Reddito di cittadinanza europeo, cos’è e perché è differente da quello italiano

Alessandro Nuzzo

16/03/2023

Il Parlamento europeo ha espresso voto favorevole all’introduzione di un reddito minimo obbligatorio per tutti gli Stati membri. Cosa potrebbe succedere in Italia?

Reddito di cittadinanza europeo, cos’è e perché è differente da quello italiano

Il reddito di cittadinanza sta per andare in soffitta. Ancora qualche mese e la riforma voluta dal Movimento 5 stelle sarà sostituita dalla Mia, acronimo di misura inclusione attiva con cui il governo Meloni varerà una stretta sui beneficiari con un assegno ridotto soprattutto per gli occupabili che si trovano in stato di difficoltà e requisiti più stringenti.

In attesa dell’entrata in vigore della Mia è arrivata dal Parlamento europeo l’approvazione di una risoluzione su una proposta di raccomandazione della Commissione Ue riguardante l’introduzione di un reddito minimo per tutti gli Stati membri. Se la commissione aveva solo raccomandato l’introduzione per tutti gli Stati, il parlamento è andato oltre votando a favore dell’emendamento proposto dal gruppo dei socialisti di cui fa parte anche il Pd. Questo renderebbe l’introduzione del reddito minimo europeo obbligatorio con il rispetto dei parametri per tutti gli Stati.

Si tratta di un’iniziativa che alimenta l’impegno dell’Ue di combattere la povertà con politiche di inclusione garantendo che nessuno resti indietro. Nel 2021 il rischio di povertà o l’esclusione sociale hanno colpito oltre 95,4 milioni di europei. Vediamo cosa prevede questo reddito minimo e cosa potrebbe accadere in Italia.

Reddito minimo europeo: cosa prevede

L’emendamento proposto dai socialisti ha ottenuto la maggioranza in Parlamento europeo. Questo renderebbe obbligatorio un reddito minimo per tutti gli Stati membri, che sia al di sopra della soglia di rischio di povertà e di esclusione sociale. Se il Pd ha votato a favore, il centrodestra si è opposto mentre il terzo polo ha optato per l’astensione. Ma come si calcola il reddito minimo? Come spiegato da Strasburgo i requisiti di reddito minimo devono avere «un livello adeguato di sostegno che tenga conto della soglia nazionale di rischio di povertà (indicatore AROPE), per cercare di creare un sistema che garantisca un tenore di vita dignitoso» - si legge.

In pratica non viene richiesto un reddito minimo univoco in tutti i paesi dell’Ue, ma si chiede ad ogni Stato di valutare la soglia di povertà e adeguare l’ammontare per i beneficiari all’indicatore AROPE. A cosa corrisponde questo indicatore? al 60% del reddito disponibile mediano nazionale equivalente dopo i trasferimenti sociali. Un dato abbastanza complicato considerato che ogni Stato pubblica le statistiche sulla povertà in modo diverso. Per il nostro paese se si fa riferimento ai dati dell’Eurostat e dell’Istat il 60% del reddito disponibile mediano è di circa 10.500 euro all’anno.

Cosa potrebbe cambiare in Italia

È sulla soglia minima di 10.500 euro all’anno che il governo Meloni dovrebbe far riferimento qualora l’emendamento diventasse realtà. E in questo caso la nuova Mia si dovrebbe adeguare proprio a tale soglia visto che al momento è al di sotto. Facendo delle previsioni l’assegno dovrebbe essere ben più alto e a seconda del beneficiario potrebbe salire dai circa 550 euro a 875 al mese, quindi molto più alto di quanto previsto oggi e in linea con il vecchio reddito di cittadinanza.

Reddito di cittadinanza che ha un funzionamento totalmente diverso da quanto deciso dal Parlamento Ue. Se l’Rdc si basava su aspetti totalmente assistenzialistici perché si è visto come sia stato incapace di risolvere il problema della mancanza di lavoro, il nuovo reddito minimo europeo punta alla combinazione del sostegno con politiche attive del lavoro.

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