Prosegue la guerra commerciale negli Stati Uniti. Su questo prodotto importato dall’Asia è stato imposto un dazio enorme.
Donald Trump non intende mollare sul fronte dazi e prosegue la sua battaglia per difendere le industrie nazionali limitando pesantemente le importazioni di merce straniera. Se con l’Europa i dazi al 20% sono stati sospesi, la Cina resta la nazione più colpita dai dazi. Quella con Pechino è una vera e propria guerra commerciali con Trump che punta a scoraggiare pesantemente i prodotti importati dall’Asia verso gli Stati Uniti.
I prodotti più colpiti sono celle e pannelli solari provenienti dal Sud-Est asiatico. In alcuni casi il dazio imposto potrebbe raggiungere il 3.403,96%. Si tratta di dі un’ultеrіоrе соlро inferto аі рrоdоttі сіnеѕі nеl quadro della campagna dеll’аmmіnіѕtrаzіоnе ѕtаtunіtеnѕе vоltа а lіmіtаrе lе importazioni. Questo finirà per avvantaggiare l’energia tradizionale statunitense, come quella derivante dai combustibili fossili, scoraggiando ancora di più il passaggio alla svolta green che sarà ancora più costosa.
I paesi interessati dai dazi sui pannelli solari
I dazi riguarderanno celle e moduli solari proveniente dall’Est asiatico, in particolare quelli di aziende cinesi prodotti in Cambogia, Thailandia, Vietnam e Malesia. A seconda del paese di origine, i dazi potranno raggiungere le seguenti percentuali:
- fіnо аl 3403,96% реr lа Саmbоgіа;
- fіnо аl 799,55% реr lа Тhаіlаndіа,
- fіnо аl 542,64% реr іl Vіеtnаm;
- fіnо аl 168,80% реr lа Маlеѕіа.
La Cina detiene circa il 90% della quota di mercato nei segmenti chiave della filiera dell’energia solare, dal silicio policristallino ai moduli fotovoltaici. Grazie a una capacità produttiva massiccia e a costi estremamente competitivi, Pechino sta attirando sempre più paesi alla ricerca di soluzioni energetiche più sostenibili ed economiche, consolidando il suo predominio globale nel settore.
Gli Stati Uniti, per contrastare questa dipendenza e proteggere la propria industria locale, hanno introdotto misure commerciali molto severe già dallo scorso gennaio in un tentativo deciso di limitare l’influsso cinese nel mercato americano delle energie rinnovabili.
Tuttavia, molte aziende cinesi hanno reagito rapidamente, delocalizzando la produzione in paesi del Sud-Est asiatico come Vietnam, Malesia, Thailandia e Cambogia. Questa strategia ha trasformato l’area in un nodo fondamentale per l’industria solare statunitense, ma ora il nuovo pacchetto di dazi colpisce anche questi paesi. Non sorprende, quindi, che quasi tutte le celle e i pannelli destinati agli Stati Uniti provengano oggi da queste nazioni.
Nonostante le pressioni interne per rilanciare la manifattura solare nazionale, la capacità produttiva effettiva negli Stati Uniti ha iniziato a riprendersi solo recentemente e molti impianti si affidano ancora a materiali importati. Questo significa che, con l’introduzione delle nuove tariffe, che di fatto rappresentano un quasi totale divieto all’importazione di celle solari, il progresso tecnologico del fotovoltaico americano subirà inevitabilmente un brusco rallentamento.
Di conseguenza, serviranno diversi anni prima che l’energia solare torni a essere competitiva negli Stati Uniti su scala ampia. La decisione definitiva della Commissione per il commercio internazionale, attesa per il 2 giugno, sarà cruciale per delineare il futuro della transizione energetica americana.
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