Perché Matteo Salvini vuole il ministero della famiglia (e a cosa servirà)

Chiara Esposito

8 Ottobre 2022 - 21:24

La Lega punta a un Ministero che gestisca la natalità: motivi, opportunità e insidie di questa proposta.

Perché Matteo Salvini vuole il ministero della famiglia (e a cosa servirà)

Nel toto ministri del futuro Governo il centrodestra fino ad ora è apparto in fermento e si sono avvicendate sul caso dichiarazioni sparse ricche di incertezza sulle decisioni da prendere. La guida della coalizione, Giorgia Meloni, cercherà di certo di imporre la propria visione ma un ruolo per Salvini ci dovrà pur essere. Il problema è proprio questo: quale sarà?

Dobbiamo tener conto del fatto che non ci sono ancora certezze e che fino a pochi giorni fa circolavano solo alcuni voci sul Viminale ma, a onor del vero, il 7 ottobre qualcosa forse si è iniziato a muovere. Da un incontro a porte chiuse a Saronno sono emersi infatti interessi spiccati da parte del partito verso la gestione dei temi della famiglia e della natalità con un chiaro posizionamento operativo all’interno del nuovo apparato dell’esecutivo. Si parla del Ministero della Famiglia, una proposta di rivisitazione dell’attuale istituzione delle «Pari Opportunità e la Famiglia».

Ci troviamo infatti davanti ad una prima chiara manifestazione d’interesse da parte del leader della Lega, sostenuta anche da varie fonti interne alla cerchia. Le motivazioni addotte vanno però contestualizzate dando spazio anche alle perplessità che giungono dal fronte del centrosinistra e da alcuni opinionisti.

Le intenzioni di Salvini

L’annuncio arriva a seguito dell’Assemblea provinciale della Lega a Varese, in uno spazio di riunione che alcune testate hanno metaforicamente equiparato ad un bunker. La sala comunale Aldo Moro era infatti presidiata dalle forze dell’ordine con un folto servizio di sicurezza interno a raddoppiare il controllo degli accessi. Ciò significa niente giornalisti e tende chiuse nonché auto dai vetri oscurati per il leader e per Giancarlo Giorgetti.

Da questo clima di conclave ne è uscito un segretario determinato come conferma all’ANSA il capogruppo leghista al Senato Massimiliano Romeo che dice come «con questo governo si spera di concretizzare i progetti che in Parlamento abbiamo più volte sostenuto, cercando di seguire l’esempio delle politiche del Trentino Alto Adige, la Regione che ha l’indice di natalità più alto».

Il tema della natalità insomma viene prospettato come una «emergenza nazionale», una visione senz’altro realistica che potrebbe far gioco nell’ottenimento della posizione auspicata. Salvini però sembra averla posta sotto una luce un po’ banalizzante:

«Bisogna tornare a mettere al mondo figli senza tanti problemi».

Sul fronte della tenuta non sembrano esserci spaccature interne visto che fonti della Lega fanno poi sapere che «non ci sono veti di alcun tipo su Matteo Salvini, il cui ottimo lavoro ai tempi del Viminale non è in discussione».

Una buona idea da maneggiare con cura

Al sol nominare un Ministero della Famiglia le polemiche si sollevano.
Domani titola un pezzo di Matteo Rizzoli «Il ministero della natalità è una buona idea che non deve finire in mano a Salvini». Una posizione forte che affonda le radici nelle possibili chine che potrebbe prendere la guida leghista di un ministero tanto cruciale come quello delle politiche familiari.

L’autore del pezzo infatti chiarisce bene la centralità del tema nel quadro sociale italiano:

«L’idea che si menzioni la natalità nel nome di un ministero sarebbe una chiara indicazione dell’agenda politica da perseguire, così come è stato, per la scorsa legislatura, l’istituzione del ministero della Transizione ecologica. Che ci sia la necessità di cambiare passo sul tema l’ha detto l’Istat qualche giorno fa pubblicando il report sulle previsioni demografiche del paese che stima al 2070 una popolazione di 47,7 milioni di residenti (contro gli attuali 59,2).»

Rincara poi la dose Nadia Palazzolo che nella sezione opinionisti di Today si pone il problema sull’ideale di famiglia che i leghisti avrebbero come riferimento:

«La dicitura però è»Famiglia e natalità«. Un dubbio sorge: quale famiglia? Quella tradizionale mamma e papà? O meglio, solo quella?»

Elena Bonetti, proprio nel Dipartimento per le Pari Opportunità, si era infatti fatta portavo della Strategia nazionale LGBT+ 2022-2025, un documento «per fornire misure e azioni concrete per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere». Cosa succederebbe con questo cambio di passo a queste iniziative?

Capiamo insomma come la critica mossa all’iniziativa leghista sia sfaccettata e per certi versi anche legittima ripensando, ad esempio, all’affossamento del ddl Zan. Riconoscendo da un lato la crucialità del tema in breve forte e pressante è la problematicità del volto che vorrebbe associarsi ad esso.

Nel frattempo, si avvicendano anche scontri politici sull’effettiva solidità del governo che verrà con Salvini che risponde prontamente al segretario del Pd sulla tenuta del governo di centrodestra tramite un post su Facebook:

«Letta: ’Il governo cadrà presto e chiederemo elezioni anticipate’. Enrico stai sereno, gli Italiani hanno scelto e per cinque anni il centrodestra guiderà questo splendido Paese. Si chiama democrazia».

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