Professionisti: la consulenza via mail si paga, l’ha deciso la Cassazione

Anna Maria D’Andrea

25 Gennaio 2017 - 20:45

Professionisti: la mail è prova di affido dell’incarico e per questo si paga la consulenza anche per corrispondenza telematica. L’ha stabilito la Cassazione, ecco la sentenza.

Professionisti: la consulenza via mail si paga, l’ha deciso la Cassazione

Professionisti e avvocati: per la Cassazione si paga anche la consulenza data tramite mail. La sentenza n. 1792/2017 della Corte è destinata a cambiare il rapporto tra avvocati e clienti: anche per una mail bisogna pagare il lavoro del professionista in quanto la richiesta di consulenza presuppone l’affidamento dell’incarico.

Cosa dice la sentenza? La Cassazione ha stabilito che professionisti e avvocati hanno diritto ad essere pagati anche per consulenze avvenute tramite corrispondenza telematica. Soprattutto se continuative, anche le mail possono costituire prova di avvenuto incarico e quindi vige il diritto ad essere pagato allo stesso modo di quanto previsto in caso di consulenza in studio e di mandato scritto.

In sostanza non è mai gratuita la consulenza di un professionista, anche nel caso in cui non venga specificato, con mandato scritto, il costo della prestazione professionale. Anzi, la Cassazione con la sentenza del 24 gennaio 2017 ha stabilito - citando l’articolo 1709 del Codice Civile - che la consulenza di un professionista è sempre a pagamento e che la comunicazione per iscritto è indispensabile per certificare l’eventuale gratuità della consulenza del professionista e non il costo della prestazione professionale.

Insomma, il lavoro si paga sempre, e per la Cassazione non è necessario specificarlo. Basta una mail a comprovare l’avvenuto incarico al professionista. Avvocati e clienti dovranno adeguarsi al nuovo principio della Corte e, per capire cosa cambia vediamo cosa è successo e cosa comporterà il principio stabilito con la sentenza.

Professionisti: la consulenza via mail si paga, l’ha deciso la Cassazione

Un’email o un fax sono prova di conferimento dell’incarico e quindi una consulenza inviata tramite mail potrebbe costare caro. Il principio stabilito dalla Corte di Cassazione stabilisce che nel caso di clienti che richiedono un parere ad un professionista non vige mai il principio di gratuità.

La Cassazione ha espresso la sentenza in favore di un ingegnere che, a seguito di una consulenza via mail, non era stato retribuito dal proprio cliente in quanto, in assenza di incarico redatto in forma scritta, non si sarebbe concretizzato l’incarico professionale.

Per la Cassazione non è così: per il conferimento dell’incarico non è importante la forma della richiesta ma basta che si manifesti la volontà del cliente di ricevere assistenza o consulenza.

Insomma, la mail deve essere pagata qualora manifesti l’effettiva richiesta del cliente di assistenza da parte del professionista. La Cassazione fissa un importante principio: in tempi in cui si inizia a diffondere l’idea dello smart working e della digitalizzazione del lavoro, cambia anche l’interpretazione della giustizia: anche una mail è prova di incarico professionale e, pertanto, chiedere una consulenza tramite pc non può considerarsi un parere a titolo gratuito, tranne che a specifiche condizioni.

Professionisti: la consulenza via mail si paga ed è gratuita solo se specificato

Che questa sentenza cambierà notevolmente il rapporto tra professionisti e privati non c’è dubbio ma non bisogna temere: si può ancora chiedere un parere via email ad un avvocato o un commercialista senza pagare. L’importante è però specificarlo.

In base a quanto stabilito dall’art. 1709 del Codice Civile ogni professionista deve essere retribuito per ogni incarico affidato ma che la somma possa essere stabilita dalle parti. In sostanza, così come ribadito anche con sentenza dalla Cassazione, è la gratuità che bisogna concordare all’atto di incarico della consulenza professionale e non il pagamento.

In sostanza, i privati potranno ancora mandare mail al proprio professionista di fiducia ma con qualche accortezza in più: specificare che il parere via mail è richiesto esclusivamente a titolo gratuito.

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