Reddito di cittadinanza, ecco cosa sta per succedere: la ministra del Lavoro svela presente e futuro

Simone Micocci

02/01/2023

Reddito di cittadinanza addio, nel 2024 ritorna il Reddito di inclusione ma con nuovi importi e requisiti. I piani presenti e futuri spiegati dalla ministra del Lavoro, Marina Calderone.

Reddito di cittadinanza, ecco cosa sta per succedere: la ministra del Lavoro svela presente e futuro

Il futuro del Reddito di cittadinanza è ancora tutto da scrivere. Già nelle prossime settimane, infatti, cominceranno i confronti tra la maggioranza per valutare come sostituire la misura da gennaio 2024, visto che la legge di Bilancio ne dispone la totale abrogazione.

Anche perché presto ci sarà un nuovo decreto sul Reddito di cittadinanza, con il quale ad esempio verranno chiarite le novità apportate dalla manovra in merito alle offerte di lavoro congrue.

A svelare i piani presenti e futuri sul Reddito di cittadinanza ci ha pensato il ministro del Lavoro, Marina Calderone, che in un’intervista rilasciata a La Stampa ha spiegato cosa può cambiare e le ragioni per cui il governo Meloni ha preso alcune, contestate, decisioni. La ministra ha anche confermato l’imminente riforma del Reddito di cittadinanza, che cambierà anche nome, facendo chiarezza su quali sono le caratteristiche che la nuova misura, che entrerà in vigore da gennaio 2024, dovrà avere.

Reddito di cittadinanza, “troppe polemiche” per la ministra del Lavoro

Secondo la ministra del Lavoro, la trattazione sulle novità apportate al Rdc dalla legge di Bilancio 2023 è stata troppo polemica, tanto da aver fatto “perdere di vista la realtà normativa”.

La Calderone, infatti, ritiene che anziché porre l’attenzione sulla riduzione da 12 a 7 mesi del Reddito di cittadinanza percepibile nel 2023, sarebbe opportuno sottolineare che ci sono state famiglie che invece ne continueranno a godere per l’intero periodo, ossia quei nuclei in cui sono presenti persone over 60, disabili o figli minorenni.

E l’offerta congrua?

La ministra Calderone ci tiene anche a smentire le notizie circolate sulla cancellazione della congruità dell’offerta di lavoro. L’unica modifica apportata, infatti, è la soppressione dell’aggettivo “congruo”, ma resta il rimando alle condizioni di legge.

Come spiegato dalla ministra, quindi, le offerte di lavoro dovranno continuare a rispettare i limiti territoriali ed economici, mentre l’intenzione è di togliere quella parte con cui viene stabilito che l’impiego proposto deve essere attinente a competenze e titoli del candidato. Fino a oggi, ad esempio, a una persona laureata non può essere chiesto di lavorare come cameriere, mentre in futuro non sarà più così.

A tal proposito, tale novità verrà messa nero su bianco con un decreto che il governo approverà nelle prossime settimane; come spiegato dal sottosegretario al lavoro, Claudio Durigon, ai beneficiari del sussidio potranno così arrivare proposte di lavoro che non considerano le esperienze e le competenze maturate.

Il piano per il 2024

In ogni caso, assicura Calderone, “chi si trova in una situazione di difficoltà continuerà ad essere tutelato”. A tal proposito, per chi non è nella condizione di poter lavorare, nel 2024 dovrebbe esserci il ritorno al Reddito di inclusione (Rei), ma con importi più alti e requisiti meno stringenti.

A tal proposito, ricordiamo che prima della sua abolizione, per far spazio proprio al Reddito di cittadinanza, il Rei riconosceva un importo che andava da un minimo di 187,50 euro (ai nuclei con un solo componente) a un massimo di 534 euro (per i nuclei con 5 componenti) a chi aveva un Isee inferiore a 6.000 euro (rispetto ai 9.360 euro del Rdc) e un reddito non superiore a 3.000 euro annui.

Tanto gli importi, quanto i requisiti, dovrebbero essere rivisti, così da riconoscere più soldi a un maggior numero di famiglie. Indipendentemente dalle modifiche, però, una cosa sembra essere certa: nel 2024 ci sarà il ritorno al Reddito di inclusione, o comunque a una misura che si chiamerà diversamente ma che sarà molto simile per quanto riguarda il funzionamento.

Riforma delle politiche attive

Sempre Calderone è convinta che “la povertà si contrasta con il lavoro non con i sussidi a vita”, principio più volte rimarcato dalla stessa presidente del Consiglio Giorgia Meloni. A tal proposito, servirà rivedere l’attuale sistema delle politiche attive, così da supportare coloro che sono nella condizione di poter lavorare ma al momento sono privi di un impiego.

Questi, come anticipato, saranno esclusi dalla possibilità di beneficiare del Reddito di inclusione, in quanto l’obiettivo è di aiutarli a trovare un nuovo lavoro il prima possibile. Per questo motivo dovrà essere realizzato “un sistema che preveda nuovi strumenti di incrocio tra domanda e offerta di lavoro, con il coinvolgimento di tutti gli attori pubblici e privati del mercato del lavoro”. E ancora, dovranno essere rivisti i corsi di formazione, i quali dovranno essere “ridisegnati i percorsi di formazione e riqualificazione affinché risultino realmente in linea con gli skills professionali oggi necessari alle aziende”.

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