Queste etichette vanno strappate prima di buttare bottiglie e contenitori di plastica

Luna Luciano

9 Giugno 2024 - 16:25

Prima di buttare le bottiglie e i flaconi di plastica è importante separare l’imballaggio dall’etichetta. Ecco perché serve e come riciclare la plastica correttamente.

Queste etichette vanno strappate prima di buttare bottiglie e contenitori di plastica

A differenza di quello che si possa pensare non è semplice riciclare la plastica, basti pensare che i flaconi e imballaggi di plastica sono interamente avvolti da etichette, a loro volta di plastica, su cui però è riportata la dicitura di “riciclare separatamente l’etichetta e il flacone”.

Flaconi noti a tutte le famiglie che spesso sono usati per contenere prodotti detergenti, come quelli per il bucato o le stoviglie, e benché l’istruzione raccomandi di separare etichetta e flacone prima di gettarli nel cestino, non tutti lo fanno. E se esistono strategie di nudging per invogliare i clienti a strappare l’etichetta, non tutti se lo ricordano, con le terribili conseguenze di non poter riciclare materiali riciclabili.

Ma perché è così importante separare questi flaconi dalle etichette e perché questo impedisce il riciclaggio corretto? Ecco tutto quello che c’è da sapere sul riciclo della plastica.

Plastica, perché queste etichette vanno staccate dai flaconi?

La funzione principale di una confezione di plastica è quella di proteggere il proprio contenuto, alimento o liquido, impedendo contaminazioni esterne e rendendo sicuro il trasporto. Come spiegato da Laura Badalucco, docente specializzata in packaging design all’Università Iuav di Venezia, è “molto più grave il danno ambientale creato dalla perdita del prodotto piuttosto che quello derivato da un imballaggio non riciclato, soprattutto in campo alimentare e nell’elettronica”.

Inoltre, in un “mondo ideale” polimeri di colori differenti non dovrebbero mai unirsi poiché gli standard di trasparenza della plastica riciclata non possono raggiungere quelli della plastica vergine, di conseguenza “non è riutilizzabile per una stessa applicazione di imballaggio”, a differenza del riciclo del vetro e dell’alluminio che consentono di ottenere nuovi imballaggi del tutto equivalenti a quelli di partenza.

Recuperare solo scaglie di polimeri trasparenti permetterebbe di rifare bottiglie di plastica, ma gli impianti non possono suddividere il flusso anche per colore, ed ecco che la plastica riciclata diviene grigia, verde o marrone. E se i flaconi di questi colori non sono apprezzati dalle aziende dei prodotti da confezionare perché giudicati “poco attraenti”, sono nascosti sotto grosse etichette sgargianti.

Infatti, “alcuni grandi marchi sono diventati riconoscibili grazie ai colori ed è impensabile imporre di eliminarli” spiega Luca Stramare, specialista di design e riciclo presso Corepla, il consorzio nazionale per la raccolta, il riciclo e il recupero degli imballaggi in plastica.

Ed è qui che sorge un nuovo problema: negli impianti di riciclo meccanico della plastica i rifiuti sono separati e selezionati da sensori ottici a infrarossi che riconoscono il tipo di polimero di cui è fatto ogni imballaggio. Rimuovere l’etichetta dai flaconi consente ai sensori di indirizzare i due imballaggi verso il flusso corretto, altrimenti l’intera confezione (flacone + etichetta) viene smistato nei rifiuti non riciclabili e destinati all’incenerimento.

Plastica, come riciclare correttamente la plastica?

A differenza di quello che si possa pensare non tutta la plastica può essere riciclata, e quella riciclabile non sempre può essere smaltita se non viene separata correttamente prima di essere buttata nella spazzatura. Per migliorare il riciclaggio della plastica è quindi essenziale poter dividere correttamente i polimeri che la compongono. Per poter riciclare correttamente la plastica bisogna quindi leggere attentamente l’etichetta per capire quale riciclare e quale no. Al momento sono sei i principali polimeri che vengono riciclati e venduti sul mercato, che sono:

  • PET, quello per esempio delle bottiglie di plastica;
  • HDPE, quello tipico dei tappi o dei flaconi di detersivo;
  • PP, quello dei contenitori per alimenti;
  • LDPE, quello dei sacchetti per l’immondizia;
  • PS, il polistirolo;
  • PVC, materiale resistente con cui si fanno i tubi.

Per gli altri, a causa della loro limitata domanda, ci sono meno investimenti e quindi non sono state avviate vere e proprie filiere di riciclaggio. Nei paesi dell’Unione Europea, però, le cose potrebbero cambiare già nel corso del 2024, se sarà approvata una proposta di regolamento che dal 2030 obbligherà i produttori a utilizzare almeno il 35% di plastica riciclata per ogni tipo imballaggio.

Tramite questa norma dovrebbe quindi aumentare la domanda di polimeri riciclati e, potenzialmente, di conseguenza aumentare gli investimenti nel riciclo di quelli che finora non sono riutilizzati. La proposta di regolamento prevede inoltre che nulla, colorazione inclusa, dovrà ostacolare i processi di raccolta, selezione e riciclo degli impianti dal 2035 in poi.

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