Questo Paese senza fiumi, laghi e pioggia, ha trovato il modo di dare acqua a 40 milioni di persone utilizzando il petrolio

Andrea Fabbri

5 Febbraio 2025 - 15:38

Esiste un Paese nel mondo che non ha fonti idriche ma sfrutta il petrolio per fornire acqua ai suoi abitanti. Ecco qual è e come funziona il procedimento

Questo Paese senza fiumi, laghi e pioggia, ha trovato il modo di dare acqua a 40 milioni di persone utilizzando il petrolio

L’acqua è una risorsa sempre più preziosa in epoca di cambiamento climatico. Le ultime statistiche affermano che oggi oltre 2 miliardi di persone sulla Terra vivono in condizione di gravissimo stress idrico. Alcuni Paesi del mondo, però, combattono il problema da secoli e hanno trovato soluzioni innovative per fornire acqua potabile ai propri abitanti.

Emblematico, in tal senso, il caso dell’Arabia Saudita, territorio privo di fiumi e laghi permanenti e in cui le precipitazioni sono estremamente scarse. La soluzione adottata dai sauditi è stata quella di sfruttare le ingenti risorse petrolifere per produrre acqua potabile tramite processi di desalinizzazione e osmosi.

L’Arabia è così diventata, grazie ai suoi 32 impianti di desalinizzazione - altri 6 sono in costruzione -, uno dei maggiori produttori di acqua desalinizzata al mondo. Basti pensare che ogni giorno questi impianti trattano circa 9,7 milioni di metri cubi d’acqua e utilizzano proprio il petrolio per funzionare.

Esistono soluzioni alternative al petrolio?

Due domande restano sul piatto. La prima è come rendere la produzione di acqua più sostenibile e meno impattante su un pianeta già ampiamente provato dall’intervento umano. La seconda è: quando il petrolio non ci sarà più o le scorte si ridurranno?

Per rispondere alle due questioni i vertici del Paese sono già al lavoro. Sono infatti in corso di sperimentazione impianti di desalinizzazione galleggiante e nuove unità alimentate a energia solare.

Gli altri Paesi del mondo che non hanno fiumi e laghi

L’Arabia Saudita non è l’unico Paese a dover fare i conti con l’assenza di fonti naturali d’acqua. Vive la stessa difficile condizione anche il Qatar, altro territorio in cui è la desalinizzazione a farla da padrone. Anche in Qatar, però, è aperta la discussione sull’impatto che il procedimento ha sull’ambiente. Desalinizzare l’acqua produce enormi quantità di emissioni di CO2 e per ogni litro d’acqua depurata vengono re-immessi in mare 1,5 litri di materiale di scarto che vanno a influire sull’ecosistema marino.

Molto particolare il caso dell’Oman, Paese in cui ingegno e tradizione si fondono da secoli. Qui sono ancora in funzione gli antichissimi canali di irrigazione, gli aflaj. Attivi da moltissimi secoli, gli aflaj sfruttano la gravità terrestre per redistribuire l’acqua dove e quando c’è maggiore bisogno. 5 di questi sistemi di irrigazione sono stati inseriti dall’Unesco nei Patrimoni dell’Umanità.

Il Kuwait è praticamente privo di risorse d’acqua naturali e il suo territorio è quasi totalmente desertico. Anche in questo caso la soluzione a cui si è ricorsi è stata quella della desalinizzazione, iniziata nel 1951, che oggi garantisce il 90% di tutto il fabbisogno idrico.

Ultimo caso degno di menzione è quello dello Yemen, territorio in cui gli Emirati Arabi Uniti hanno lanciato 5 anni fa un piano estremamente ambizioso composto da tre progetti: la restaurazione di un pozzo artesiano, l’installazione di un serbatoio d’acqua con 100mila litri di capacità e la creazione di una rete idrica lunga 36mila metri.

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