Le tensioni geopolitiche in Medio Oriente che hanno spinto il prezzo dell’oro oltre i 2.000 dollari l’oncia si stanno attenuando. Ora il prezzo sta scendendo: ecco perché.
L’oro sta scendendo a causa del rafforzamento del dollaro USA e di una diminuzione degli investimenti rifugio. Tuttavia, per comprenderne appieno le ragioni del ribasso, è importante contestualizzare l’andamento sui mercati globali.
Attualmente, si osserva un clima di ottimismo sui mercati azionari europei e statunitensi, segnalando un sentimento positivo tra gli investitori. Questo trend sembra essere influenzato da diversi fattori, tra cui il progressivo attenuarsi delle tensioni geopolitiche dopo l’attentato in Israele avvenuto a ottobre, che aveva spinto il prezzo dell’oro da circa 1.815 a poco più di 2.000 dollari per oncia in un breve lasso di tempo. La volatilità dell’oro è cresciuta in modo significativo durante questo periodo, con un picco del 16% nella volatilità implicita a un mese, che tuttavia è successivamente scesa al 12%.
Secondo Peter Kinsella, Global Head of Forex Strategy di UBP, il calo della volatilità implicita indica una riduzione della percezione del rischio tra gli investitori. Al momento, non sembrano preoccupare tanto le tensioni locali a preoccupare, quanto la possibilità di conflitti più ampi e diffusi. Di conseguenza, l’analista si aspetta che l’oro possa attestarsi a circa 1.900 dollari l’oncia.
Un altro fattore da tenere in considerazione è il premio dell’oro rispetto ai rendimenti reali dei titoli del Tesoro USA a 10 anni (TIPS). Nonostante i rendimenti dei TIPS siano diminuiti nelle ultime settimane, restano superiori al 2%. In un contesto di rendimenti reali positivi e stabili, l’oro potrebbe incontrare difficoltà a registrare aumenti rispetto ai livelli attuali.
Tuttavia, c’è una nota positiva per il mercato dell’oro: le banche centrali continuano ad incrementare le loro posizioni nel metallo prezioso. Nel corso dei primi nove mesi dell’anno, hanno acquistato circa 800 tonnellate di oro, segnando un aumento del 14% rispetto al 2022, che era stato un anno record per gli acquisti di oro da parte delle banche centrali, superando le 1.000 tonnellate. Questo costante interesse potrebbe contribuire a sostenere il valore dell’oro nonostante i fattori che altrimenti ne causerebbero il deprezzamento.
Oro: strategie operative con i Turbo Certificates di UniCredit
Il prezzo dell’Oro è sceso di oltre 3 punti percentuali dai massimi di fine ottobre e oscilla oggi in una fascia di scambio ristretta. Attualmente, il prezzo dell’oro si aggira intorno all’area di 1.955 dollari, poco sopra i minimi di ieri. La correzione potrebbe tuttavia estendersi verso i primi supporti orizzontali a 1.940-1.945 dollari prima di assistere a un tentativo di rimbalzo. Oltre 1.978 giungerebbe un segnale positivo prologo al ritorno sui 2.000 dollari e oltre. Sotto 1.940 rischio invece di rivisitazione di area 1.910 e più sotto del supporto critico a quota 1.810.
Per operare long sull’oro potrebbe aver senso utilizzare un certificato Turbo Open End di Unicredit con ISIN DE000HB8PFA9. Il certificato ha come sottostante l’Oro e presenta una barriera distante attualmente il 19%.
Per operare Short, invece, potrebbe essere appropriato utilizzare il certificato Turbo Open End Short di Unicredit con ISIN DE000HC5R4E5, avente una barriera distante il 18,12% e come sottostante l’Oro.
Ricordiamo che tale barriera corrisponde a un vero e proprio stop loss, intrinseco nel prodotto, toccato il quale si genera automaticamente la chiusura della posizione.
I certificati Turbo Open End di Unicredit, inoltre, eliminano il problema del limite temporale dall’investimento senza però mantenere la presenza del fastidioso effetto compounding. Sono comunque strumenti finanziari complessi: per le operazioni di trading resta importante settare uno stop loss sulla base delle proprie esigenze e delle giuste regole di money management.
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