Il reddito di cittadinanza non fa reddito ma va comunque indicato nell’ISEE (a partire dal prossimo anno). Ecco cosa cambia per i beneficiari della misura.
Il reddito di cittadinanza fa reddito? Viene considerato ai fini ISEE? Con l’inizio del nuovo anno - e soprattutto in attesa della prossima ricarica - sono molti i dubbi che si stanno ponendo i percettori del reddito di cittadinanza.
Una delle domande riguarda il nuovo ISEE, rinnovato appositamente per continuare a beneficiare della misura. A partire dal prossimo mese, infatti, l’importo del sostegno economico verrà ricalcolato sulla base del nuovo indicatore; ma attenzione, non è detto che se l’ISEE è più alto allora l’importo del reddito di cittadinanza sarà più basso, visto che sono diversi i fattori che possono incidere.
Qui, però, vogliamo concentrarci su un altro aspetto, ossia sull’incidenza che il reddito di cittadinanza percepito l’anno scorso avrà sull’ISEE e sul reddito. In molti, infatti, si sono chiesti se il valore ISEE non sia risultato più alto proprio a causa del reddito di cittadinanza percepito nel 2019; proviamo a fare chiarezza.
Il reddito di cittadinanza non fa reddito ma va nell’ISEE
La legge 26/2019 che istituisce il reddito di cittadinanza fa subito chiarezza sul fatto che l’importo percepito mensilmente “non fa reddito”. Nel comma IV dell’articolo 3, infatti, si legge chiaramente che Il beneficio economico è esente dal pagamento dell’IRPEF.
Ma attenzione, perché questo non significa che quanto percepito non abbia ripercussioni ai fini ISEE. Così come qualsiasi altra indennità, infatti, anche il reddito di cittadinanza va indicato nell’ISEE.
Come spiegato dalla normativa vigente, ossia il D.P.R. 159/2013 nella DSU ai fini ISEE bisogna valutare anche i redditi esenti da IRPEF, quali appunto i “trattamenti assistenziali, previdenziali e indennitari, comprese le carte di debito, a qualunque titolo percepiti da amministrazioni pubbliche laddove non siano già inclusi nel reddito complessivo”.
Quindi, dal momento che la legge 26/2019 non esclude il reddito di cittadinanza dai suddetti “trattamenti assistenziali” è ovvio che questo andrà indicato nell’ISEE. Stiamo utilizzando il tempo futuro appositamente: ricordiamo, infatti, che i redditi presi in esame nell’ISEE 2020 sono quelli percepiti nel 2018, quindi di RdC e PdC si dovrà tener conto solamente nell’ISEE del prossimo anno.
L’ISEE del 2021, quindi, si preannuncia più alto visto che questo conterrà anche le mensilità di reddito di cittadinanza erogate nel 2019; cosa significa questo?
ISEE 2021 più alto a causa del reddito di cittadinanza: cosa cambia?
Come noto il reddito di cittadinanza - a normativa invariata - si potrà richiedere anche nel 2021. Chi lo sta percependo, infatti, potrà fare nuovamente domanda al termine dei 18 mesi di fruizione (pur rispettando un mese di sospensione), così da beneficiarne per altri 18 mesi.
Il fatto che l’ISEE 2021 possa essere più elevato per colpa del reddito di cittadinanza, però, spaventa molti. Ebbene, questo timore è immotivato perché nonostante l’RdC farà parte dell’ISEE non ci sarà alcuna conseguenza ai fini del beneficio.
L’articolo 2 comma 7 della legge che istituisce il reddito di cittadinanza, infatti, specifica che ai fini dell’accertamento dei requisiti per il diritto al beneficio va sottratto l’ammontare del RdC percepito dal nucleo beneficiario eventualmente incluso nell’ISEE, “rapportato al corrispondente parametro di scala di equivalenza”.
Il fatto di avere un ISEE più alto per colpa del reddito di cittadinanza, quindi, non influisce negativamente sulla richiesta del beneficio. Lo stesso vale anche per il REI (come abbiamo avuto modo di spiegarvi in questi giorni), né tantomeno per altre misure regionali di contrasto alla povertà oggetto di intesa con il Ministero del Lavoro.
© RIPRODUZIONE RISERVATA