Quest’anno si venderanno meno smartphone, ecco perché

Niccolò Ellena

01/09/2022

La crisi globale ha duramente impattato il settore degli smartphone, in particolare IDC prevede un calo nelle vendite del 6,5%, vale a dire 1,27 miliardi di unità

Quest’anno si venderanno meno smartphone, ecco perché

Le dinamiche globali che si sono manifestate negli ultimi tre anni hanno contribuito ad alterare in maniera significativa alcuni mercati.
I prezzi di molti beni comuni sono saliti tanto da renderli beni di lusso e altri sono diventati praticamente introvabili. In particolare, lo scoppio della guerra in Ucraina, la pandemia di Covid-19 e la crisi dei semiconduttori hanno impattato in maniera particolarmente rilevante.

A questi eventi sembra non essere sfuggito il mercato degli smartphone. IDC, azienda statunitense di ricerche tecnologiche, nel suo ultimo rapporto «Worldwide Quarterly Mobile Phone Tracker» ha stimato che il mercato degli smartphone subirà un calo nelle vendite nel 2022 del 6,5%, vale a dire per 1,27 miliardi di unità.

Nonostante la crisi, il prezzo di vendita degli smartphone nel secondo trimestre dell’anno è aumentato addirittura del 10%, raggiungendo quello che gli analisti considerano essere il picco. Attraverso una stima conservativa, questi hanno affermato che alla fine dell’anno l’aumento del prezzo degli smartphone dovrebbe attestarsi intorno al 6%.

Le ragioni per cui ciò avviene sono molteplici: la crisi dei semiconduttori innanzitutto ha costretto già nel recente passato molte aziende a dover rallentare o addirittura fermare momentaneamente la produzione, a causa della mancanza di questi importanti componenti realizzati per la maggior parte in Asia.

In secondo luogo, un altro importante fattore da tenere in considerazione è l’inflazione: con l’aumentare del costo della vita e delle merci sul mercato è diventato sempre più complesso poter accedere a beni anche di (quasi) prima necessità, così come sono oggi gli smartphone.

Non è infatti difficile trovare dispositivi che hanno un costo superiore ai 1.000 euro, cifra simile allo stipendio di molte persone nel nostro Paese. I costi del trasporto internazionale e le tensioni geopolitiche che fanno da sfondo contribuiscono a trasformare questa situazione in una “tempesta perfetta” per i rivenditori e i produttori di smartphone.

L’azienda americana ha tuttavia affermato che questo momento di difficoltà dovrebbe avere vita breve: già nel 2023 si dovrebbe vedere un aumento delle vendite del 5,2% e un tasso di crescita dell’1,4% su un orizzonte di cinque anni.

Il segmento degli smartphone premium, ossia con un costo di più di 800 dollari, ha resistito bene alle turbolenze internazionali, hanno infatti registrato un aumento delle vendite del 4%, arrivando ad attestarsi al 16% complessivo del mercato.

Da un punto di vista geografico, sono i mercati emergenti quelli a essere stati maggiormente colpiti, in particolare quelli dove sono venduti gli smartphone da un costo inferiore ai 400 dollari. IDC prevede che l’Europa centrale e orientale sarà testimone di un calo nelle vendite del 17,4% nel 2022 e l’Asia-Pacifico (esclusi Giappone e Cina), in precedenza previsto in crescita del 3,0%, dovrebbe ora scendere del 4,5% nel 2022.

Tuttavia, il calo di volume più significativo proviene dalla Cina, che ora dovrebbe diminuire del 12,5%, pari a circa 41 milioni di unità, contribuendo a quasi la metà della riduzione complessiva di quest’anno. Al contrario, i mercati sviluppati come il Nord America (USA e Canada) e l’Europa occidentale dovrebbero fare molto meglio nel 2022.

La previsione della crescita negli Stati Uniti per il 2022 è dello 0,3%, mentre il mercato canadese andrà leggermente meglio con una crescita del 3,2% e solo un leggero calo dello 0,7% per l’Europa occidentale.

Tempi duri per Huawei

Stante questa situazione, molte aziende stanno attraversando momenti complessi che le costringono a fare fronte a numerose difficoltà, una di queste è Huawei che, alcuni giorni fa, ha diffuso internamente una nota che doveva essere riservata, salvo poi essere diffusa ed essere diventata pubblica.

All’interno del memo, il Ceo dell’azienda Ren Zhengfei parla di tempi duri e della necessità di fare fronte a un momento decisamente complesso: al momento in Cina milioni di persone si trovano ancora in lockdown, sono ben 41 le città attualmente in cui non è possibile uscire a causa della discussa politica zero-Covid imposta dal governo di Xi Jinping; non solo: le tensioni e con gli Stati Uniti e il conflitto tra Russia e Ucraina non rendono certamente la situazione più semplice.

Già lo scorso anno l’azienda era stata costretta a una riduzione dell’organico di ben 2.000 unità a causa della crisi. Quest’anno la situazione non sembra migliorare, l’azienda ha infatti avuto un calo dell’utile netto del 6% nel primo semestre.

Secondo le previsioni del manager sarà necessario adottare una “modalità sopravvivenza” almeno fino al 2023 e, eventualmente, se la situazione non migliora, anche fino al 2025, stima che corrisponde a quella realizzata da IDC.

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