Petrolio sotto pressione per questi motivi (non solo Medio Oriente)

Violetta Silvestri

21 Febbraio 2024 - 15:37

Il prezzo del petrolio rimane sotto pressione per alcuni fattori chiave che non riguardano solo la situazione in Medio Oriente. Cosa c’entra la Fed con le quotazioni di greggio?

Petrolio sotto pressione per questi motivi (non solo Medio Oriente)

Il prezzo del petrolio oscilla al ribasso e subisce la pressione che stressa anche i mercati finanziari.

Il greggio ha registrato un rallentamento e nel primo pomeriggio di mercoledì 21 febbraio i futures sul WTI scambiano a 77 dollari al barile, mentre il Brent prezza 82,31%, entrambe le quotazioni in lieve diminuzione. Nella mattinata, anche le azioni europee sono scese da un livello vicino al massimo storico a causa degli utili deludenti di alcune delle più grandi società della regione.

Per quanto riguarda l’oro nero, nelle ultime settimane i futures del greggio sono stati sostenuti soprattutto dal calo delle scorte statunitensi e dall’acuirsi delle tensioni geopolitiche. Da inizio 2024 il petrolio è rimasto in un range di negoziazione di 10 dollari, poiché l’altalena di fattori ribassisti e rialzisti ha portato a una volatilità più contenuta.

Nella giornata di martedì 20 febbraio, i contratti Brent e WTI sono scesi dai massimi di quasi tre settimane, in calo rispettivamente dell’1,5% e dell’1,4%. Il premio dei futures Brent con scadenza ad aprile rispetto ai contratti di settembre – noto come Backwardation e segno di un mercato scarsamente rifornito – ha toccato il suo massimo dal 31 ottobre lunedì a 3,64 dollari al barile, anche se da allora si è raffreddato a circa 3,37 dollari.

La politica monetaria Fed e l’evoluzione della guerra in Medio Oriente restano i principali motori delle quotazioni del greggio. Perché il prezzo del petrolio non decolla?

Questi fattori guidano il prezzo del petrolio

I fattori che trainano al momento il prezzo del petrolio sono diversi.

Gli attacchi alle navi nel Mar Rosso e la guerra tra Israele e Hamas hanno aggravato le tensioni in Medio Oriente e aggiunto un premio per il rischio geopolitico ai prezzi. Tuttavia, permangono preoccupazioni circa le prospettive dell’economia cinese e il suo impatto sui consumi, nonché sul ritmo di crescita dell’offerta non OPEC. Inoltre, la possibilità che la Fed lasci ancora per un po’ i tassi invariati - con l’eventualità che possano addirittura risalire - sta impattando sulla materia prima.

Nel dettaglio, i timori che i tagli dei tassi da parte della Federal Reserve potrebbero richiedere più tempo del previsto hanno pesato sulle prospettive della domanda di petrolio. I dati sull’inflazione statunitense della scorsa settimana hanno respinto le aspettative per un imminente inizio del ciclo di allentamento della Fed, con gli economisti intervistati da Reuters che ora prevedono un taglio a giugno.

Tuttavia, gli attacchi degli Houthi contro le navi commerciali nel Mar Rosso e nello stretto di Bab al-Mandab hanno continuato ad alimentare preoccupazioni sui flussi di merci. Attacchi di droni e missili hanno colpito almeno quattro navi dallo scorso venerdì.

La diplomazia in Medio Oriente continua a incontrare battute d’arresto. Martedì Washington ha nuovamente posto il veto al progetto di risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite sulla guerra tra Israele e Hamas, bloccando la richiesta di un immediato cessate il fuoco umanitario. Gli Stati Uniti stanno invece spingendo affinché il Consiglio di Sicurezza adotti una risoluzione che leghi il cessate il fuoco al rilascio degli ostaggi israeliani.

“Si prevede che il prezzo del petrolio continuerà a rimanere entro limiti nel breve termine, nonostante le crescenti tensioni in Medio Oriente”, ha affermato Helge Andre Martinsen, analista petrolifero senior presso DNB Bank ASA. “I dati positivi sulla produzione non-OPEC provenienti da Norvegia e Canada questa settimana, combinati con una prospettiva economica globale debole, contrastano l’effetto delle maggiori tensioni in Medio Oriente”.

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