Reddito di cittadinanza pagato oggi e poi stop: dai controlli Inps all’Isee, ecco chi è a rischio

Simone Micocci

27 Gennaio 2023 - 13:24

Reddito di cittadinanza, la ricarica di oggi potrebbe essere l’ultima per molte famiglie. Ecco quali sono le ragioni che possono portare allo stop anticipato.

Reddito di cittadinanza pagato oggi e poi stop: dai controlli Inps all’Isee, ecco chi è a rischio

Oggi, 27 gennaio 2023, è in pagamento la ricarica del Reddito di cittadinanza, ma per molti potrebbe essere l’ultima. Ci sono molti fattori, infatti, che possono far scattare la sospensione immediata dei pagamenti, come ad esempio laddove un controllo dell’Inps - che in questi giorni, grazie alla recente convenzione sottoscritta con il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, vengono potenziati - dovesse accertare una violazione delle norme.

Ma tra le ragioni per cui il Reddito di cittadinanza pagato oggi potrebbe essere l’ultimo figura anche l’Isee: si ricorda, infatti, che dal prossimo mese l’Inps terrà conto della nuova situazione economica, sia reddituale che patrimoniale, indicata nel nuovo Isee e qualora ne risultasse una perdita dei requisiti l’assegno cesserà di essere erogato.

Dunque, è partito il giro di vite annunciato dal governo Meloni, il cui intento è scovare tutti i “furbetti” del Reddito di cittadinanza già prima che nei loro confronti venga applicata la tagliola prevista dalla legge di Bilancio 2023, dove la durata massima viene portata a 7 mesi per tutti i nuclei familiari che al loro interno non hanno minori, over 60 o disabili.

Reddito di cittadinanza, chi rischia lo stop con i nuovi controlli Inps

L’Inps in questi ultimi mesi ha potuto potenziare notevolmente i controlli nei confronti dei nuclei familiari che prendono il Rdc grazie a una serie di convenzioni siglate con le amministrazioni pubbliche con cui viene consentito l’accesso alle banche dati favorendo così i controlli incrociati.

L’ultima convenzione, in ordine cronologico, è quella sottoscritta con il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (Dpa), con cui l’Inps potrà verificare che nel nucleo familiare non ci siano componenti:

  • sottoposti a misura cautelare personale, anche se adottata a seguito di convalida dell’arresto o del fermo, nonché essere stato condannato per via definitiva, nei 10 anni precedenti alla richiesta, per i delitti previsti dagli articoli 270-bis, 280, 289-bis, 416-bis, 416-ter, 422 e 640-bis del codice penale, per i delitti commessi avvalendosi delle condizioni previste dal predetto articolo 416-bis ovvero al fine di agevolare l’attività delle associazioni previste dallo stesso articolo;
  • in stato detentivo.

In tal caso, infatti, delle suddette persone non si tiene conto nella scala di equivalenza: di fatto, non vengono considerate nel nucleo e di conseguenza neppure nel calcolo del Reddito di cittadinanza. Per questo motivo, laddove una delle suddette situazioni dovesse essersi verificata durante il periodo di fruizione del Rdc ne bisogna dare tempestiva comunicazione all’Inps, così che l’Istituto possa effettuare il ricalcolo (che solitamente porta alla riduzione dell’importo percepito se non persino alla decadenza stessa).

Tuttavia, non sempre tale obbligo viene rispettato e per questo motivo è possibile che ci siano delle famiglie che stanno percependo nel Rdc anche la quota riconosciuta a un familiare condannato per uno dei suddetti reati o comunque in stato detentivo. È su questi che si concentreranno i controlli incrociati che l’Inps sta effettuando in questi giorni, in quanto potendo accedere agli archivi del Dpa sarà possibile accertare la presenza delle suddette situazioni ostative. E laddove dovesse essere riscontrata una violazione il Reddito di cittadinanza verrà tolto subito e bisognerà restituire le somme indebitamente percepite.

Nel frattempo l’Inps procederà anche con gli altri controlli, valutando appunto il possesso degli altri requisiti previsti dalla normativa. E ad aiutarlo ci sarà anche la nuova attestazione Isee, da aggiornare entro il 31 gennaio 2023 se non si vuole rischiare uno stop dei pagamenti a febbraio.

Reddito di cittadinanza, chi rischia lo stop con il nuovo Isee

Sono due le ragioni per cui l’Isee 2023 potrebbe portare alla decadenza immediata del Reddito di cittadinanza.

La prima è quella per cui la nuova attestazione non viene rilasciata entro il 31 gennaio 2023. In tal caso, però, non si può parlare di vera e propria decadenza in quanto i pagamenti vengono solamente sospesi fino a quando non verrà effettuato il rinnovo dell’Isee.

La seconda ragione, invece, riguarda quei nuclei familiari che tra il 2020 e il 2021, ossia nei periodi presi in considerazione dall’Isee 2022 e l’Isee 2023, hanno avuto un miglioramento della condizione reddituale e/o patrimoniale tale da comportare la perdita dei requisiti per godere del Reddito di cittadinanza. Per questi, infatti, l’Inps disporrà l’immediata decadenza della misura e a partire dal mese di febbraio non ci saranno più pagamenti.

Lo stesso vale per coloro che rispetto alla Dsu dello scorso anno hanno subito una variazione del nucleo familiare. Ad esempio se c’è stato un componente che ha abbandonato il nucleo, oppure uno che si è aggiunto.In tal caso, infatti, non sarà sufficiente rinnovare l’Isee in quanto l’Inps potrà continuare a pagare il Rdc solamente a seguito di una nuova domanda, non necessaria però qualora la variazione dipenda da nascita o morte di un componente.

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