Sul Recovery Plan si addensano aree d’ombra: i conti non tornano nel piano italiano che decide come spendere le risorse UE. Quali problemi e perplessità?
Il Recovery Plan al centro delle discussioni del Governo. Sono giorni e ore concitate per delineare il destino economico del nostro Paese.
Mentre la BCE ha appena annunciato nuovi stimoli e il Consiglio Europeo è in riunione per sbloccare - tra le altre priorità - lo stallo Recovery Fund e budget comunitario, l’Italia fa i conti con il Piano nazionale di resilienza e ripresa.
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Un progetto ambizioso e necessario, in vista dei miliardi di euro che arriveranno da Bruxelles con il Next generation EU. Tuttavia, diversi ostacoli stanno rallentando il Recovery Plan.
Non solo l’aut aut di Renzi sulla cabina di regia per gestire i progetti. Ora spuntano diversi malumori sulle voci di spesa. Calano le prime ombre sul piano e i conti potrebbero non tornare per risollevare le sorti dell’Italia.
Recovery Plan: 9 miliardi alla Sanità basteranno?
Il ministro Speranza sembra non aver apprezzato la ripartizione dei 196 miliardi del Recovery Fund. Secondo il Piano nazionale di resilienza e ripresa, infatti, il capitolo Sanità sarà beneficiario di 9 miliardi di euro.
Una somma non sufficiente per avviare la grande e necessaria riforma del Sistema Sanitario Nazionale che Speranza ha più volte annunciato. L’ambizione del ministero era di poter mettere sul piatto almeno 25 miliardi.
Ma, a quanto si apprende da indiscrezioni, i tecnici al lavoro sul Recovery Plan non intendono rivedere l’intera struttura del programma. Come ha scritto il Corriere della Sera, la risposta ai malumori sanitari è stata:
“Ci possono essere aggiustamenti quando si definiranno i singoli progetti, ma i saldi assegnati a ognuno dei sei capitoli del Pnrr sono quelli. E se si volessero dare più soldi alla sanità bisognerebbe toglierli ad altri settori”
Vicenda chiusa? Si vedrà, visto che il cdm non ha ancora approvato. Intanto, anche il presidente della fondazione Gimbe, Cartabellotta, è sbottato alla lettura delle risorse:
“Nove miliardi per rilanciare il sistema sanitario è una cifra che non sta né in cielo né in terra...abbiamo subito tagli che hanno sottratto 37 miliardi alla sanità pubblica, rendendola non all’altezza...Se sommiamo questo al fatto che l’ultima riforma risale al 1999...si capisce come un piano da 9 miliardi faccia acqua da tutte le parti”
Il timore è che un settore chiave per il benessere generale del Paese sia stato nuovamente messo da parte. L’auspicio è che alcuni capitoli del Recovery Plan possano includere anche interventi nella sanità. Per esempio, come suggerisce Cartabellotta, i 40 miliardi per la riqualificazione edilizia potrebbero essere indirizzati anche agli ospedali.
Comunque, si resterebbe ben lontani dall’obiettivo del piano Speranza, che aveva stimato 34 miliardi per le strutture sanitarie. A questo punto, ci si chiede, tornerà utile - o sarà necessario - il Mes destinato alla sanità?
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