Prezzi della carta alle stelle, l’intervista al direttore di Assocarta: “Rischio concreto che aziende debbano fermare produzione”

Stefano Rizzuti

10 Marzo 2022 - 16:31

Il costo per produrre la carta schizza alle stelle e di conseguenza anche i prezzi per gli editori. Massimo Medugno, direttore di Assocarta, analizza con Money.it la situazione del settore.

Prezzi della carta alle stelle, l’intervista al direttore di Assocarta: “Rischio concreto che aziende debbano fermare produzione”

Il post-pandemia ha riservato brutte sorprese per molti settori altamente energivori. Tra questi c’è sicuramente quello della carta, tanto che molti editori denunciano non solo l’aumento dei costi ma anche la mancanza di disponibilità del materiale di cui necessitano per le stampe.

Massimo Medugno, direttore di Assocarta, spiega in un’intervista a Money.it quali dinamiche di mercato hanno portato a questi aumenti, quali sono i rischi per il settore e cosa ci si può aspettare nei prossimi mesi.

Qual è la situazione attuale per l’industria della carta? Quanto sono aumentati i costi?
L’industria cartaria è influenzata da due costi importanti: quelli delle materie prime (cellulosa o carta da riciclare) e dall’energia. Sono i primi due costi nella gestione di una cartiera. Da questo punto di vista, da un anno a questa parte, quando si è chiusa la fase più pesante della pandemia, si è cominciato a riaprire e le materie prime hanno subito ripreso i loro prezzi massimi. Da un po’ di tempo a questa parte la cellulosa costa 1.300-1.400 euro la tonnellata: da un punto di vista storico siamo ai massimi, forse non è mai costata così tanto. Anche con gli ultimi dati vediamo che i prezzi sono abbastanza sostenuti. E lo stesso fenomeno è successo con la carta da riciclare, soprattutto quella impiegata negli imballaggi: l’imballaggio è stato molto richiesto soprattutto durante la pandemia, pensiamo per esempio alle consegne.

Poi ci sono i costi energetici...
L’altro costo è quello energetico: effettivamente dall’inizio dello scorso anno, da giugno 2021 i prezzi si sono mossi, poi da ottobre a dicembre sono saliti in rampa di lancio e adesso effettivamente sono molto alti. Teniamo conto che il gas a livello europeo è quotato anche 195 euro mg/h quando 15 mesi fa era 20 euro. Questo ci dà un po’ l’idea. Il gas è importante per l’industria cartaria, l’energia la autoproduciamo.

C’è anche dell’altro?
Un altro aspetto che sta influenzando molto, soprattutto sulle carte grafiche, non è che non ci sono più ma che la produzione in Europa e in Italia è diminuita negli ultimi 2-3 anni. L’Italia ha perso 1,1 milione di tonnellate di carte grafiche: questo perché l’industria si è trovata con il fatto che l’utilizzazione di carte grafiche è diminuita e quindi si è disinvestito, molte macchine sono state convertite all’imballaggio. La richiesta c’è stata, si è tornati ai livelli pre-pandemia dal punto di vista del consumo di carte grafiche, ma ci siamo trovati in una situazione in cui l’aumento dei costi sta condizionando le attività produttive.
Un rallentamento che in qualche modo soffre del fatto che c’è una richiesta forte e oggi il mercato è diventato meno abbondante di carte grafiche. Oggi l’offerta non è più come prima, c’è meno produzione.

Qual è la sua previsione per il futuro? Cosa potrebbe succedere?
Adesso quello che noi vediamo è che sulle materie prime probabilmente la pressione sta un po’ diminuendo. Questo forse non risente ancora di ciò che sta accadendo negli ultimi giorni. Dal punto di vista delle materie prime abbiamo probabilmente raggiunto una sorta di massimo. Per quanto riguarda i costi energetici purtroppo siamo molto influenzati dalle vicende contingenti, dall’importazione del gas russo.

Quali sarebbero i rischi se i costi dovessero continuare ad aumentare?
Se il gas continua a salire, se rimane a 190 stabilmente, c’è anche il rischio che le aziende si fermino, sono livelli che si possono tenere per qualche giorno ma non a lungo. Qualcuno si è già fermato, è un livello così alto che non è più remunerativo produrre carte. O arrivano misure del governo o alcune aziende si dovranno fermare.

Quali sono le possibili soluzioni e le proposte che avanzate al governo?
Il governo ha previsto alcune misure per l’industria con il decreto Energia, come ampliare l’utilizzazione del gas made in Italy, magari ne servono di più strutturali. Le proposte al governo sono un po’ quelle che vediamo negli ultimi provvedimenti, cioè la proposta fatta è quella di prevedere lo sfruttamento del gas nei giacimenti italiani e di farlo magari con una misura d’anticipazione finanziaria: l’industria si impegna a ritirare quel gas per 10 anni a un prezzo equo e questo serve a trovare risorse per riaprire e nel frattempo si fa una misura per cui questo beneficio da parte della compagnia può essere anticipato. Io mi impegno per 10 anni a tirare fuori il gas dell’Adriatico a un prezzo prefissato e prestabilito, diverso da quello che c’è sul mercato, e lo inizi a praticare fin d’ora. Questo mi consente di abbassare il prezzo e avere una programmazione per 10 anni con un fornitore italiano e affidabile. Poi ci sono altre misure come i crediti d’imposta per chi ha subito un rincaro superiore al 30% per gli acquisti di energia elettrica e gas. Poi nel rinnovo delle concessioni idroelettriche potrebbe esserci un criterio di priorità verso le industrie energivore, magari come primi destinatari di questa energia verde a un prezzo diverso da quello che oggi c’è sul mercato. Noi come industria sappiamo che non potremo mai a fare meno del gas, perché abbiamo un processo con l’energia elettrica e il termico.

C’è stata una diminuzione della produzione della carta a favore degli imballaggi e perché si è creata questa dinamica?
Sì, c’è stata in Italia ma un po’ in tutta Europa. Questo perché l’offerta era ben superiore alla richiesta e quindi qualcuno ha pensato di riconvertire gli impianti.

E in un futuro prossimo questa dinamica potrebbe cambiare?
Penso che un po’ dipenderà da quello che succederà nei prossimi mesi. Bisogna capire questo fenomeno della richiesta di carte grafiche quanto dura: potrebbe essere un fatto congiunturale. Temo che ci sia un’inversione di tendenza radicale e non la tendenza a riconvertirsi al mercato delle carte grafiche.

La mancanza della carta, denunciata anche dagli editori, è una questione che si può risolvere in tempi brevi?
In parte è condizionata dalle vicende che stiamo vivendo, se non ci fosse la variabile energetica entro il termine di qualche mese si sarebbe dovuto ritrovare equilibrio. Ma c’è il rischio che l’industria rallenti ancora, anzi c’è il rischio che a prezzi così alti qualcuno fermi proprio le macchine. Se l’energia continua a essere un fattore così dirimente l’equilibrio non lo ritroviamo a breve, perché è troppo forte questo tema del costo energetico. Gli stessi editori forse non sono in grado di sopportare tutti gli aumenti che dovremmo scaricare verso il cliente, sarebbe veramente troppo. Le aziende finiranno per fermarsi se continuerà così.

Ci sono aziende che si sono già fermate?
In questo momento per le carte grafiche direi di no, forse qualcuno ha rallentato un poco. Stiamo tutti lavorando nel miglior modo possibile cercando di trovare i margini dove non ci sono, ma se le cose proseguono in questa maniera sarà difficile mantenere i margini, se non riversando tutti i costi sugli editori e sul cliente finale.

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