Reddito di cittadinanza tolto subito senza cambiare la legge: ecco cosa può fare il governo Meloni

Simone Micocci

11 Ottobre 2022 - 10:30

Il governo Meloni può togliere il reddito di cittadinanza anche senza modificare la legge: gli strumenti a disposizione ci sono già, basta saperli applicare.

Reddito di cittadinanza tolto subito senza cambiare la legge: ecco cosa può fare il governo Meloni

Chi l’ha detto che serve per forza una nuova legge per togliere subito il reddito di cittadinanza a chi non ne ha diritto? La normativa, che in questi anni è stata soggetta a diverse modifiche, già prevede infatti una serie di strumenti che vanno a punire coloro che percepiscono il reddito di cittadinanza pur essendo nella condizione di poter lavorare, come pure nei confronti dei cosiddetti “furbetti”.

Il problema è che spesso quanto previsto dalla normativa non è stato applicato, con i servizi pubblici per il lavoro che ad esempio non tracciano le offerte di lavoro presentate ai beneficiari e di conseguenza non possono applicare alcun tipo di sanzione in caso di rifiuto.

Giuseppe Conte, nel corso dell’intervista rilasciata a Porta a Porta alla vigilia delle elezioni, ha parlato di “boicottaggio da parte delle regioni”: sono queste, infatti, che avrebbero il compito di attuare le varie fasi di presa in carico dei beneficiari del reddito di cittadinanza che risultano occupabili, dalla convocazione da parte del centro per l’impiego all’incrocio tra domanda e offerta di lavoro.

Non sappiamo se c’è stato un chiaro intento politico nel non far funzionare la politica attiva collegata al reddito di cittadinanza oppure ci sono altri problemi di tipo strutturale, quel che è certo è che il prossimo governo, che dovrebbe essere guidato da Giorgia Meloni, ha a disposizione tutti gli strumenti necessari per togliere il reddito di cittadinanza fin da subito a chi non ne ha diritto, persino senza modificare la legge.

Cosa vuole fare il governo Meloni per il reddito di cittadinanza

Il piano di Fratelli d’Italia sul reddito di cittadinanza è stato chiaro: una misura di sostegno al reddito verrà mantenuta nei confronti di quelle persone fragili che non sono nella condizione di poter lavorare. Anzi, per questi il beneficio verrà persino potenziato.

Diversamente, Fdi ha intenzione di dire basta alla possibilità che anche chi può lavorare abbia diritto a un sostegno economico mensile, in quanto si tratta di un disincentivo all’impiego. Togliere il reddito di cittadinanza a chi non spetta, quindi, per poi utilizzare le risorse risparmiate per introdurre una sorta di “superbonus” dell’impiego, ossia un incentivo tra il 110% e il 130% per le aziende che assumono personale.

Per farlo molto probabilmente si interverrà modificando la normativa in sede di legge di Bilancio 2023; tuttavia, trattandosi di un diritto acquisito, il reddito di cittadinanza dovrà essere garantito fino a scadenza naturale (18 mensilità) a coloro che lo percepiscono da prima della riforma, o comunque fino a quando se ne soddisfano i requisiti.

Per vedere realizzato il piano del Governo Meloni sul reddito di cittadinanza, quindi, potrebbe volerci qualche mese, ragion per cui questo potrà concentrarsi sugli strumenti già a disposizione per poter effettuare immediatamente una prima scrematura e risparmiare un bel po’ di risorse.

Così il Governo Meloni può togliere subito il reddito di cittadinanza

Guardiamo agli ultimi dati forniti dall’Anpal. Oggi sono circa 660 mila i beneficiari del reddito di cittadinanza risultati occupabili dopo un confronto con il centro per l’impiego: di questi, però, solamente 280 mila hanno sottoscritto un Patto di lavoro.

Intanto è bene capire che fine ha fatto quel 57% che non ha sottoscritto il Patto per il Lavoro, visto che la normativa stabilisce che nei confronti di coloro che si rifiutano esplicitamente scatta l’immediata decadenza del reddito di cittadinanza, per l’intero nucleo. Per chi invece risulta assente alle convocazioni del centro per l’impiego è prevista la decurtazione di una mensilità alla prima assenza, di due alla seconda e la decadenza della prestazione alla terza.

La maggior parte degli attuali beneficiari del reddito di cittadinanza, inoltre, percepisce il reddito di cittadinanza da più di 18 mesi, e ciò significa che sono nel secondo - alcuni persino nel terzo - periodo di percezione della misura.

Ebbene, per questi la normativa stabilisce che il reddito di cittadinanza vada tolto a coloro che rifiutano anche una sola offerta di lavoro congrua (un solo rifiuto, invece, è consentito nei primi 18 mesi). Offerta che tra l’altro può essere anche a tempo determinato, persino di tre mesi dopo le ultime modifiche apportate dal Governo Draghi.

Possibile che in questi mesi, anni in alcuni casi, ai beneficiari occupabili non sia stata presentata neppure un’offerta di lavoro congrua? Il problema, come anticipato, è che anche qualora sia stato fatto non c’è stato a monte un sistema di tracciamento che ha permesso di monitorare un eventuale rifiuto sanzionandolo con la decadenza della misura.

Cosa può fare quindi il Governo Meloni? Comprendere che già l’attuale normativa concede ampio spazio di manovra per poter procedere a un taglio dei beneficiari del reddito di cittadinanza. Furbetti, persone che non vogliono lavorare, o peggio chi lavora in nero mentre prende il reddito di cittadinanza, potrebbero avere vita breve semplicemente potenziando i controlli, puntando ancora di più sull’incrocio dei dati in possesso delle varie amministrazioni, e prevedendo un sistema chiaro e uguale per tutte le regioni riguardo al monitoraggio delle offerte di lavoro presentate.

In questo modo si avrebbe ben chiaro chi è che non vuole lavorare perché prende il reddito di cittadinanza e chi invece non è al momento un profilo appetibile, per scarsa formazione ad esempio, al mercato del lavoro.

Non servirebbe neppure modificare la legge, è già tutto scritto nero su bianco. Basterebbe applicare alla lettera quanto stabilito dalla normativa, passaggio dove i precedenti Governi hanno fallito.

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