Reddito di cittadinanza cancellato nel 2024, è legittimo solo a una condizione

Simone Micocci

28 Dicembre 2022 - 15:47

È legittimo cancellare il Reddito di cittadinanza? Sì, ma solo a una condizione: bisognerà pensare a una misura alternativa che tuteli le fasce deboli della popolazione.

Reddito di cittadinanza cancellato nel 2024, è legittimo solo a una condizione

Non è un segreto che il Reddito di cittadinanza verrà eliminato tra poco più di un anno: la legge di Bilancio 2023, infatti, stabilisce che dal 1° gennaio 2024 tutte le disposizioni contenute nel decreto n. 4 del 2019, per la parte riferita al Rdc, verranno abrogate.

C’è chi si chiede se tutto questo sia legittimo, anche perché c’è chi ritiene che il Reddito di cittadinanza faccia parte dei cosiddetti diritti acquisiti e che quindi non sia possibile togliere il beneficio prima che siano decorsi i 18 mesi, a meno che non se ne perdano i requisiti oppure se viene applicata una sanzione per mancato rispetto di alcuni obblighi previsti dalla normativa.

Di Reddito di cittadinanza come possibile diritto acquisito ne abbiamo parlato recentemente con il professore di Diritto del lavoro all’Università Roma Tre, Giampiero Proia, nonché avvocato patrocinante presso la Corte di Cassazione. Secondo il suo esperto parere personale, però, cancellare il Reddito di cittadinanza è una decisione del tutto legittima, poiché non si tratta di un diritto acquisito come invece si potrebbe pensare.

Tuttavia, come confermato anche dal professor Proia, cancellare il Reddito di cittadinanza sarà legittimo solamente a una condizione; diversamente c’è il rischio di violazione dei principi costituzionali e di conseguenza una tale decisione potrebbe subire lo stop da parte della Consulta.

Il Reddito di cittadinanza non è un diritto acquisito

Con il termine “diritto acquisito” si intende quella categoria di diritti che una volta entrati nella sfera giuridica di un soggetto sono immutabili, anche qualora dovessero esserci dei cambiamenti dell’ordinamento giuridico. A tal proposito, ci sono degli elementi del Rdc che potrebbero far pensare che si tratti di un diritto acquisito, come ad esempio il fatto che la normativa lo riconosca per 18 mensilità salvo il caso in cui ne vengano meno i requisiti oppure scatti una sanzione.

Il professor Proia la pensa diversamente, in quanto ritiene che per il Reddito di cittadinanza non si possa parlare di diritto acquisito e che per questo motivo è del tutto “legittimo e costituzionale dal punto di vista del diritto interrompere a un certo punto la fruizione del Reddito per alcune categorie di persone”.

Via libera quindi alla decadenza del beneficio una volta trascorsi 7 mesi, novità introdotta dalla legge di Bilancio 2023, così come pure alla cancellazione per tutti dall’inizio del 2024. Tuttavia, Proia pone una condizione: affinché lo stop del Reddito di cittadinanza possa essere legittimo è necessario “che venga sostituito da altre forme di lotta alla povertà”.

Reddito di cittadinanza cancellato nel 2024, decisione legittima a una condizione

Secondo il professor Proia quando si parla di misure come il Reddito di cittadinanza bisogna “per forza fare i conti con l’evoluzione della situazione sociale ed economica” e quindi considerare l’ipotesi che possano essere cancellate qualora dovessero esserci variazioni della situazione economica del Paese.

Tuttavia, affinché lo stop improvviso possa essere legittimo è necessario che nel sistema continuino a esserci interventi a favore delle famiglie povere e in condizione di disagio: “questo è il concetto sacrosanto, che se non rispettato può anche incorrere in violazione di principi costituzionali”.

Quindi, cancellare il Reddito di cittadinanza senza prevedere una misura che lo sostituisca potrebbe rendere incostituzionale una tale decisione e di conseguenza si aprirebbe la strada dei ricorsi, con buone possibilità che la Corte Costituzionale si esprima contro il governo.

Per il momento la legge di Bilancio 2023 si limita a dire che le risorse risparmiate con il taglio al Reddito di cittadinanza verranno tutte destinate a un apposito Fondo con cui verrà finanziata una nuova misura per il sostegno alla povertà e all’inclusione attiva. Prima di valutare un’eventuale incostituzionalità bisognerà quindi guardare a cosa prevederà il nuovo strumento.

Molto dipenderà da come funzionerà la misura che prenderà il posto del Reddito di cittadinanza, la quale dovrà continuare a tutelare le fasce deboli della popolazione.

Anche perché diversamente non solo verrebbero violati i principi costituzionali, ma anche le indicazioni che arrivano da Bruxelles: già nei mesi scorsi, infatti, la Commissione europea ha posto l’attenzione su interventi contro la povertà e l’esclusione sociale, raccomandando agli Stati Ue di utilizzare al meglio lo strumento del reddito minimo garantito (di cui appunto il Reddito di cittadinanza ne rappresenta una variante).

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