Il prezzo del gas scende ancora e raggiunge il minimo come non accadeva da luglio 2021: ma la buona notizia nasconde insidie per le forniture in Europa. Perché c’è sempre l’allarme crisi energetica?
Prezzo del gas ancora in calo, con la sesta settimana di ribassi tra scorte soddisfacenti e domanda piuttosto tiepida in Europa e in Asia.
I futures sul gas naturale in Europa (sul benchmark di riferimento di Amsterdam) sono scesi a €36 per megawattora nella seconda settimana di maggio, prolungando un crollo del 5,1% nella prima settimana del mese e raggiungendo livelli mai visti dal luglio 2021, quando la Russia ha limitato per la prima volta le forniture energetiche dell’Europa.
Al 6 maggio, i siti di stoccaggio in tutta l’Ue erano pieni al 61,40%, secondo i dati di Gas Infrastructure Europe. Anche i prezzi spot del GNL per la consegna in Asia settentrionale a giugno sono crollati, al livello più basso degli ultimi due anni, poiché la domanda per il rifornimento delle scorte nei principali acquirenti Cina, Giappone e Corea del Sud rimane debole.
Eppure, la crisi energetica rischia di ripresentarsi e gli analisti del settore rimangono prudenti su previsioni ottimistiche. L’Europa rischia ancora di subire impennate del prezzo del gas: perché c’è allarme nel vecchio continente, in vista del prossimo inverno?
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Il prezzo del gas crolla ai minimi dal 2021
Un anno fa, proprio in questa settimana, l’Europa iniziò a precipitare verso la peggiore crisi energetica dagli anni ’70, con la mossa russa di ridurre le sue forniture di gas.
Dodici mesi dopo, un crollo del prezzo del combustibile per la produzione di energia elettrica e per il riscaldamento sta dando slancio all’economia della regione. Potrebbe non durare molto a lungo, ma con i siti di stoccaggio del gas pieni, gli analisti non si aspettano una ripetizione del commercio frenetico dello scorso anno e dei disperati tentativi di evitare il blackout.
I prezzi all’ingrosso del gas nell’Europa nord-occidentale sono scesi del 23% finora in questo trimestre a poco meno di 37 euro per megawattora. Questo è il loro livello più basso da luglio 2021. I prezzi iniziarono poi a salire da quella data, raggiungendo il picco alla fine di agosto 2022 a un record di €350. Il grafico elaborato da Wall Street Journal mostra il percorso della quotazione fino oggi:
Secondo l’aggiornamento al 5 maggio 2023 dell’Osservatorio dei conti pubblici, i prezzi delle materie prime sono tutti allineati sotto la soglia pre-guerra e pre-Covid. Soltanto il gas e il carbone, però, restano al di sopra del livello raggiunto prima che scoppiasse la pandemia. Nello specifico, il gas naturale registra ancora un prezzo in termini reali a +146% in confronto con il periodo pre-Covid.
Il mercato energetico ha senza dubbio subito modifiche sostanziali e, forse, strutturali stando alle indicazioni di una quotazione ancora così elevata. Tuttavia, rispetto ai momenti più cupi della guerra in Ucraina, la situazione è migliorata. In confronto con il mese di aprile, per esempio, ha mostrato un prezzo del gas in calo del 18%.
Le buone notizie per il settore energetico europeo sono, innegabilmente, diverse: le abbondanti forniture di GNL, i consumi inferiori e il clima mite hanno spinto in basso la quotazione. Le industrie e le famiglie nell’Unione Europea hanno ridotto il loro consumo di gas naturale del 13,2% nel 2022. Nel frattempo, le spedizioni record di GNL dagli Stati Uniti e l’aumento delle forniture da Norvegia, Algeria e Qatar hanno in gran parte sostituito il gas russo.
Anche se il peggio della crisi energetica è passato per ora, permangono i rischi per il prossimo inverno, come un’estate calda che potrebbe ridurre i livelli idroelettrici, un inverno freddo e un rimbalzo della domanda asiatica di GNL.
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Perché c’è ancora allarme sul prezzo del gas in Europa
L’ultimo allarme sui rischi di una nuova crisi energetica è arrivato dall’utility tedesca EON, che ha avvertito l’Europa su turbolenze ancora in agguato nei suoi mercati energetici, con una situazione che potrebbe ancora peggiorare.
“La crisi non è ancora finita”, ha detto mercoledì il direttore finanziario della società energetica Marc Spieker presentando il rapporto sugli utili. Gli analisti sono in allerta per un improvviso rimbalzo della domanda e una maggiore concorrenza dall’Asia come motivi scatenanti la volatilità nel mercato.
Gli esperti del settore sembrano essere concordi nel lanciare un monito all’Europa: se la domanda di Gnl in Asia, soprattutto in Cina, riprende con forza, l’Europa potrebbe dover pagare di più per l’offerta spot, poiché deve battere la concorrenza del mercato asiatico prima del prossimo inverno.
Il vecchio continente, inoltre, non dove contare sulle condizioni favorevoli e fortuite che si sono presentate quest’anno: un inverno più caldo del solito e una minore concorrenza dall’Asia. Con queste premesse, si guarda alla prossima stagione con una certa prudenza.
Il prezzo del gas, stando alle stime di Trading Economics, può salire a 57,39 euro per megawattora già alla fine di questo trimestre e a oltre 70 euro per megawattora nei 12 mesi. Ancora più fosche queste altre previsioni: “Ci sono molte altre cose che potrebbero accadere”, secondo un senior trader del settore su Bloomberg, avvertendo che mentre era improbabile che raggiungessero le vette della scorsa estate, potrebbero sicuramente tornare a 150 €/mwh.
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