Rapporti tesi tra Stati Uniti e Cina con la visita di Nancy Pelosi a Taiwan: ecco quali sono le conseguenze e le reazioni a catena in tutto il mondo.
L’arrivo di Nancy Pelosi a Taiwan ha scatenato l’ira della Cina con il pericolo di un effetto a catena in tutto l’Indo-Pacifico. La Repubblica popolare cinese, che ritiene la visita a Taipei della speaker della Camera Usa una violazione della propria sovranità territoriale, ha immediatamente attivato le proprie forze armate per un’esercitazione militare che coinvolgerà il quadrante intorno l’isola, ma sono giunti anche primi segnali di reazione sotto il profilo economico.
Pechino, dopo avere bollato come inaccettabile la decisione di Washington di lasciare una delle sue massime istituzioni visitasse Taiwan, ha bloccato l’importazione di alcuni beni alimentari delle aziende dell’isola e ha imposto immediatamente lo stop all’esportazione di sabbia naturale.
Questa decisione, apparentemente secondaria, è in realtà fondamentale: quella sabbia è infatti un elemento indispensabile per la produzione dei semiconduttori, considerati il vero e proprio tesoro di Taiwan e uno dei motivi per cui l’isola è fondamentale non solo nella logica dello scontro tra le superpotenze del Pacifico, ma anche in chiave mondiale.
Le reazioni al viaggio di Pelosi a Taipei non sono tuttavia solo nel triangolo tra Stati Uniti, Cina e Taiwan, ma anche sul piano internazionale. L’immagine della speaker della Camera che vola nell’isola ritenuta “ribelle” da Pechino ha infatti scatenato le reazioni di molti Paesi allineati con la Cina, a cominciare dalla Russia.
Da Mosca hanno ribadito la loro vicinanza alla Repubblica popolare e la loro adesione al concetto di “una sola Cina” e questo serve a Vladimir Putin anche per assestare un colpo a Joe Biden proprio nel momento in cui qualcuno sospettava che anche Xi Jinping si stesse allontanando dal sostegno politico al Cremlino dopo la guerra in Ucraina.
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