Il prezzo del petrolio oltre i 150 dollari al barile è lo scenario più estremo, ma possibile, scatenato dalla guerra in Israele: l’allarme viene dalla Banca Mondiale. Cosa può accadere al greggio.
Il prezzo del petrolio a 157 dollari al barile è una allarmante possibilità secondo uno studio della Banca Mondiale.
Lo scenario che può spingere il greggio a un tale livello è quello ormai ipotizzato nelle ultime settimane: un conflitto Israele-Hamas che si allarga a tutta la regione del Medio Oriente, compromettendo le forniture di combustibile.
Nel suo Commodity Markets Outlook trimestrale, l’istituto di credito globale ha affermato che una prolungata guerra in Israele potrebbe portare a forti aumenti dei prezzi dell’energia e dei prodotti alimentari in un “doppio shock” per i mercati delle materie prime, ancora scossi dall’invasione su vasta scala dell’Ucraina da parte della Russia.
Se il conflitto minaccia di estendersi oltre Israele e i territori palestinesi occupati, gli analisti energetici avvertono che le esportazioni globali potrebbero essere colpite, soprattutto se i principali produttori di greggio come l’Iran venissero coinvolti attivamente.
Nell’ipotesi peggiore, ma non da escludere in una guerra finora drammatica e dagli esiti molto incerti, il prezzo del petrolio rischia di toccare addirittura i 157 dollari al barile. Tutte le opzioni per il greggio secondo la Banca Mondiale.
Perché il prezzo del petrolio può arrivare a $150 al barile. Lo scenario da temere
Prezzi record del petrolio potrebbero essere all’orizzonte ha avvertito la Banca Mondiale.
Nello specifico, se il conflitto dovesse espandersi oltre i confini della Striscia di Gaza fino a ripetere una situazione simile all’embargo petrolifero arabo del 1973, il greggio potrebbe salire a 157 dollari al barile. Il prezzo del petrolio più alto mai registrato si è palesato nel luglio 2008, quando il Brent è stato scambiato fino a 147,5 dollari al barile, secondo i dati di LSEG.
“In uno scenario di ‘grande interruzione’ – paragonabile all’embargo petrolifero arabo del 1973 – la fornitura globale di petrolio si ridurrebbe da 6 a 8 milioni di barili al giorno”, ha affermato la Banca Mondiale. “Ciò farebbe aumentare i prezzi inizialmente dal 56% al 75%, tra 140 e 157 dollari al barile”.
Da ricordare, la crisi petrolifera di cinquant’anni fa fece quadruplicare i prezzi del petrolio dopo che i ministri arabi dell’energia imposero un embargo sulle esportazioni di questa materia prima agli Stati Uniti come rappresaglia per il suo sostegno a Israele nella guerra arabo-israeliana del 1973, conosciuta in Israele come Guerra dello Yom Kippur.
Da allora, è bene specificare, molto è cambiato proprio nel settore energetico mondiale. Il Medio Oriente è oggi meno importante per le esportazioni globali di petrolio rispetto a 50 anni fa e rappresenta circa il 30% dell’offerta, in calo rispetto al 37% degli anni ’70.
Tuttavia, il 30% è ancora una quota importante, ha avvertito Ayhan Kose, vice capo economista della Banca Mondiale. “Quando si pensa ai prezzi del petrolio, ciò che accade in Medio Oriente non resta in Medio Oriente. Ha enormi ripercussioni globali”, ha aggiunto.
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Inoltre, il mondo sta vivendo una vera e propria rivoluzione energetica, con le scosse subite dalla guerra in Ucraina ancora evidenti e non assorbite. Per questo, un anomalo ed estremo movimento dei prezzi del petrolio potrebbe far crollare un equilibrio assai delicato.
L’invasione russa del febbraio 2021 ha innescato una crisi delle materie prime iniziata già con la pandemia e questi antefatti rendono molto più vulnerabile il mondo alle conseguenze del conflitto del Medio Oriente sul piano della sicurezza energetica e alimentare.
Se un’escalation del conflitto porterà a un aumento persistente dei prezzi delle materie prime, si potrebbe assistere a un’altra ondata di inflazione, con i banchieri centrali costretti ad agire.
Secondo la banca, ciò avrebbe gravi conseguenze per la sicurezza alimentare nei Paesi più poveri che già affrontano livelli crescenti di fame. Gli aumenti dei prezzi del petrolio e del gas farebbero anche aumentare i costi di spedizione e dei fertilizzanti, rendendo le materie prime agricole più costose.
Quali scenari possibili per il greggio?
La proiezione di 157 dollari al barile per il petrolio è solo uno dei tre scenari di rischio della Banca Mondiale nei quali si stimano i vari gradi di interruzione delle forniture di petrolio, sulla base di episodi storici passati che coinvolgono conflitti regionali.
Nel caso di una “piccola interruzione”, le forniture globali di petrolio vedranno una riduzione da 500.000 barili al giorno a 2 milioni di barili al giorno, una diminuzione che si avvicina con quella osservata durante la guerra civile libica del 2011.
Uno scenario di “media perturbazione” potrebbe eliminare dai mercati dai 3 ai 5 milioni di barili al giorno, spingendo i prezzi del petrolio fino a un valore compreso tra 109 e 121 dollari al barile. Si tratta più o meno di livelli equivalenti a quelli raggiunti durante la guerra in Iraq nel 2003.
Le stime di base della Banca Mondiale, però, indicano che i prezzi del petrolio dovrebbero raggiungere una media di 90 dollari al barile nel trimestre in corso prima di scendere a una media di 81 dollari al barile nel 2024 con il rallentamento della crescita economica globale.
Le implicazioni del conflitto sui mercati delle materie prime “dovrebbero essere limitate” se rimane circoscritto nei territori di Israele e Palestina, afferma il rapporto.
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