Abbandonare il mercato russo sarà particolarmente costoso per le maggiori compagnie petrolifere. Secondo i calcoli del Wall Street Journal, il conto per le quattro maggiori società si attesta a quasi 40 miliardi di dollari.
Dopo 32 anni, McDonald’s ha fatto sapere che lascerà la Russia vendendo il business ad una società locale. Uno stop alle attività è stato deciso anche da Starbucks e da Yum Brands (Kfc e Pizza Hut).
La francese Renault ha comunicato che venderà il 68% detenuto in AvtoVAZ ad un’entità controllata dallo Stato. British American Tobacco, Heineken, Citigroup, Deutsche Bank, Goldman Sachs, Jp Morgan e Société Generale e tante altre hanno fatto sapere che usciranno dal Paese.
Sospensioni sono state annunciate, tra gli altri, da Adidas, Netflix, Uniqlo, H&M, Ikea, Nestlè, Nike e Unilever. Attività ridotte anche per Amazon Web Services, Apple, Google e tante altre.
Ovviamente si tratta di operazioni che presentano costi, spesso particolarmente ingenti. Il record è probabilmente appannaggio del comparto petrolifero che, se da un lato capitalizza il +50% messo a segno dal Brent nell’ultimo anno, dall’altro si trova a pagare un conto particolarmente salato: secondo il Wall Street Journal, il settore si troverà a fronteggiare oneri, tenendo presente solo le quattro maggiori compagnie, per 38 miliardi di dollari.
BP: l’uscita dalla Russia costerà oltre 25 miliardi
In relazione alla vendita degli asset russi, ed in particolare del 20% detenuto in Rosneft (dalla quale nel 2021 sono arrivati dividendi per 640 milioni di dollari), BP ha fatto sapere che metterà a bilancio svalutazioni per circa 25,5 miliardi di dollari.
Grafico The Hustle su dati Wall Street Journal
Shell ha comunicato che l’abbandono della joint ventures con Gazprom costerà, solo per quanto riguarda il primo trimestre, tra i 4 ed i 5 miliardi di dollari.
Perdita simile per TotalEnergies (4,1 miliardi), che per il momento vuole solo ridurre la presenza nel Paese, ed Exxon Mobil (3,4 miliardi), coinvolta in importanti progetti relativi gas e petrolio.
L’isolamento russo è destinato a durare
La sensazione è che, indipendentemente dall’esito delle ostilità, l’invasione dell’Ucraina rappresenterà una decisione che costerà cara alla Russia.
L’isolamento economico non si potrà risolvere in poco tempo: ci vorranno anni, forse decenni, per tornare ad una situazione pre-bellica. Anche se domani dovesse scoppiare la pace, la reputazione del Paese è compromessa, e lo rimarrà ancora per parecchio tempo.
A chi gli chiedeva se un giorno la major britannica tornerà a fare affari in Russia, il chief executive di BP, Bernard Looney, ha ripetuto il piano di uscita dal Paese degli Zar e rilevato che "le nostre intenzioni sono state espresse in maniera incredibilmente chiara”.
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