Prezzo petrolio sui $100: 5 fattori da osservare nella settimana

Violetta Silvestri

04/04/2022

Il prezzo del petrolio resta in osservazione, dopo aver oscillato e segnato ribassi importanti nella scorsa settimana. Cosa aspettarsi nei prossimi giorni? I 5 fattori da monitorare.

Prezzo petrolio sui $100: 5 fattori da osservare nella settimana

Il petrolio pare essersi stabilizzato sui 100 dollari al barile o poco più, mentre i trader valutano l’epidemia di Covid-19 in Cina e le prospettive di ulteriori rilasci dalle riserve petrolifere strategiche, contro l’avvertimento del Gruppo Vitol che i prezzi sono probabilmente scesi troppo.

Mentre si invoca un embargo totale, anche dall’Europa, all’energia russa e quindi al greggio di Mosca, le preoccupazioni per la scarsa offerta persistono, lasciando il prezzo del petrolio oscillare.

Quali fattori osservare in questa nuova settimana? Tutti i temi caldi per il prezzo del petrolio.

Prezzo del petrolio sopra i 100 dollari al barile: salirà ancora?

Le quotazioni del greggio salgono nei mercati di oggi, lunedì 4 aprile.

Alle ore 8.28 circa, i future sul Brent scambiano a 105,66 dollari al barile, con un rialzo dell’1,22% e i contratti WTI guadagnano l’1,19% a 100 dollari al barile.

Il West Texas Intermediate ha cancellato le prime perdite per scambiare sopra i $ 99 al barile dopo essere crollato del 13% la scorsa settimana.

Il tonfo è stato guidato da diversi fattori, che potrebbero ancora giocare un ruolo determinante nel definire i prezzi del greggio in questa nuova settimana.

Innanzitutto si osserva la Cina, alle prese con una nuova epidemia di coronavirus che potrebbe danneggiare la domanda di petrolio. I 25 milioni di residenti di Shanghai sono quasi tutti sotto una qualche forma di lockdown poiché il Paese ha aggiunto oltre 13.000 infezioni giornaliere, con i media statali che hanno riportato un caso infetto da un nuovo sottotipo.

Poi c’è il fronte riserve. L’amministrazione Biden ha annunciato un massiccio rilascio di greggio dalle riserve strategiche per combattere i prezzi dell’energia che sono stati sostenuti dall’invasione russa dell’Ucraina. Anche gli alleati all’interno dell’Agenzia internazionale per l’energia attingeranno alle scorte, con dettagli previsti questa settimana.

Dopo la mossa statunitense, Goldman Sachs Group ha ridotto le previsioni sui prezzi pur rimanendo ampiamente positiva sulle prospettive del petrolio.

Secondo alcuni analisti, comunque, nonostante le richieste di Washington alle società energetiche statunitensi di aumentare la produzione, la crescita del numero di piattaforme di perforazione rimane lenta poiché i perforatori continuano a restituire denaro agli azionisti visti i prezzi alti del greggio, piuttosto che aumentare la produzione.

Riflettori sempre accesi anche sui colloqui per ripristinare un accordo nucleare del 2015 con l’Iran, dopo che Teheran ha detto che è vicina al raggiungimento di un’intesa con gli Stati Uniti. Se concluso, un patto potrebbe aumentare le esportazioni ufficiali di greggio iraniano.

Non trascurabile anche lo scenario Yemen, che ha acceso la speranza che i problemi di approvvigionamento in Medio Oriente potessero attenuarsi. Le Nazioni Unite hanno mediato una tregua di due mesi tra una coalizione a guida saudita e il gruppo Houthi allineato con l’Iran per la prima volta nel conflitto di sette anni. Gli impianti petroliferi sauditi sono stati attaccati dagli Houthi durante il conflitto, aggiungendo problemi all’interruzione delle forniture dalla Russia

Infine, c’è sempre il dilemma del greggio russo. Già bloccato dagli Usa e boicottato da molte aziende per paura di sanzioni, potrebbe subire ulteriori stop dall’Ue. Nel caso, lo shock dell’offerta si farebbe più grave.

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