Il prezzo del petrolio sotto i riflettori con la situazione in Medio Oriente che può esplodere da un momento all’altro: perché il greggio è in calo e cosa aspettarsi?
Il prezzo del petrolio inizia la settimana in calo, ma i riflettori accesi sul Medio Oriente rendono le quotazioni di greggio instabili.
I rischi geopolitici, tra cui il temuto allargamento del conflitto israelo-palestinese a tutta la regione e la potenziale interruzione della fornitura di petrolio in Medio Oriente, hanno spinto i prezzi al rialzo di circa il 6% la scorsa settimana. Attualmente, l’oro nero è in diminuzione.
L’incertezza sul prossimo futuro guida il prezzo del petrolio, che oscilla in un contesto in cui domanda e offerta possono subire shock da un momento all’altro.
Mentre si scrive, il WTI scambia a 76,31 dollari al barile e i futures sul Brent a 81,66 dollari al barile, con un calo rispettivamente dello 0,55% e dello 0,64%.
Perché il prezzo del petrolio sta scendendo? Focus sul Medio Oriente
Il petrolio è sceso in seguito all’avanzamento della scorsa settimana sulla scia di flebili spiragli di tregua dalla guerra Israele-Hamas.
Il ministro degli Esteri iraniano ha segnalato che il conflitto potrebbe avvicinarsi a una soluzione diplomatica. L’iraniano Hossein Amirabdollahian ha avuto colloqui nei giorni scorsi a Beirut, anche con alti funzionari di Hamas. “Gli sviluppi a Gaza si stanno muovendo verso una soluzione diplomatica”, ha detto, senza offrire dettagli sui tempi e secondo quanto riferito da Bloomberg.
Nel frattempo, l’esercito israeliano ha condotto una serie di attacchi a Gaza contro obiettivi nella città meridionale di Rafah e ha dichiarato di aver liberato due ostaggi, ma ci sarebbero almeno 100 morti tra i civili. Il clima è caldo e di attesa per un’operazione più incisiva e drammatica da parte di Israele.
Intanto, le interruzioni della logistica nel Mar Rosso sono rimaste al centro delle preoccupazioni degli investitori. L’agenzia britannica Maritime Trade Operations (UKMTO) ha dichiarato lunedì di aver ricevuto una segnalazione di una nave attaccata da due missili a sud di Al Mukha, nello Yemen.
I militanti Houthi allineati con l’Iran nello Yemen, che controllano le regioni più densamente popolate del paese, hanno ripetutamente inviato droni e lanciato missili contro navi commerciali da metà novembre.
Dicono che gli attacchi sono una risposta alle azioni militari di Israele a Gaza.
Non ci sono stati effetti diretti sul trasporto di petrolio e questo sta evitando finora un rally dell’oro nero. Tuttavia, l’allerta è alta poiché l’area interessata dal conflitto è ricca di giacimenti petroliferi.
Il petrolio è stato scambiato all’interno di una fascia di circa 10 dollari per la maggior parte di quest’anno poiché il nervosismo per il conflitto in Medio Oriente è stato parzialmente compensato da un’ampia offerta globale e da una prospettiva instabile della domanda, soprattutto in Cina, il secondo maggior consumatore.
Prezzo petrolio in calo per l’effetto Usa
Mentre le preoccupazioni sull’offerta in Medio Oriente sono rimaste relativamente elevate, le notizie provenienti dagli Stati Uniti hanno attenuato i timori di un balzo delle quotazioni.
Le aziende energetiche statunitensi hanno aumentato le piattaforme petrolifere e di gas naturale ai massimi da metà dicembre, segnalando potenzialmente un aumento della produzione. La produzione interna è tornata la scorsa settimana al record di 13,3 milioni di barili al giorno (bpd).
Le preoccupazioni sulla domanda sono rimaste al centro dell’attenzione, poiché un funzionario della Federal Reserve ha dichiarato di non avere interesse a raccomandare un taglio dei tassi di interesse, aggiungendosi al coro di un ulteriore contenimento dell’inflazione. Tassi di interesse più elevati rallentano la crescita economica, il che frena la domanda di petrolio. E anche il suo prezzo.
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