Il centrosinistra evita di affrontare i partiti di centrodestra sui contenuti. Perché Letta sceglie la demonizzazione dell’avversario invece di una presentazione del programma elettorale.
A un Letta sempre più in difficoltà per il fallimento del suo tentativo di allargare il campo delle alleanze, sembra che non resti di meglio ormai che provare a rincorrere maldestramente gli avversari sul loro campo. Con il peso di una leadership sempre meno forte anche all’interno del suo stesso partito, cerca di inoculare il terrore del pericolo delle destre al potere, accusando di essere un pericolo per la democrazia Meloni, Salvini e Berlusconi.
Ma non basta demonizzare l’avversario di turno. Enrico Letta ha pensato bene di copiare i suoi predecessori (come l’idea della campagna elettorale in pullman, già usata dell’Ulivo di Prodi) e soprattutto, e questo dovrebbe rappresentare un unicum nella storia delle campagne elettorali, anche gli avversari.
Ha cominciato, qualche giorno fa a seguire l’esempio di Silvio Berlusconi con una proposta elettorale al giorno: «Nei prossimi giorni presenteremo una proposta al giorno, faremo in modo che diventino il cuore della campagna elettorale». Ma soprattutto, due giorni fa Letta ha registrato un discorso in tre lingue (inglese, francese e spagnolo), come aveva fatto Giorgia Meloni nel suo video alla stampa estera due giorni prima. Il video di Meloni era stato preparato con cura nel suo tentativo di rassicurare chi, all’estero potrebbe avere ancora qualche dubbio su di lei e sulla sua adesione all’Europa e all’atlantismo.
Inoltre, il fatto di spaventare Europa e mercati di fronte a un pericolo per la democrazia dimostra una scarsa considerazione per il bene del Paese e un egoismo ben poco patriottico. Sembra che la disperazione per i sondaggi che non promettono niente di buono per il centrosinistra, stia letteralmente annebbiando la mente di un solitamente moderato Enrico Letta, e lo abbia indotto a tentare il tutto per tutto per provare a screditare un avversario che sta dimostrando maggiore moderazione e acume.
Quello che appare da tutto ciò è un ribaltamento dei ruoli, dove chi è accusato di essere un pericolo per la democrazia dimostra pacatezza e cura verso i programmi e le azioni concrete, mentre chi dovrebbe rassicurare i mercati e l’Europa, pensa solo a instillare paura e terrore nell’elettorato, invece di affrontare l’avversario sui temi e i contenuti.
Anche il vezzo di accostare Meloni e Salvini ai supposti alleati europei Le Pen e Oban, denomina una scarsità di idee, nonché la solita brutta abitudine della sinistra di legare il proprio destino a qualche leader oltre i confini nazionali, sia della propria parte politica (si pensi ai vari Blair, Cameron, Obama, Clinton Zapatero) sia da quella avversa (Trump, Orban, Le Pen, Vox, ora Putin).
Il Pd deve cercare di uscire da questo corto circuito in cui sembra essersi infilato da una decina di anni, in cui sembra aver perso il contatto con la realtà perché troppo impegnato a occupare i posti di potere, che adesso non vuole più lasciare. Forse sarebbe il caso di farsi un bel esame di coscienza rigenerante e soprattutto provare, con uno scatto di orgoglio, di esaltare i propri punti di forza sui contenuti e sui temi, e non sempre sbandierare il pericolo di chi sa quale spauracchio.
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