Il prezzo del petrolio avanza spinto da nuove minacce di crisi per l’offerta provenienti da tensioni tra Iraq, Kurdistan, Turchia. Il greggio può schizzare fino a 95 dollari al barile?
Il prezzo del petrolio sale per la terza seduta consecutiva, spinto da un nuovo allarme offerta scatenato da una crisi Iraq-Kurdistan-Turchia.
L’interruzione di alcune esportazioni dal Kurdistan iracheno nella giornata di martedì 28 marzo ha sollevato timori per una riduzione delle forniture proprio mentre si attenuano i timori di una crisi bancaria globale, e quindi di una recessione, e la domanda di greggio è vista crescere.
Nella mattinata del 29 marzo, il WTI viaggia sui 73,78 dollari al barile, con un +0,80%. I futures sul Brent salgono a 78,52 dollari al barile con un rialzo dello 0,44%.
Il rally delle quotazioni è evidente, soprattutto se confrontato con il tonfo del 24 marzo, quando le Borse sono crollate per effetto del nuovo allarme crisi finanziaria globale dinanzi alla disfatta Deutsche Bank. In soli pochi giorni, il greggio WTI è avanzato del 9,6% e i futures sul Brent hanno registrato uno scatto del 7,2%.
Una crisi in Iraq che coinvolge Kurdistan e Turchia ha riacceso il prezzo del petrolio, facendo temere il peggio su una carenza di forniture.
Prezzo del petrolio schizza: cosa sta succedendo tra Iraq-Kurdistan?
Nuove ombre sull’offerta di greggio provenienti da attriti in Medio Oriente. Nella giornata di martedì 28 marzo, uno dei maggiori produttori di petrolio nel Kurdistan iracheno ha iniziato a ridurre la produzione sulla scia di una disputa legale tra il governo della regione, Baghdad e la Turchia.
La scorsa settimana la Turchia ha chiuso un oleodotto che va dal nord dell’Iraq al porto mediterraneo di Ceyhan dopo una sentenza del tribunale commerciale internazionale. La Camera di Commercio Internazionale con sede a Parigi ha appoggiato l’argomentazione di Baghdad – nel suo tentativo di lunga data di imbrigliare il governo regionale del Kurdistan – secondo cui il petrolio curdo non poteva essere spedito da Ceyhan senza l’approvazione del governo federale iracheno.
L’ICC ha dichiarato che la Turchia ha violato un accordo di transito del gasdotto consentendo alle spedizioni del Kurdistan di procedere senza il consenso di Baghdad. L’area e gli equilibri tra iracheni, curdi, turchi sono molto fragili per ragioni di rivendicazioni politiche di lunga data.
La battaglia legale sta bloccando circa 400.000 barili al giorno di esportazioni di greggio e ha contribuito a far salire i prezzi globali.
Baghdad dice che spetta al KRG sbloccare la situazione accettando che l’azienda statale irachena di commercializzazione del petrolio, nota come SOMO, gestisca le esportazioni curde.
“La palla ora è nel campo dei curdi”, ha detto martedì in un’intervista Asim Jihad, un portavoce del ministero federale del petrolio iracheno. “Ciò che conta per il ministero è accelerare la ripresa delle esportazioni.”
In questa nuova cornice di tensioni, i futures West Texas Intermediate sono saliti per la terza sessione verso i 74 dollari al barile, con l’allentamento delle preoccupazioni per la crisi bancaria che si è aggiunto al sentimento rialzista.
L’American Petroleum Institute, inoltre ha riferito che le scorte di greggio sono diminuite di 6,1 milioni di barili la scorsa settimana, secondo anticipazioni. Sarebbe il più grande calo di quest’anno se confermato dai dati del governo nel pomeriggio.
Due fattori di restrizione dell’offerta di petrolio stanno quindi minacciando un rialzo consistente dei prezzi. Per questo, gli Stati Uniti stanno esortando l’Iraq e la Turchia affinché appianino le controversie.
Il greggio può arrivare a $95
Barclays ha affermato che qualsiasi interruzione prolungata delle esportazioni curde fino alla fine dell’anno implicherebbe un rialzo di $3 al barile rispetto alla previsione del prezzo di $92 per il Brent nel 2023, portando la quotazione a $95.
Intanto, si stanno accumulando diversi motivi per credere che il greggio può salire.
“Le preoccupazioni per la riduzione dell’offerta dalla regione del Kurdistan iracheno e un sollievo nei mercati finanziari preoccupati per le turbolenze del settore bancario hanno continuato ad aumentare la propensione al rischio degli investitori”, ha affermato Satoru Yoshida, analista di materie prime presso Rakuten Securities.
L’esperto ha aggiunto che le aspettative di una Federal Reserve cauta nell’aumentare i tassi di interesse a causa dello stress bancario hanno anche aumentato le speranze per un’economia globale e una domanda di petrolio più forti, prevedendo che il tono rialzista continuerà questa settimana.
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