Reddito di Cittadinanza: promosso o bocciato? Ecco la verità

Antonio Cosenza

30/07/2020

Reddito di Cittadinanza: la Corte dei Conti ha espresso parere positivo ma chiede una modifica di alcune parti. Anche Bankitalia è favorevole alla modifica.

Reddito di Cittadinanza: promosso o bocciato? Ecco la verità

È passato quasi un anno e mezzo dall’introduzione del Reddito di Cittadinanza: una misura che ha fatto - e continua a farlo - molto discutere, in quanto c’è una buona parte dell’opinione pubblica che ritiene non sia giusto riconoscere un assegno assistenziale di una tale portata alle persone per “farle stare sul divano”, a fronte di un costo di 7 miliardi l’anno per lo Stato.

A tal proposito c’è chi ne ha chiesto la cancellazione sulla base dei dati riportati dalla Corte dei Conti, secondo cui il Reddito di Cittadinanza è stato un fallimento in quanto solamente il 2% dei beneficiari è riuscito ad ottenere un posto di lavoro.

Va detto, però, che in realtà il Reddito di Cittadinanza non ha ricevuto alcuna bocciatura dalla Corte dei Conti; questa, infatti, ha sottolineato l’importanza di questa misura mettendo in risalto gli obiettivi raggiunti dopo appena un anno e mezzo dalla sua introduzione. Che poi ci siano degli aspetti del RdC da cambiare è ovvio, in modo da rendere anche la politica attiva collegata a questa misura il più efficiente possibile.

Ma non è solo la Corte dei Conti a promuovere il Reddito di Cittadinanza: pareri positivi, infatti, sono arrivati anche da Bankitalia e dall’Unione Europea.

Reddito di Cittadinanza promosso dalla Corte dei Conti (ma servono novità)

La Corte dei Conti, nella sintesi dell’audizione alle Commissioni Bilancio di Camera e Senato, ha dato il suo giudizio sul Reddito di Cittadinanza. Chi si aspettava una bocciatura - dopo la pubblicazione dei dati sulla ricollocazione del mese scorso, con i quali era stato descritto il fallimento della politica attiva ad esso collegata - si sbagliava.

La Corte dei Conti, infatti, ha promosso il Reddito di Cittadinanza in quando questa misura è stato uno strumento fondamentale per arginare la condizione di povertà di oltre 1,2 milioni di famiglie. Non sarà riuscito a cancellare la povertà, come promesso da Di Maio, ma perlomeno si sta rivelando un pratico aiuto per le famiglie in difficoltà economica.

Secondo la Corte dei Conti, quindi, il RdC si conferma in grado di fornire un contributo al contrasto della povertà assoluta, specialmente nel Sud Italia. Ma allo stesso tempo questa ha aperto alla possibilità che la misura possa essere modificata, suggerendo dove intervenire:

  • prevedere un metodo più efficiente per il calcolo del Reddito di Cittadinanza. Secondo la Corte, infatti, è una criticità il fatto che l’importo del sostegno venga definito in rapporto alla numerosità dei nuclei familiari;
  • estendere la platea dei beneficiari includendo anche gli extracomunitari con pochi anni di esperienza in Italia;
  • prevedere un trattamento personalizzato in presenza di soggetti, per ragioni diverse, particolarmente fragili;
  • migliorare la parte della politica attiva, in quando va aumentata l’effettiva possibilità di impiego di chi risulta essere teoricamente abile ad esercitare attività di lavoro.

Questa la proposta della Corte dei Conti che comunque consiglia di continuare con il Reddito di Cittadinanza; dello stesso avviso Bankitalia, come pure l’Unione Europea.

Reddito di Cittadinanza: anche Bankitalia lo promuove

Anche Bankitalia promuove il Reddito di Cittadinanza, ma allo stesso tempo ne chiede una modifica dei requisiti. Nel dettaglio, Fabrizio Balassone, capo del servizio struttura economica della Banca d’Italia, è intervenuto durante un’audizione davanti alle Commissioni Bilancio di Camera per suggerire la valutazione dei criteri di determinazione dei beneficiari e per il calcolo del sostegno, così da rendere il Reddito di Cittadinanza una misura “piú efficace nell’intervenire nelle situazioni di maggior bisogno”.

Insomma, una riforma del Reddito di Cittadinanza (e non la sua cancellazione) per andare a rafforzare la componente di inclusione attiva, come tra l’altro indicato nel Piano Nazionale di Riforme che dovrà essere attuato con le risorse del Recovery Fund.

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