Il prezzo del petrolio sta lasciando a bocca aperta: le conseguenze degli attacchi contro i sauditi che hanno dimezzato la produzione
Il prezzo del petrolio sta lasciando l’intero mercato delle materie prime a bocca aperta.
Gli attacchi verificatisi durante il fine settimana ai danni di due grandi raffinerie saudite hanno messo in ginocchio la produzione di oro nero che è stata letteralmente dimezzata (-5 milioni di barili al giorno).
Nonostante il bombardamento si sia verificato a mercati chiusi, la reazione del prezzo del petrolio non si è fatta attendere. Le quotazioni di Brent e WTI hanno immediatamente imboccato la via del rialzo e sono arrivate a guadagnare più dell’11%. Secondo gli analisti, le conseguenze degli attacchi ai sauditi potrebbero essere dirompenti.
Prezzo del petrolio decolla: cosa è successo
Nella giornata di sabato 14 settembre, due impianti appartenenti alla compagnia statale Saudi Aramco sono stati messi in ginocchio da alcuni attacchi compiuti con droni. Immediatamente il mercato ha iniziato ad interrogarsi sulle possibili conseguenze per il prezzo del petrolio Brent e per la quotazione del WTI.
Le azioni sono state rivendicate dai ribelli filo-iraniani Houthi, gli stessi che da ormai quattro anni combattono in Yemen contro una coalizione saudita. Gli USA però hanno accusato direttamente l’Iran, alzando nuovamente l’asticella della tensione.
Come già anticipato, l’attacco contro i due impianti ha dimezzato la produzione di greggio saudita, corrispondente a sua volta al 5% dell’intero output globale.
Le conseguenze degli attacchi
Nel momento in cui i bombardamenti con droni sono stati resi noti, diversi analisti hanno formulato nuove previsioni per il prezzo del petrolio. Secondo Goldman Sachs, il Brent guadagnerà $3 o $5 se l’interruzione della produzione durerà meno di una settimana.
Uno stop più imponente (dalle 2 alle 6 settimane) determinerà invece un incremento della quotazione di $5 o addirittura $14. Infine, uno shutdown maggiore di 6 settimane porterà la quotazione oltre i $75 e fornirà nuovo slancio alla produzione di shale.
Ricapitolando:
- Stop inferiore ai 7 giorni: +3/5 dollari
- Stop dalle 2 alle 6 settimane: +5/14 dollari
- Stop superiore alle 6 settimane: boom oltre i $75.
Sale la tensione mondiale
Le conseguenze degli attacchi non si riverseranno soltanto sul prezzo del petrolio. Come anticipato, gli USA hanno accusato direttamente l’Iran e si sono detti pronti a reagire. “Non c’è alcuna prova che siano arrivati dallo Yemen”, ha tuonato il segretario di Stato Mike Pompeo.
Immediata la reazione della Repubblica Islamica, convinta che le dichiarazioni degli Stati Uniti serviranno solo a giustificare eventuali interventi futuri contro l’Iran:
“Queste accuse e affermazioni inutili e cieche sono incomprensibili e prive di senso”,
ha dichiarato il portavoce del ministero degli Esteri iraniano.
A queste parole hanno fatto seguito quelle ancor più pesanti di Amir Ali Hajizadeh, comandante delle forze aeree dei Guardiani della rivoluzione islamica che ha parlato di un Iran pronto alla guerra in qualsiasi momento. La minaccia alle basi USA è stata diretta:
“Tutti dovrebbero sapere che le basi americane e le loro portaerei fino a una distanza di 2.000 km sono nel raggio dei nostri missili”.
L’attacco con droni avvenuto nel weekend, insomma, potrebbe rivelarsi carico di conseguenze per il mondo intero.
Nonostante i sauditi si siano detti pronti a rimettere in piedi almeno un terzo della produzione entro oggi, le quotazioni di greggio hanno continuato a macinare guadagni. Il Brent sta salendo di oltre il 10% su quota $66,7, mentre il prezzo del petrolio WTI sta avanzando del 9% verso i $60.
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