Dotarsi di un corretto assetto organizzativo non solo risponde alle esigenze di conformità, ma rappresenta un’occasione per rivedere la struttura interna e i flussi operativi, migliorandoli.
Negli ultimi anni, l’adozione del Modello Organizzativo, previsto dal Decreto Legislativo 231/2001, è diventata una scelta strategica sempre più rilevante per le imprese. Questo strumento, nato con l’obiettivo di prevenire la commissione di reati aziendali da parte di apicali e dipendenti ove questi siano commessi nell’interesse o a vantaggio dell’ente, non si limita alla mera protezione legale, ma offre al contempo una serie di vantaggi economici e operativi.
La sua implementazione consente infatti di ridurre i rischi legali, con tutti i vantaggi che ne conseguono dal punto di vista economico/finanziario, ma anche di migliorare la reputazione aziendale (brand reputation) e, soprattutto, ottimizzare la gestione interna delle risorse.
Nonostante possa sembrare che sia prerogativa delle sole imprese di grandi dimensioni (di fatto obbligate dal dettato normativo), in virtù dei costi e delle strutture necessarie, il legislatore ha introdotto degli standard minimi nell’art. 6 del D. Lgs. 231/2001, consentendo anche alle PMI di adeguarsi. Infatti, per le piccole e medie imprese, che rappresentano oltre il 90% del tessuto economico italiano, il Modello Organizzativo 231 non è solo una scelta di compliance, ma un’opportunità per la crescita e la sostenibilità. Infatti, per le piccole e medie imprese, che rappresentano oltre il 90% del tessuto economico italiano, l’adozione di un Modello Organizzativo 231 non è solo una scelta di compliance, ma una vera opportunità di crescita e di sostenibilità.
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