La pandemia sta rendendo necessario un ruolo più forte dello Stato nell’economia italiana. Diversi commentatori evidenziano i rischi di questo maggiore interventismo.
Nello scenario post-pandemia il principale rischio è legato ad un eccessivo interventismo pubblico. È quanto ha detto il presidente di Banco BPM, Massimo Tononi, a margine dell’M&A Awards della scorsa settimana .
Secondo il banchiere infatti, una maggiore presenza dello Stato nelle imprese strategiche come Autostrade, Alitalia ed Enel (e il probabile ingresso nella «partita» per Borsa italiana) potrebbe creare incentivi perversi del management distaccando il loro operato dall’interesse dell’imprese.
Le sue parole fanno il paio con quelle del saggista e ex senatore Debenedetti, secondo cui rischiamo una deriva socialista, e con quelle del giornalista Stefano Righi che, sul Corriere della Sera, ha evidenziato uno stato sempre più invadente, che prende tanto e toglie spazio ai privati.
Lo Stato Imprenditore che ad alcuni non piace
Intervieni solo quando c’è un problema, altrimenti stai lontano, concentrati sul trovare le risorse per le imprese e lascia che questo settore faccia quello che deve fare, creare valore.
E’ quanto sostenuto dall’economista Mariana Mazzucato nel suo libro «Il Valore di tutto: chi lo produce e chi lo sottrae nell’economia globale» per descrivere il pensiero di chi è contro un ruolo forte dello Stato in Economia.
Parte del mondo imprenditoriale sembra essere d’accordo con questo passaggio. Nonostante, infatti, il forte favore da parte sia dell’opinione pubblica che del mondo della politica sul potenziamento dello stato all’interno delle imprese strategiche, i timori legati ad uno Stato-padrone nello scenario post pandemia sono reali.
Uno Stato troppo «invadente» potrebbe compromettere un’efficiente allocazione di risorse favorendo legami più stretti con il mondo politico. Si tornerebbe al passato, secondo alcuni, sotto l’egida della «Cassa Depositi e Prestiti» (il cui ruolo si è largamente ampliato negli ultimi anni che ad alcuni sembra ricordare il vecchio «IRI») con la funzione di azionista di stato.
Questo comporterebbe dei rischi
Se la funzione della CDP fosse quella di azionista paziente, che salva le imprese partecipate da possibili fallimenti, finirebbe per ricoprire un ruolo di investitore istituzionale (che in Italia manca). Se invece l’operato della CDP si spinge oltre, le cose cambiano.
I soldi raccolti da CDP sono, infatti, dei contribuenti e dei risparmiatori postali. Queste risorse possono essere utili per sostenere le imprese italiane nel breve termine (soprattutto nella fase di mercato attuale in cui il mondo imprenditoriale è un po’ in difficoltà), ma non nel lungo (come la storia ci insegna).
Perciò, attenzione a monitorare l’utilizzo dei fondi da parte di CDP: se l’Istituto Italiano investe male i soldi di cui è depositario, dovrebbero essere presi dei provvedimenti al fine di tutelare sia i contribuenti che i depositanti.
Da monitorare, inoltre, è la possibilità da parte dello Stato di esercitare il Golden Power (Cos’è il Golden Power? La guida completa) e le Poison Pills (strumenti che permettono di aumentare il numero di azioni in circolazione per rendere i takeover più onerosi).
Sebbene queste misure siano utili per evitare che le imprese cadano sotto la gestione di soggetti inadeguati, esse potrebbero essere delle «armi» che, messe in mano pubblica, rafforzerebbero il ruolo dello stato nel sistema imprenditoriale italiano.
Lo stato, sempre più presente nella Governance e nella gestione del panorama imprenditoriale italiano, potrebbe portare, tramite le nomine negli organi di controllo, a un legame più stretto con il mondo della politica.
Lo Stato però può essere utile all’impresa
Nonostante il forte dissenso da parte del mondo imprenditoriale italiano, lo stato può essere utile all’impresa.
Lo stato, infatti, oltre a «prevenire» i fallimenti di mercato delle imprese, evitando delle ricadute anche rilevanti sulla società, in alcuni Paesi, ha favorito lo sviluppo di tecnologie come Internet e ha favorito lo sviluppo della Silicon Valley. Da dove iniziare per rendere «utile» lo Stato per il mondo imprenditoriale?
Per uno Stato utile il ruolo di arbitro deve essere fondamentale. Da garantire sarebbe, infatti, l’equità di trattamento tra i soggetti senza che ci sia una preferenza per un soggetto nei confronti di altri.
Questo periodo potrebbe essere un banco di prova per un nuovo ruolo dello Stato nell’Economia. Il Covid-19 richiederà, infatti, una revisione approfondita del modo in cui gli investimenti pubblici interagiscono con quelli privati.
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