Prezzo del petrolio sotto i riflettori in questo inizio 2020
Prezzo del petrolio in focus anche in questo inizio 2020. L’oro nero, infatti, ha inaugurato il nuovo anno avanzando, seppur timidamente, nelle quotazioni di Brent e di WTI.
L’andamento al rialzo della seduta odierna ricalca il finale del 2019, quando il greggio ha chiuso l’anno con guadagni in aumento.
Trainato dalle novità sulla guerra commerciale, sulla politica dei tagli all’offerta annunciata dall’OPEC e sugli ultimi eventi in Medio Oriente, l’oro nero ha ricevuto inizialmente ulteriori spinte sulle quotazioni. La giornata, però, resta caratterizzata da oscillazioni.
Il prezzo del petrolio è sotto i riflettori in questo inizio 2020 poiché legato a variabili strategiche, di natura geopolitica e commerciale.
Prezzo del petrolio: 3 condizioni da monitorare
L’oro nero è in osservazione nella seduta di apertura del nuovo anno. Al momento in cui si scrive, le quotazioni del Brent e del WTI stanno guadagnando rispettivamente lo 0,41% e lo 0,15%. I prezzi di scambio sono $66,27 (Brent) e $61,15 (WTI).
Nonostante i numeri piuttosto oscillanti delle performance, c’è stato un aumento, spinto da 3 indicazioni provenienti da: guerra commerciale, conferma dei tagli all’offerta dell’OPEC e tensioni in Medio Oriente.
1. Guerra commerciale
L’annuncio della data per la firma dell’accordo Fase 1 tra USA e Cina ha avuto un impatto anche sulle quotazioni del greggio. I prezzi del petrolio in crescita stamattina, infatti, sono stati influenzati innanzitutto da una ritrovata fiducia dei mercati in condizioni commerciali favorevoli.
Una tregua dei dazi concreta e sancita ufficialmente tra le due potenze rivali si tradurrà in una maggiore espansione economica, con la prospettiva di una domanda globale in crescita. Una variabile, quest’ultima, fondamentale per dare fiducia al mercato petrolifero.
2. Tagli alla produzione
Gennaio 2020 segna l’inizio dei tagli alla produzione del greggio programmati dall’OPEC e dai suoi partner, compresa la Russia. Mosca ha accettato di diminuire l’offerta di ulteriori 500.000 barili al giorno dal 1° di questo mese.
Inoltre, la settimana scorsa sono stati resi noti i dati sulle scorte petrolifere statunitensi, in calo di 7,8 milioni di barili nell’ultima rilevazione.
3. Tensioni Iraq-USA-Iran
Le tensioni esplose in Iraq proprio sul finire del 2019 potrebbero avere effetti non trascurabili sul prezzo del petrolio. Il Paese, infatti, è uno dei maggiori produttori di greggio e, oltre a trovarsi nel mezzo di proteste interne contro il Governo, sta diventando terreno di scontro tra Iran-USA.
L’assalto di centinaia di manifestanti iracheni all’ambasciata statunitense - in risposta ai bombardamenti americani di pochi giorni fa - ha provocato momenti di forte violenza, oltre alla profonda irritazione dell’amministrazione Trump. Gli USA sono intervenuti con le proprie forze militari per sedare le proteste e hanno apertamente lanciato la sfida a Teheran.
L’Iran, infatti, è il vero nemico di Washington. La Repubblica Islamica è accusata di appoggiare i gruppi armati iracheni in funzioni anti-USA.
La situazione, dunque, potrebbe degenerare durante il 2020 proprio in un’area strategica per la produzione di greggio. Già alcuni giorni fa le rivolte irachene avevano bloccato pozzi petroliferi. Per alcuni analisti le tensioni di ieri in Iraq hanno spinto il prezzo del petrolio al rialzo. Si teme, infatti, un’ulteriore diminuzione dell’offerta.
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