Il prezzo del petrolio ha ingranato la marcia (di nuovo). I motivi dietro al rally
Il prezzo del petrolio ha inaugurato la nuova settimana con rialzi decisi che hanno attirato nuovamente l’attenzione dell’intero mercato.
Il 2020 da poco iniziato, d’altronde, si è rivelato piuttosto impegnativo per le quotazioni che hanno scambiato letteralmente sulle montagne russe, prima a causa delle tensioni esplose tra gli Stati Uniti e l’Iran e poi per quanto accaduto a Iraq e Libia.
L’idea di un mercato meno fornito, e dunque l’ipotesi di una interruzione della produzione, sono state determinanti nell’odierno balzo del prezzo del petrolio. Sia il WTI che il Brent hanno messo a segno progressioni superiori al singolo punto percentuale.
L’andamento del texano da ottobre ad oggi: all’estrema destra del grafico le oscillazioni più recenti del WTI
Perché il prezzo del petrolio sta correndo così velocemente
Innanzitutto, i guadagni di Brent e WTI hanno trovato fondamento in quanto accaduto in Iraq, il secondo più grande produttore dell’OPEC che nella giornata di ieri, domenica 19 gennaio, ha sospeso temporaneamente la produzione in un giacimento petrolifero.
Il tutto è accaduto mentre le tensioni interne hanno minacciato l’output proveniente da un secondo sito produttivo. Il prezzo del petrolio ne ha inevitabilmente risentito e l’idea di un’offerta in calo ha spinto le quotazioni a salire. Ma non è tutto.
In Libia l’esercito nazionale ha interrotto la produzione del più grande campo del Paese. Il crollo dell’output, ha affermato la National Oil Corp, è iniziato quando il comandante Khalifa Haftar ha bloccato le esportazioni nei porti sotto il suo controllo (Brega, Ras Lanuf, Hariga, Zueitina e Sidra).
La stessa NOC ha dichiarato lo stato di forza maggiore, utile alla Libia per sospendere legalmente i contratti di consegna. L’azione comunque:
“comporterà una perdita della produzione di greggio di 800.000 barili al giorno e perdite finanziarie giornaliere di circa 55 milioni di dollari al giorno”
I timori riguardanti l’equilibrio del mercato e la vulnerabilità dello stesso agli eventi geopolitici hanno avuto la meglio sul prezzo del petrolio, che ha imboccato vistosamente la via del rialzo.
I precedenti
Non è la prima volta che le quotazioni di greggio rispondono in maniera così decisa agli eventi geopolitici. All’inizio del mese il raid di Bagdhad ordinato da Trump ha portato all’uccisione del generale iraniano Soleimani. La materia prima è decollata assieme ai beni rifugio più tradizionali come l’oro, che ha persino sfondato i $1.600 l’oncia.
Poi l’affievolimento della tensione ha riportato giù le valutazioni e sia il WTI che il Brent sono tornati a scambiare con performance più caute.
Oggi, sulla scia di quanto accaduto in Libia e in Iraq il prezzo del petrolio del mare del Nord sta salendo dell’1,2% su quota $65,6, mentre il texano sta guadagnando l’1% intorno ai $59,19.
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