Petrolio verso i 100 dollari dopo il maxi taglio alla produzione da parte dell’Opec. Cosa succederà ora alle materie prime? Ecco perché lo zucchero sarà sempre più un lusso.
Corre il petrolio con un progresso superiore al 12% nell’ultima settimana. L’Opec+ ha deciso che da novembre taglierà la produzione di petrolio di 2 milioni di barili al giorno. Gli esperti di Goldman Sachs vedono il petrolio oltre i 100 dollari entro fine anno e a 110 dollari nel 2023. Il rialzo del petrolio traina al rialzo anche i prezzi delle materie prime e in particolare quelli dello zucchero.
Nonostante l’improbabile relazione tra le due materie prime, i prezzi dello zucchero e del petrolio sono correlati attraverso la domanda dei rispettivi derivati. Tale situazione potrebbe rendere lo zucchero sempre più un lusso. Vediamo perché.
La relazione tra petrolio e zucchero
Le colture di zucchero, canna o barbabietola possono essere raffinate per offrire due potenziali prodotti finali: zucchero ed etanolo. Quest’ultimo viene utilizzato come biocarburante, miscelato con la benzina per creare carburanti contrassegnati dalla lettera «E» e da numeri che descrivono la percentuale etanolo contenuta.
La miscelazione dell’etanolo con la benzina offre diversi vantaggi:
- aumenta l’efficienza del consumo di benzina in quanto diminuisce la quantità di benzina pura necessaria per alimentare il motore;
- si riducono le emissioni di monossido di carbonio come sottoprodotto del processo di combustione interna;
- le emissioni di anidride carbonica vengono parzialmente compensate dalle colture di materie prime che catturano e utilizzano CO2 durante la crescita.
La decisione su quale prodotto finale produrre è dunque guidata dall’andamento dei prezzi dello zucchero e dell’etanolo. Quando i prezzi dello zucchero sono alti, la produzione devia sullo zucchero per capitalizzare l’opportunità di profitto. Al contrario, quando i prezzi dell’etanolo sono più alti e raggiungono il punto di «parità» rispetto allo zucchero, diventa più redditizia la produzione di etanolo.
L’utilizzo dell’etanolo nella produzione di combustibili misti fa sì che la sua domanda aumenti al crescere della domanda di benzina. In ogni caso, le scelte produttive degli zuccherifici possono influenzare l’intera offerta mondiale e il prezzo dello zucchero.
Perché si riduce l’offerta di zucchero
L’Europa è il terzo produttore mondiale di zucchero dopo Brasile e India, che insieme producono il 59% del totale. Negli ultimi anni, tuttavia, l’Europa ha dovuto aumentare le importazioni, non riuscendo a soddisfare l’intera offerta a causa di una congiuntura sfavorevole dovuta alla guerra, alle condizioni meteo e alla riduzione delle aree seminate. Simile la situazione in Italia dove la produzione soddisfa solo il 20% del fabbisogno nazionale.
In Brasile, tuttavia, l’aumento dei prezzi del petrolio ha indotto molti zuccherifici a deviare la frantumazione della materia prima verso la produzione di etanolo, frenando le forniture di zucchero. In più, le previsioni di stima per il raccolto 2022/2023 sono in calo del 16% a causa di una riduzione delle superfici coltivate e di rendimenti in calo.
L’Europa può dunque compensare con le esportazioni dall’India, aumentate del 57% nell’ultimo anno, ma nel futuro la situazione potrebbe cambiare dopo che il governo indiano ha imposto la miscela E10 (benzina al 90% + etanolo al 10%) come carburante standard nel paese entro il 2022 con l’obiettivo di utilizzare la miscela E20, con una maggiore concentrazione di etanolo, entro il 2025.
Ecco perché lo zucchero sarà sempre più un lusso
Alla luce di quanto detto sopra, se i principali produttori di zucchero destineranno una parte sempre maggiore del raccolto alla produzione di etanolo, riducendo quella di zucchero, aumenterà inevitabilmente la pressione al rialzo sui prezzi di questa materia prima.
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