Petrolio affonda: il motivo è in Cina

Violetta Silvestri

11/04/2022

Il prezzo del petrolio inaugura la settimana in netto calo: le quotazioni perdono circa il 2%. La spinta al ribasso viene dalla Cina, alle prese con lockdown e stime cupe per la domanda di greggio.

Petrolio affonda: il motivo è in Cina

Prezzo del petrolio osservato speciale oggi, 11 aprile.

Le quotazioni sono scese di oltre 2 dollari al barile, dopo un secondo calo settimanale: i membri dell’Aie hanno annunciato l’intenzione di rilasciare un volume record di greggio e prodotti petroliferi, mentre il blocco della Cina è continuato.

Il declino del petrolio si sta acutizzando proprio mentre la recrudescenza del virus cinese peggiora, sollevando preoccupazioni per la domanda del più grande importatore di greggio del mondo.

Petrolio in calo: il problema è la domanda cinese

I futures del West Texas Intermediate sono scesi sotto i 97 dollari al barile dopo essere saliti del 2,3% venerdì, il primo guadagno in quattro sessioni. Al momento in cui si scrive, i contratti WTI scambiano a 96,72 dollari al barile, con un calo dell’1,97% e il Brent viaggia sui 101,40 dollari al barile, segnando un -1,10%.

Il focus per il greggio si sta concentrando in Cina.I casi di virus continuano ad aumentare a Shanghai e non c’è chiarezza su quando verranno revocate le restrizioni. La riacutizzazione ha portato a interruzioni nei porti e ha spinto alcune raffinerie a ridurre le tariffe operative.

Inoltre, la metropoli meridionale di Guangzhou sta implementando una serie di restrizioni e la Cina sta lottando per fermare la diffusione della variante altamente infettiva Omicron mentre persegue la sua strategia Covid-Zero.

“Ora stanno aumentando i timori che se l’onda Omicron della Cina si diffonderà ad altre città, la sua politica vedrà blocchi estesi di massa, che avranno un impatto negativo sia sulla produzione industriale che sui consumi interni”, ha affermato Jeffrey Halley, analista di mercato senior di OANDA.

In questo scenario, gli analisti petroliferi stanno continuando a tagliare le loro previsioni sulla domanda di petrolio.

Inoltre, i Paesi membri dell’Agenzia internazionale per l’energia rilasceranno 60 milioni di barili nei prossimi sei mesi, con gli Stati Uniti che già avevano annunciato il rilascio di 180 milioni di barili a marzo.

Le mosse mirano a compensare una carenza di greggio russo dopo che Mosca è stata colpita da pesanti sanzioni in seguito all’invasione dell’Ucraina.

Il petrolio resta quindi in balia di una domanda compromessa dal Covid cinese e da un’offerta che oscilla tra riserve in rilascio e stretta in Russia.

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