Perché in Italia manca l’acqua?

Luna Luciano

26/06/2022

Manca l’acqua in Italia. L’emergenza idrica è ormai un problema stringente. Numerose le Regioni che chiedono a gran voce al governo lo Stato d’emergenza. Ma come si è arrivati a questo punto?

Perché in Italia manca l’acqua?

La siccità morde e in Italia manca l’acqua. Al momento sono la pianura padana e l’Appennino centrale le due zone del Paese in maggiore sofferenza idrica, ma è la Sicilia la regione che corre un concreto rischio di desertificazione. La portata del fiume Po ha poi raggiunto il minimo storico di 320 metri cubi al secondo contro una media compresa tra i 1400-2000 metri cubi al secondo.

È questo il quadro di un’Italia che soffre a causa dell’aumento delle temperature e delle mancate piogge autunnali. Inoltre, le previsioni meteo non lasciano ben sperare a precipitazioni copiose in futuro. Ci si presenta davanti agli occhi una realtà arida e preoccupante, tanto che le Regioni incalzano affinché si abbrevino i tempi, chiedendo al Governo l’immediata dichiarazione dello stato di emergenza, per accedere alle risorse e per gestire la crisi.

È infatti probabile che lo stato di emergenza venga proclamato nelle prossime settimane, dopo che la Protezione civile avrà presentato i dati tecnici. Davanti a una simile situazione, con intere Regioni che risentono della mancanza d’acqua, è naturale domandarsi in che modo e perché manchi l’acqua in Italia. Ecco tutto quello che c’è da sapere.

Perché in Italia manca l’acqua: la siccità è uno dei sintomi della crisi climatica

Siccità e mancanza d’acqua. L’emergenza climatica comincia a mostrare il suo vero e spaventoso volto all’Italia. L’emergenza idrica e il rischio che inizi a scarseggiare l’acqua potabile in alcune zone del Paese sono solo alcuni dei primi tangibili effetti del riscaldamento globale.

Petrolio, gas e carbone sono i principali responsabili del riscaldamento globale, come ha spiegato la climatologa Aglaé Jezequel. Secondo gli esperti, il caldo torrido e le condizioni meteorologiche estreme rischiano infatti di trasformarsi gradualmente nella normalità, specialmente se le istituzioni internazionali non agiranno per arginare il prima possibile il cambiamento climatico.

Infatti, per contrastare la siccità non basteranno di certo gli isolati temporali estivi, previsti nelle prossime settimane in Lombardia e anche in altre regioni. E anche se si dovessero registrare precipitazioni intense, ma localizzate, questo non cambierebbe la situazione, il fiume Po non aumenterebbe di certo la sua portata, oggi ai minimi storici. In ogni caso – come spiegato dagli esperti - i temporali estivi difficilmente potrebbero incrementare in maniera sensibile le riserve idriche, inferiori già del 30-35% a quelle medie del periodo.

A questo dato bisogna poi aggiungere quello delle elevate temperature di luglio e agosto, le quali dovrebbero essere superiori di almeno un grado rispetto alla media. Con i consumi d’acqua in aumento nel periodo estivo, purtroppo ci sono tutte le ragioni che l’Italia dichiari presto lo Stato di emergenza per poter garantire risorse utili a gestire la crisi. È solo questione di tempo.

Perché in Italia manca l’acqua: la mancata manutenzione della rete idrica

L’emergenza idrica è ormai un problema stringente ed è essenziale, come ricordato dalle istituzioni locali, che l’acqua non vada sprecata. E se il consiglio dei Ministri è in attesa dei dati tecnici che la Protezione sta raccogliendo, è pur vero che, come segnalato da giornalisti ed esperti, non è la prima volta che in Italia manca l’acqua.

Oltre al riscaldamento globale, infatti, c’è un’altra grave causa che concorre all’attuale emergenza idrica nella penisola ed è la mancata manutenzione della rete idrica. Ogni anno infatti si torna a discutere della quantità di acqua dispersa nel sottosuolo dalle tubature, problema che nei periodi di siccità provoca ingenti danni all’economia. Eppure dopo le prime piogge torrenziali, le istituzioni non hanno mai adottato dei provvedimenti per risolvere la situazione.

Per poter far fronte all’attuale emergenza idrica, però, è ormai necessario un intervento strutturale, come spiegato da Massimiliano Fazzini, climatologo dell’Università di Ferrara e responsabile del team “rischio climatico” della Società italiana di geologia ambientale. Ogni anno infatti disperdiamo circa il 39% d’acqua, con punte del 55% al Sud, e questo solo per non aver «efficientato la rete idrica».

In effetti una corretta manutenzione - secondo le stime Arera - dovrebbe prevedere il ricambio dell’intera rete idrica ogni 40 anni; un ricambio che dovrebbe avvenire gradualmente nelle decadi. Il tasso di ricambio della rete idrica dovrebbe essere pari al 2,5% annuo, eppure attualmente il tasso di cambio annuale è pari solo allo 0,5%; ciò significa che per aggiornare completamente la rete idrica nazionale dovrebbero essere impiegati circa 200 anni. Un periodo di tempo troppo lungo rispetto alla stringente emergenza idrica: il riscaldamento globale non aspetta nessuno.

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