Recovery Fund: prevale disaccordo tra Paesi Ue

Marco Ciotola

09/06/2020

Dal vertice Ecofin emerge ancora un forte disaccordo sul Recovery Fund. Olanda e Austria confermano la loro contrarietà, l’Ungheria alza la voce

Recovery Fund: prevale disaccordo tra Paesi Ue

Prevale disaccordo tra i Paesi europei sul Recovery Fund. È quanto di fatto emerso - e in grossa parte confermato - dall’odierno vertice Ecofin.

Focalizzato in primis proprio sul recupero economico del post-coronavirus, l’incontro tra i ministri dell’economia e delle finanze dell’Unione europea ha mostrato che la strada da fare è ancora molto lunga.

Oltre ai dissensi nuovamente evidenziati da Paesi come Olanda e Austria, ha fatto molto rumore oggi la severa disapprovazione da parte dell’Ungheria.
Il ministro Mihaly Varga ha parlato infatti di un “piano ingiusto”, in quanto appositamente creato “per aiutare gli Stati membri del Sud”.

Tra le dichiarazioni odierne da citare anche quella del ministro italiano Roberto Gualtieri, che ha ribadito il parere del tutto favorevole del Belpaese parlando di “compromesso equilibrato che non deve essere ridimensionato”.

Recovery Fund: prevale disaccordo tra Paesi Ue

I maggiori disaccordi emersi dalla riunione Ecofin di oggi sono quelli di Austria e Ungheria.

Per l’esecutivo di Vienna i contenuti de Recovery Fund sono “inaccettabili allo stato attuale”, così come inaccettabili - e insostenibili - sarebbero le cifre derivanti dal piano.
Gernot Blümel, ministro delle Finanze austriaco, ha posto l’accento sulla mancanza di modalità e soggetti che dovranno farsi carico del rimborso del debito.

Mentre l’ungherese Mihaly Varga ha scelto di sicuro le parole di maggior valenza critica, evidenziando come il provvedimento appaia “ingiusto” nei confronti dell’Ungheria:

“In sostanza, è stato creato su misura per aiutare gli Stati membri del Sud; ma l’Ue dovrebbe agire in modo equo e proporzionato per contenere i danni economici della pandemia, non imporre oneri aggiuntivi per le realtà più piccole e meno sviluppate”.

Più preventivabile ma non meno dura anche la linea olandese, che continua a chiedere solo prestiti e nessuna sovvenzione, e a sollecitare una ricezione dei fondi condizionata “all’effettiva attuazione delle riforme strutturali”.
Posizione praticamente identica a quella esposta da Danimarca e Svezia.

Mentre per il ministro finlandese Matti Vanhanen il Recovery Fund sottovaluta “l’importante conto da pagare” legato al coronavirus.

L’asse del sì: Italia-Germania-Francia

All’opposto rispetto a tutti i sopra-citati disaccordi c’è poi la linea italiana. Gualtieri ha definito la proposta della Commissione - per la quale potrebbero spettare all’Italia oltre 170 miliardi - “un compromesso equilibrato, che non deve essere ridimensionato”.

La Francia - che per prima ha elaborato il piano - è contraria a ogni tipo di condizionalità legate alla ricezione dei fondi, come quelle richieste invece da Olanda, Danimarca e Svezia.

Dall’altra parte il ministro tedesco Olaf Scholz è tornato sulle cifre messe sul piatto dall’Unione europea per il Recovery Fund, spingendo per un pacchetto complessivo di 500 miliardi di euro e non di 750 miliardi come inizialmente annunciato.

Tutto lascia pensare a discussioni destinate a protrarsi a lungo, di certo per tutta l’estate, prima di delineare un quadro anche solo generale del piano di recupero economico europeo post-coronavirus.

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