Una spesa militare al 3% del PIL sarebbero sostenibile in Italia? Ecco quanti miliardi costerebbe.
Corsa al riarmo e più soldi per la difesa sono le parole chiave per l’Europa e, quindi, per la stessa Italia impantanate in uno scenario di politica internazionale completamente nuovo con l’arrivo di Trump alla Casa Bianca.
Quanto costerebbe il piano che NATO e UE vogliono costruire per rendere il territorio europeo sicuro, sostenere l’Ucraina senza gli USA, arginare eventuali spinte aggressive della Russia? Molti miliardi di euro, soprattutto per l’Italia. Come reperire queste ingenti risorse?
La domanda, al momento, rimane senza una risposta certa. Quel che è più certo, invece, è che i leader europei hanno convenuto che devono spendere di più per la difesa per dimostrare a Trump che il continente è in grado di proteggersi da solo, e il capo della Commissione europea ha suggerito che il blocco potrebbe allentare le regole che limitano i livelli del debito.
Inoltre, Macron si è fatto avanti suggerendo di destinare alle spese militari e di difesa il 3% del PIL, una soglia audace per alcuni Paesi come l’Italia che non raggiungono nemmeno il 2%. Quanto costerebbe alle casse statali un aumento di risorse di tale portata? La nostra nazione rischia di scuotere le proprie finanze.
Italia a caccia di 30 miliardi? Ecco quanto vale il 3% del PIL per la difesa
Il presidente francese Emmanuel Macron ha invitato gli europei ad aumentare drasticamente la spesa annuale per la difesa, portandola a oltre il 3% del PIL, dopo aver partecipato a un vertice di emergenza sull’Ucraina a Londra.
Mentre le nazioni baltiche chiedono da tempo che la spesa militare salga almeno al 3% del Prodotto Interno Lordo e il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha chiesto addiritturra 5%, questa è la prima volta che il leader francese specifica una nuova cifra.
“Negli ultimi tre anni, i russi hanno speso il 10% del loro PIL per la difesa. Dobbiamo preparare ciò che verrà dopo, con un obiettivo del 3-3,5% del PIL”, ha detto Macron in un’intervista al quotidiano francese Le Figaro.
Ma cosa significa, esattamente, per le casse dello Stato italiano? Le prospettive sono buie, considerando che proprio il nostro Paese è indietro rispetto alle altre potenze europee sulle risorse destinate alla difesa. Francia, Germania, Regno Unito, per esempio, hanno già predisposto una soglia del 2% di entrate per il settore difensivo, mentre l’Italia è sotto questa percentuale anche a causa dei suoi “storici” problemi di debito.
La promessa fatta dal Governo Meloni, incalzato da una situazione internazionale che sta diventando esplosiva, è di innalzare la soglia al 2,5%. Un cambiamento che sarebbe già oneroso per le casse dello Stato in cerca di risorse per riforme varie e con l’obiettivo urgente di abbassare il debito.
Il calcolo di quanti soldi servirebbero al nostro Paese è stato elaborato in modo chiaro da un grafico di ISPI:
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La lettura è piuttosto semplice: per soddisfare il 3% di PIL auspicato da Macron, l’Italia deve trovare un tesoretto da 32,4 miliardi di euro. Per arrivare al 2% servono poco più di 10 miliardi e per centrare il 2,5% ne occorrono 21,7. Non sono pochi: come ottenere queste cifre? La risposta non c’è.
Il Consiglio europeo allargato si riunirà giovedì 6 marzo per discutere di un pacchetto militare da 20 miliardi di euro per l’Ucraina e misure per aumentare la spesa per la difesa, tra cui un potenziale allentamento delle regole fiscali.
Intanto, però, i singoli Stati si trovano in bilico tra esigenze politiche e difficoltà finanziarie. Qualcuno già si chiede in Italia se le maggiori risorse da destinare alla difesa saranno sottratte a istruzione o sanità che invece avrebbero bisogno di supporto.
Mentre il mondo si fa complesso e la pace difficile da costruire, la soluzione sembra essere avere più armi. Anche a costi elevati.
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