Prezzo petrolio, perché il rally si allontana?

Violetta Silvestri

18 Aprile 2024 - 11:58

Il prezzo del petrolio scende, perché il rally temuto a causa delle tensioni in Medio Oriente non si è - ancora - verificato?

Prezzo petrolio, perché il rally si allontana?

Il prezzo del petrolio è sceso drasticamente e ha allontanato - per ora - lo spettro dei 100 dollari al barile attesi con un’escalation in Medio Oriente.

Perché il greggio ha fermato quasi subito la sua corsa, nonostante i venti di guerra tra Israele e Iran non siano stati affatto scongiurati? I trader e gli analisti stanno prendendo in considerazione anche altri driver delle quotazioni che lasciano presagire una domanda incerta e un’offerta non proprio così limitata.

I futures sul greggio Brent e WTI sono in calo dello 0,6% circa mentre si scrive, rispettivamente a 86,69 e 82,06 dollari al barile, dopo essere crollati del 3% nella sessione precedente.

Prezzo del petrolio in calo, il rally non ci sarà? Cosa osservare

I prezzi del petrolio stanno scendendo in quanto i trader hanno già scontato i rischi di una guerra più ampia in Medio Oriente, mentre il quarto aumento settimanale consecutivo delle scorte di greggio statunitense e le prospettive di tassi di interesse più alti per un periodo più lungo pesano sul sentiment.

La scorsa settimana le scorte Usa sono aumentate di 2,7 milioni di barili, mentre gli indicatori della domanda di carburante sono diminuiti. Ciò si aggiunge ai segnali di un mercato che si è raffreddato dopo un rally all’inizio di questo mese in previsione dell’attacco dell’Iran a Israele lo scorso fine settimana. Al momento, a causa delle tensioni, è previsto un premio compreso tra 5 e 10 dollari al barile, ma i futures potrebbero crollare senza un’escalation, ha affermato Goldman Sachs Group.

“Il rapporto dell’AIE ieri non era rialzista, a questo aggiunge un certo premio per il rischio geopolitico in diminuzione e questo spiega parte del calo dei prezzi”, ha dichiarato Giovanni Staunovo, analista di materie prime presso UBS Group AG.

“La mancanza di una risposta immediata da parte di Israele all’attacco del fine settimana dell’Iran ha visto il mercato ridurre il premio per il rischio geopolitico”, hanno confermato anche gli analisti di ANZ Research. I timori di un ampliamento del conflitto continuano a tenere i mercati in tensione, ma il fatto che nessun barile fisico sia stato ritirato dal mercato e che l’OPEC+ disponga di una significativa capacità inutilizzata rassicura gli investitori.

In focus c’è anche il fattore domanda, che resta debole soprattutto in considerazione dell’incertezza cinese. Gli analisti di JP Morgan hanno evidenziato in una nota che il consumo mondiale di petrolio finora ad aprile è stato di 200.000 barili al giorno (bpd) al di sotto delle previsioni, con una media di 101 milioni di barili al giorno. Dall’inizio dell’anno, la domanda è aumentata di 1,7 milioni di barili al giorno, in calo rispetto alle previsioni di novembre di 2 milioni di barili al giorno.

Greggio, il prezzo può ancora oscillare

Il petrolio resta comunque nettamente in rialzo da inizio anno poiché i tagli all’offerta da parte dei membri dell’OPEC+ e i rischi geopolitici in Medio Oriente e Russia si sono combinati per sostenere i prezzi. La corsa aveva acceso la speculazione secondo cui il greggio potrebbe riguadagnare i 100 dollari al barile, anche se l’ascesa ora ha vacillato, con alcuni parametri di mercato che indicano condizioni leggermente meno restrittive.

Anche le sanzioni statunitensi tornano al centro dell’attenzione. L’amministrazione del presidente Joe Biden ha reimposto le restrizioni sul petrolio venezuelano, ponendo fine a una tregua di sei mesi con una mossa che potrebbe ostacolare i flussi dalla nazione sudamericana. Allo stesso tempo, nuove sanzioni sul petrolio iraniano sono state incluse come parte di un pacchetto rilasciato dai repubblicani alla Camera, che è previsto per una votazione entro questa settimana.

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