Panoramica dei rendimenti dei principali bond sovrani europei a breve-media scadenza. Quali emittenti offrono di più e a quali condizioni?
Non di soli BOT e BTP vive l’investitore nazionale in sovereign bond alla ricerca del massimo rendimento a parità di asset class. Così come all’estero gli investitori, retail e istituzionali, acquistano i prodotti emessi dal Tesoro, altrettanto avviene anche da noi verso gli emittenti sovrani esteri.
Certo si tratta di un’operatività che presenta alcuni rischi specifici differenti da caso a caso a seconda del prodotto esaminato. Prima di esporli vediamo anzitutto quanto offrono oggi i rendimenti dei titoli di Stato a 2 e 3 anni di durata dal Portogallo alla Grecia.
I rendimenti dei bond sovrani di alcuni Stati europei
Procedendo in ordine alfabetico, ecco i rendimenti annui lordi sulle scadenze a 2 e a 3 anni dei principali emittenti sovrani europei (fonte: Investing):
- Austria: il 2,532% sui bond con vita residua a 2 anni e il 2,396% su quelli a 3 anni;
- Belgio: il 2,415% e il 2,403% sui bond sovrani a 2 e 3 anni di durata residua;
- Danimarca: rendimenti pari a, nell’ordine, il 2,254% e il 2,022%;
- Francia: rendimenti in salita da mesi, Oltralpe, per via dei recenti ritocchi al ribasso degli outlook delle agenzie di rating. Nel dettaglio, oggi il Governo francese paga il 2,419% e 2,557% lordo annuo sulle durate a 2 e 3 anni;
- Germania: le obbligazioni sovrane dei “primi della classe” pagano, nell’ordine, il 2,280% e 2,128%;
- Irlanda: 2,345% sulla durata residua a 2 anni, il 2,298% annuo lordo sul 3 anni;
- Italia: oggi i titoli del Tesoro sulle durate a 24 e 36 mesi rendono, rispettivamente, il 2,798% e il 2,705% annuo lordo;
- Paesi Bassi: rendimenti pari a, nell’ordine, il 2,289% e il 2,303%;
- Portogallo: i bond sovrani lusitani rendono il 2,278% e il 2,189% sulle durate residue a 24 e 36 mesi;
- Spagna: rendimenti pari a, nell’ordine, il 2,517% e il 2,562%.
Quanto offrono oggi i rendimenti dei titoli di Stato a 2 e 3 anni di durata dal Portogallo alla Grecia?
Come si evince i ritorni bene o male non si discostano di tantissimo e i loro effetti sul breve termine, diciamo così, poco si percepiscono. Il discorso cambia notevolmente sulle lunghe distanze. Qui, infatti, anche un piccolo differenziale annuo moltiplicato per la vita residua si tramuta in punti percentuali capaci di fare la differenza.
Vediamolo con i numeri. Uno scarto dello 0,25% tra due bond sovrani pari durata e rating similari genera ‘poca sostanza’ sui 2 anni di durata (mezzo punto percentuale complessivo). Lo scenario cambia di tanto all’aumentare degli anni complessivi, specie al crescere di quel differenziale.
Investire in titoli di Stato con un occhio ai rischi
Quali sarebbero, tuttavia, i rischi da valutare prima di investire in sovereign bond non nazionali? Il primo è quello di cambio, che nel nostro caso sparisce se il Paese emittente ha l’euro quale valuta nazionale e l’emissione è in valuta domestica. Al riguardo ricordiamo quali sono Stati membri che utilizzano l’euro. Si tratta di: Austria, Belgio, Croazia, Cipro, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Portogallo, Slovacchia, Slovenia e Spagna.
Un altro aspetto da tenere a mente è il rating emittente, e quindi il rischio legato al Paese debitore. Altrettanto importante è anche lo studio dell’evoluzioni nel tempo di quel rating, tipo quanto sta avvenendo di recente ai bond francesi. Tuttavia, questo aspetto impatta molto di più sui rendimenti dei bond lunghi e molto meno su quelli di breve durata.
Ultimo aspetto da considerare, ma non per questo meno importante (anzi!) è l’analisi del controvalore emesso di un bond e quindi la sua liquidità. Avere a che fare con titoli emessi in importi modesti può portare ad avere larghi spread bid/ask sul book, specie in epoche di credit crunch e/o forti crisi finanziarie.
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