musk ha avvertito che gli alti tassi di interesse potrebbero indebolire la domanda di veicoli elettrici, cosa che giovedì ha fatto crollare le azioni del settore.
2. Dollaro
Il dollaro Usa è avanzato in media di circa il 6,4% rispetto alle altre valute del gruppo G10 da quando l’aumento dei rendimenti del Tesoro ha accelerato a metà luglio. L’indice del dollaro, che misura la forza del dollaro rispetto alle sei principali valute, si trova vicino al massimo di 11 mesi.
Un biglietto verde più forte contribuisce a inasprire le condizioni finanziarie e può danneggiare i bilanci degli esportatori e delle multinazionali statunitensi. A livello globale, ciò complica gli sforzi delle altre banche centrali per contenere l’inflazione spingendo al ribasso le loro valute.
3. Mutui
Il tasso di interesse sul mutuo trentennale a tasso fisso – il mutuo immobiliare più popolare negli Stati Uniti – è salito ai livelli più alti dal 2000, danneggiando la fiducia dei costruttori edili e mettendo sotto pressione le richieste di mutui.
In un’economia altrimenti resiliente, caratterizzata da un forte mercato del lavoro e da una robusta spesa al consumo, il mercato immobiliare si è distinto come il settore più colpito dalle azioni aggressive della Fed per raffreddare la domanda e ridurre l’inflazione.
Le vendite di case esistenti negli Stati Uniti sono scese ai minimi da 13 anni a settembre.
4. Spread creditizi
Con l’aumento dei rendimenti dei titoli del Tesoro, gli spread del mercato del credito si sono ampliati con gli investitori che richiedono un rendimento più elevato su attività più rischiose come le obbligazioni societarie.
Gli spread creditizi sono esplosi quest’anno dopo la crisi bancaria, per poi ridursi nei mesi successivi.
© RIPRODUZIONE RISERVATA